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L'alieno Djokovic batte il maestro Federer: il serbo corona la sua strepitosa stagione

Simone Eterno

Aggiornato 23/11/2015 alle 09:11 GMT+1

Djokovic vince per il quarto anno consecutivo le ATP Finals superando Federer col punteggio di 6-3, 6-4 in meno di un'ora e mezza. Il serbo chiude così un anno da autentico alieno: 3 slam (4 finali), 6 titoli Masters 1000 (8 finali), ATP Finals e un incredibile 82-6 complessivo condito da 11 titoli. Chapeau

Novak Djokovic celebrates winning the ATP World Tour Finals

Credit Foto Reuters

LONDRA – Alieno è stato un termine piuttosto abusato nell’ultimo decennio tennistico. L’abbiamo utilizzato per il Federer di 10 anni fa; l’abbiamo rispolverato per il Nadal che quel giocatore ci aveva fatto sembrare più umano… e tocca tirarlo fuori di nuovo, oggi, per Novak Djokovic.
L’incredibile. Il clamoroso. L’imbattibile. Cosa preferite utilizzare? Gli aggettivi si sprecano di fronte a una stagione che prima ancora dell’utilizzo delle parole ha bisogno dei più freddi numeri: 11 titoli, 4 finali slam (3 vittorie), 8 finali Masters 1000 su 8 partecipazioni (6 vittorie), 82-6 complessivo e il titolo di Maestro di fine anno. Serve altro?
Sì, serve altro. Il lavoro di cronistici ci impone di raccontare come tutto ciò è arrivato. E la settimana delle ATP Finals 2015 – finale di oggi compresa – è piuttosto d’aiuto per scattare la fotografia di questo Djokovic. Un giocatore praticamente fuori portata per tutti, se non per Roger Federer.
Quel Roger Federer che mercoledì sera l’aveva anche battuto, ma che oggi si è dovuto inchinare in maniera quasi fin troppo crudele: 6-3, 6-4 in un’ora e venti minuti. Se non è un no-contest, poco ci manca.
Sì perché della strepitosa forza di Djokovic impressiona la capacità di settare alla perfezione nuovi obiettivi e nuovi limiti. Una sorta di “Serve di più?”, “beh allora posso dare di più”.
Federer, oggi, si è trovato di fronte questo. Si è trovato di fronte un giocatore che in tutta la partita gli ha fornito due palle break – di cui una jolly a freddo nel primo gioco dell’incontro. Si è trovato di fronte un giocatore più solido di lui; più atletico; più cinico. In due parole: più forte.
Non c’è altro da raccontare dal punto di vista della pura cronaca. L’andamento è stato emblematico di quella superiorità che stiamo provando a descrivervi. Nel primo set abbiamo avuto un break a freddo – arrivato nel terzo game – gestito con capacità e cinismo fino al nono gioco, quando di nuovo Djokovic ha strappato il servizio a Federer per chiudere il set dopo 39 minuti. E poi abbiamo l’emblematico finale di secondo set. Con gli ultimi 3 game in particolare a fare da masterpiece del Djokovic 2015. Sul 4-3 e servizio, Federer va sotto 0-40; lo svizzero però in quel momento reagisce da fenomeno, infila 5 punti consecutivi e fa esplodere i decibel di un’arena tanto per cambiare dalla sua parte. Djokovic risente del contraccolpo? Ma neanche per idea! Il serbo va al servizio, chiude il game a zero, rimette Federer in battuta, strappa il servizio, stretta di mano, fotografi, trofeo, coriandoli e tanti saluti a tutti.
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Novak Djokovic

Credit Foto AFP

Insomma, si parla di un’attitudine che Djokovic ha avuto come filo conduttore lungo tutto il corso della stagione. E lo è stata persino dopo il Roland Garros perso in finale contro Wawrinka: primo obiettivo dichiaro di Nole e unica macchiolina di un anno altrimenti unico nella storia recente di questo sport.
Alla celebrazione del successo di Djokovic c’è poi da affiancare un inevitabile pensiero a Roger Federer. Cosa sarebbe stata infatti la carriera dello svizzero senza Rafa Nadal e Novak Djokovic? Di quali numeri saremmo qui a discutere? Non lo sappiamo e non lo potremo mai sapere, ma se a 34 candeline la più grossa minaccia al tipo di giocatore di cui abbiamo raccontato le gesta, si chiama ancora Roger Federer… beh allora qualche merito bisogna attribuirlo anche allo svizzero. Che il tempo li conservi. Entrambi.
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