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Musetti: "Ho imparato a gestire gli attacchi di panico, ma non capisco gli insulti sui social"
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Pubblicato 20/11/2025 alle 23:02 GMT+1
ATP FINALS - Dopo la bella esperienza di Torino, Lorenzo Musetti si racconta in un podcast in cui svela qualcosa del suo passato e spiega anche perché coi sociale ha limitato i commenti nei suoi post: è una forma di protezione nei confronti della famiglia.
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Video credit: Eurosport
Lorenzo Musetti ha chiuso la sua stagione giocando per la prima volta in carriera le Nitto ATP Finals. Il tennista azzurro, che arrivava dalla finale persa con Djokovic all'ATP di Vienna, è rientrato nel gruppo degli otto proprio grazie alla rinuncia del serbo. A Torino ha potuto vivere tante emozioni, tra cui incontrare alcuni giocatori della "sua" Juventus e anche l'ex capitano Alessandro Del Piero.
Partecipando al podcast "Small Talk", come riporta spaziotennis.com, i temi toccati sono stati tanti, a partire dal clima respirato nel capoluogo piemontese: "C’è tantissima cultura sportiva, la gente sa stare al suo posto. Ho trovato un bellissimo ambiente nella settimana delle Finals e devo dire che, nella vittoria su De Minaur, l’energia del pubblico è stata determinante. Tutta l’Arena mi ha aiutato a portare la vittoria a casa".
In Coppa Davis non c'è, ma la ragione è più che valida: la sua compagna sta per avere il secondo figlio: "Siamo al ridosso del parto: mi ha dato quel senso di maturità e responsabilità in più, il fatto di avere la mia compagna in procinto di partorire. Devo ringraziarla per capire sempre la mia vita e mettere me in prima luce anche in una situazione del genere".
Non è però tutto rose e fiori: per Musetti ci sono stati momenti difficili.
In questa stagione uno dei salti di qualità maggiori che ho fatto è stato mentale e nell’atteggiamento in campo. Mi risulta un pochino più difficile degli altri, perché a livello caratteriale mi accendo facilmente; essendo molto sensibile anche al di fuori del campo, certe cose faccio fatica ad assimilarle. Mi ricordo benissimo che, durante il mio percorso di crescita, ho affrontato anche attacchi di panico, momenti di tensione in cui mi sentivo un coltello tra lo stomaco e lo sterno e mi giravo verso il mio box dicendo che non riuscivo a giocare e respirare. Per fortuna, negli anni ho imparato a gestire le situazioni pre-gara, che sono fondamentali per entrare in campo con un certo stato d’animo. Sto lavorando sul diaframma e sugli esercizi di respirazione.
Poi ci sono i momenti di "sclero"... "Rivolgo spesso insulti a me stesso. Se l’avversario vede che sei in difficoltà e parli da solo, ne approfitta [...] Se non riesci a scavare dentro ed affrontare le tue paure, o perdi l’incontro o ti devi ritirare: non ci sono vie di fuga o strategie alternative da potere adottare. Se le devi prendere, le prendi. È uno sport che ti aiuta nella vita, perché se sai affrontare le tue paure in campo puoi affrontarle fuori dal campo".
Poi c'è il rapporto con i social: "Da un punto di vista pratico mi piace, ma non posso essere il videomaker di me stesso; nei palcoscenici importanti ho chi mi dà una mano. Ricevo tanto affetto dai miei tifosi, ma non si può piacere a tutti".
Capisco che non si può piacere a livello tennistico, umano, ma quando si sfocia in insulti non ne vedo tanto il senso, specialmente perché ricade sulla mia compagna. Per questo ho tolto i commenti delle persone che non seguo. Non voglio più ricevere quelle sensazioni in cui ricevo solo insulti, perché c’è tantissima gente che ci va giù pesante, a causa soprattutto delle scommesse e perché pensa che ti vendi le partite.
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Video credit: SNTV
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