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Masters 1000 Madrid - Alcaraz-Nadal 6-2 1-6 6-3: Carlos batte Rafa al terzo atto e prenota Djokovic in semifinale

Lorenzo Rigamonti

Aggiornato 06/05/2022 alle 21:35 GMT+2

MADRID - Sulla terra battuta del Manolo Santana si consuma finalmente il tanto atteso passaggio di testimone del tennis iberico: Carlos Alcaraz batte Rafa Nadal al terzo atto di una sfida destinata a ripetersi in futuro. Ad attendere il 19enne spagnolo in semifinale è Novak Djokovic, vincente su Hubert Hurkacz.

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L'essenza del mito è connessa, indissolubilmente, alla sua proprietà indelebile nella nostra memoria. I miti, come quello di Rafa Nadal, non possono essere dimenticati. Possono, però, far posto ad altre storie parallele ed altrettanto intriganti. Perchè la Spagna, da oggi, si culla il suo nuovo pupillo. Perchè Carlos Alcaraz ha finalmente compiuto il passo comandato dal destino, battere il suo idolo al terzo set del fatidico terzo atto. Un terzo atto che si conclude sul punteggio di 6-2 1-6 6-3, dopo 2 ore e 17 minuti di ordine e caos. L'enfant prodige strappa il pass per un altro appuntamento con l'élite: un Novak Djokovic alla disperata caccia di riscatto.
Un anno fa, sempre sul tappeto del Manolo Santana, un Carlitos ancora acerbo racimolava solo tre game contro il maiorchino. Ma l'Alcaraz di oggi è diverso, gioca col polso del maestro e la velocità di pensiero di un fanciullo. Bravo lui a rialzarsi dalle avversità e a non dare punti di riferimento a un Rafa appesantito dalla maratona di tre set (compreso tiebreak finale) contro Goffin e dal recente infortunio alle costole. Di certo non abbiamo assistito alla sua migliore versione quest'oggi: Nadal non riesce mai a raggiungere l'adeguata lunghezza nei suoi colpi, cedendo spesso le redini dello scambio all'incandescente 19enne murciano.
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Alcaraz & Nadal

Credit Foto Getty Images

Quest'ultimo smonta pezzo per pezzo il suo idolo nel corso del primo set: in balìa di Alcaraz, Rafa viene ridotto a una bambola comandata dai fili di un implacabile burattinaio. Alcaraz strappa tre volte il break nel corso del primo parziale, al primo, al terzo e al settimo game. Nadal oppone strenua resistenza solamente nella prima metà, poi si concede alla corrente avversa. Nel 1° set il mancino di Manacor tiene in campo più prime (23 contro 14), ma incide meno (43% di punti vinti contro l'iper-efficienza di Alcaraz all'86%).
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Rafael Nadal

Credit Foto Getty Images

Nel secondo set invece, una serie di circostanze fatali inverte i ruoli in campo: in avvio, Alcaraz conferma le difficoltà nel gestire l'euforia di un primo parziale positivo. Al primo turno di battuta deve annullare tre palle break, poi al secondo crolla su un tentativo di allungo. Impantanato nella sabbia rossa, Carlos richiede l'intervento del fisioterapista. Una vistosa fasciatura alla caviglia lo accompagna per il resto del match. Il tempo speso nel trattamento della caviglia permette a Nadal di cogliere alla sprovvista il connazionale, che incassa un break a freddo al quarto game. Da lì, Rafa impone un pauroso parziale di 20 punti a 4 per chiudere il set sul 6-1. In mezzo, un'altra lunga pausa per un malore sugli spalti.
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Carlos Alcaraz, infortunio a Madrid

Credit Foto Getty Images

Ma le storie che incidono veramente sulla nostra memoria, le sole in grado di tradursi in mito, sono quelle capaci di giungere all'ordine sviscerando il caos. E dopo un secondo set spezzato dai più improbabili eventi esterni, Alcaraz riesce a trovare la forza per mettersi il vorticoso passato alle spalle e riprendersi in mano la sfida del destino. Il game decisivo è il quarto: Carlitos infligge una botta morale a Rafa con un break a zero. Un break incontestabile e incontaminato, frutto di una superiorità effettiva, non più grezza.
Il nono e ultimo game è il più serrato di tutti: è il game che dichiara le intenzioni di Carlos al mondo intero; è il game in cui le occhiate dei suoi genitori dalla tribuna si fanno pesantissime. E' il game in cui Rafa si rassegna a cedere lo scettro. Alcaraz risponde punto su punto, e finalizza con una freddezza da campione. Ora il futuro del tennis, spagnolo e non, è nelle sue mani.
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