Sport popolari
Tutti gli sport
Mostra tutto

Jack Sock compie l'impresa: eliminato Zverev, è in semifinale. La sua favola continua

Simone Eterno

Aggiornato 16/11/2017 alle 23:46 GMT+1

Il tennista americano, qualificato all'ultimo minuto grazie alla vittoria di Parigi Bercy, batte anche il favorito talentino tedesco Alex Zverev e vola in semifinale contro Grigor Dimitrov. Il punteggio è di 6-4, 1-6, 6-4. Sock diventa il primo statunitense a tornare in semifinale del Masters di fine anno esattamente 10 anni dopo Andy Roddick (a Shanghai 2007).

Jack Sock celebrates

Credit Foto Getty Images

dall’inviato a LONDRA – Mettiamola così, con una statistica: lo scorso 30 ottobre Jack Sock era numero 24 della Race. Dal torneo di Basilea, poi, l'americano, ha vinto 7 partite al set decisivo; prima della lunga rincorsa iniziata nella città di Federer, ne avava perse le precedenti sei. Oppure dovremmo parlare di Parigi Bercy, dove a inizio settimana aveva davanti più o meno tutti: Carreno Busta, Del Potro… Ma anche Pouille e Tsonga. Si faceva il suo nome solo ed esclusivamente perché la matematica ancora non lo condannava. E invece, quindici dopo quindici, game dopo game, set dopo set e vittoria dopo vittoria, il tennista americano è arrivato a Londra.
La sconfitta – dignitosissima – all’esordio contro Roger Federer sembrava porre fine alla favola. E invece prima il successo tirato su Cilic e poi quello – abbastanza clamoroso – di stasera contro la stella annunciata Alexander Zverev, ci racconta che il romanzo da sogno di Sock non è ancora finito. Che la corsa – pardon, la rincorsa – clamorosa dell’americano proseguirà in semifinale contro Grigor Dimitrov.
Una bella impresa e una bella soddisfazione per il ragazzone del Nebraska, in grado di rimettere il tennis a Stelle&Strisce sulla mappa del Masters di fine anno a distanza di 6 anni dall’ultima volta, quando qui vi si presentò il mitico Mardy Fish. Impresa che si arricchisce ulteriormente di significato se andiamo poi a vedere l’ultimo americano in semifinale: tale Andy Roddick, Shanghai 2007. Un decade esatta fa.
Un traguardo conquistato stasera da Sock col sudore della fronte e con una partita, giusto dirlo, giocata meglio rispetto a Zverev. Meglio perché più solido. Meglio perché il blackout mentale è durato solo una ventina di minuti. Tempo di perdere un set per 6-1 e di rientrare rapidamente in partita dopo un penalty point arrivato a causa del secondo warning.
Di contro, invece, il Next-Big-Thing annunciato Alexander Zverev, numero 3 del mondo e quest’anno vincitore di due titoli 1000, di blackout ne ha avuti tanti: meno lunghi, ma certamente più frequenti. Zverev ha infatti giocato a tennis come un bimbo sull'altalena: dondolando. Picchi altissimi, bassi evidentissimi. Con costanza. Un su e giù che non ha portato i suoi frutti contro un Sock evidentemente meno talentuoso ma certamente più solido e con le idee ben chiare in testa.
Il segreto dell’americano è stato nell’accorciare quanto possibile gli scambi, per scendere a rete e mostrare che i tanti successi in doppio – tra cui Wimbledon con il canadese Pospisil – sono stati delle belle lezioni in termini di abitudine a giocare nelle parti del net (cosa che ad esempio, il buon Zverev, in questo momento, si può solo sognare). Ma soprattutto Sock ha retto relativamente bene su quella diagonale di rovescio che Zverev ha presentato come piano battaglia evidente fin dal primo quindici; e in cui l’americano ha trovato discrete contromisure con lo slice a variare sul lungolinea.
Si è sviluppata così la trama che in quasi 2 ore ha concesso a Sock il 6-4, 1-6, 6-4 che gli è valso la semifinale; e culminata in un terzo set scorbutico dove prima l’americano è finito sotto di un break – 7 giochi a 1 il parziale complessivo di Zverev dal termine del primo set – ma dove è poi riuscito a ribaltare le carte in tavola, trovando nel tedeschino un avversario incontenibile a tratti ma decisamente troppo falloso. E allora da 0-1 a 4-1 Sock, poi il rientro di Zverev sul 4-4 e infine la più classica delle trame: sul 5-4 Sock, 30-30 e servizio Zverev, il doppio fallo del tedesco. E’ bastato un match point, col dritto lungolinea del vent'enne di Amburgo a finire in corridoio e rimandare agli anni futuri un tennista che qui certamente vedremo ancora; e a promuovere la grande corsa e l’exploit dell’altro, pronto a scrivere un nuovo capitolo di una favola di fine stagione che pare davvero non aver fine.
Più di 3 milioni di utenti stanno già utilizzando l'app
Resta sempre aggiornato con le ultime notizie, risultati ed eventi live
Scaricala
Condividi questo articolo
Pubblicità
Pubblicità