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Djokovic riscrive la storia: suo Cincinnati, Federer ko. Il serbo completa la collezione 'Masters'

Simone Eterno

Aggiornato 20/08/2018 alle 00:55 GMT+2

Novak Djokovic diventa il primo giocatore della storia del tennis a vincere tutti e 9 i tornei del Masters 1000: battuto Federer 6-4, 6-4 nella finale di Cincinnati, l'ultimo torneo che mancava alla collezione del serbo. Nole sfata così anche il tabù dopo 5 finali perse qui in Ohio. Federer si arrende e resta così fermo a 98 titoli, 11 dietro il record di Connors.

Novak Djokovic of Serbia celebrates after defeating Roger Federer of Switzerland in the mens final during Day 9 of the Western and Southern Open at the Lindner Family Tennis Center on August 19, 2018 in Mason, Ohio

Credit Foto Getty Images

Il tabù è rotto. La storia è riscritta. Dopo 5 finali perse a Cincinnati, Novak Djokovic riscrive la storia del tennis. Coppa Davis. Career Grand Slam. Career Golden Masters. Con il successo in Ohio contro Roger Federer, il tennista serbo diventa il primo giocatore nella storia del tennis ad aver vinto tutto.
Non una falla, non un buco nella bacheca, Djokovic mette la ciliegina sulla torta di una carriera strepitosa dentro una stagione iniziata in maniera disastrosa, ma che da Parigi in poi ne ha in qualche modo segnato la rinascita. Prima il successo a Wimbledon, poi il prezioso sigillo al Masters 1000 di Cincinnati, l'ultimo che mancava dopo cinque titoli a Indian Wells, sei a Miami, due a Monte Carlo e Madrid, quattro a Roma, quattro in Canada, tre a Shanghai e quattro a Parigi Bercy.
Una collezione incredibile mai ottenuta da nessuno prima; nemmeno Nadal (a cui resta la falla Miami) e Federer (Monte Carlo e Roma).
Proprio Federer, oggi, ha dato una mano 'all'altro' avversario di sempre nel raggiungere il tanto agognato traguardo.
Già perché lo svizzero ha giocato una brutta partita: poco incisivo al servizio, spesso passato a rete, assolutamente insufficiente dal fondo. Un match che Roger ha chiuso con più di 30 non forzati, completando - di fatto - la metà dello score dei punti di Djokovic.
Nole, di contro, ci ha messo del suo mettendo tantissima pressione in risposta - altro fondamentale su cui Federer è stato stasera molto deludente - e iniziando la partita con lo sguardo e il tennis dei tempi migliori. Il serbo infatti ha immediatamente messo pressione all'elvetico già con due palle break nel primo game; e ne ha sfruttato la terza chance nel settimo gioco, quando con un doppio fallo Federer ha concesso dopo 100 turni di servizio consecutivi qui a Cincinnati, il primo break (non perdeva la battuta dalla finale con David Ferrer nel 2014).
Un segnale insomma che la storia sarebbe cambiata; ancor più evidente di fronte a qualche sproloquio dello svizzero, costato a Federer anche il warning e termometro palese di una giornata evidentemente nata male.
Persino l'unico passo falso di Djokovic nella partita non è servito a Federer per mettersi in battaglia. Il serbo infatti, nel secondo game del secondo set, ha mostrato un mini blackout, lasciando il servizio in un game in cui conduceva 40-0.
Federer non ha però colto la chance, combinandone di ogni nel gioco successivo: errori di dritto e di rovescio dal fondo, così come un doppio fallo ai vantaggi. Il controbreak immediato ha così levato Djokovic dalla pressione e dagli ultimi impacci, rimettendo in campo un tennista, oggi, molto semplicemente più solido dal fondo e più efficace al servizio del proprio avversario.
Preso il break nuovamente nel settimo gioco (con Federer incapace di chiudere dopo 5 palle game), Nole è così andato spedito verso l'inevitabile traguardo atteso una vita e il 6-4, 6-4 che ne decreta l'ufficialità.
Una rivincita a cinque finali perse - di cui 3 proprio con Federer - che hanno regalato a Djokovic il Masters 1000 più dolce di sempre, l'ultimo tassello di un mito che prima di tutti ha saputo vincere tutto quello che c'era di prezioso da vincere nella storia del tennis moderno (medaglia olimpica esclusa). Giù il cappello. O come dicono i francesi, semplicemete, Chapeau.
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