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È sempre nuovo Federer, storia di un tennis in continua evoluzione

Fabio Disingrini

Aggiornato 20/01/2017 alle 18:45 GMT+1

This must be the place: dal serve and volley marca Edberg, alla sublimazione del rovescio controbalzo, Melbourne è dove Roger Federer fa dell’arte di giocare a tennis un’invenzione costante.

Roger Federer - Australian Open 2017

Credit Foto AFP

L’antico e già rimpianto logo degli Australian Open rappresenta Stefan Edberg mentre serve controluce del sole australe e qui si svela con Federer, tre anni fa, la traccia più concreta di un sodalizio poetico-tennisto. Roger si presenta a Melbourne allenato dal campione svedese fra le incognite di un anno d’oblio in cui viene eliminato al secondo turno di Wimbledon (da Stakhovsky…) dopo 36 posti consecutivi tra i migliori 8 di uno slam. E mentre l’intellighenzia del tennis ragiona sul sipario del più grande giocatore duepuntozero, Federer cambia racchetta scegliendo un piatto corde più grande nella deriva postmoderna dei vari Murray-Lendl, Djokovic-Becker o Wawrinka-Norman, poi Nishikori-Chang e Cilic/Berdych Ivanisevic.

Melbourne 2014: il primo rinascimento

È il gennaio 2014 e Federer rinnova il suo gioco riallestendo un campionario di tennis ancora bellissimo e più efficace che nel recente passato. Roger ha 32 anni e il bisogno di ridurre al minimo il suo consumo fisico fra tante racchette meccaniche e «padelle supersoniche» (cit. Gianni Clerici) di corpi formidabili e corridori ferini dello “sport di copertura”. Lo fa seguendo il punto a rete in uscita dal servizio e misura quasi sistematica, con la prima slice e uno scudo di ace in doppia cifra. È la sublimazione del serve and volley e del rinascimento di Roger fino allo spettro sinistro di krypto-Nadal in semifinale, ma intanto la FederEdberg ha già riscritto lo statuto fondativo del tennis gentilizio.
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Teamwork: Trainer Edberg (li.) und Spieler Federer (re.)

Credit Foto Eurosport

Melbourne 2017: "Do the evolution, Roger"

Passano 3 anni, Federer ne ha trentacinque e non gioca a tennis da un semestre. I “coccodrilli” arrivano nelle redazioni prima dell’entry-list di Melbourne in cui Roger è numero 17 e non partiva con un seed così basso dal Roland Garros 2001, però lo svizzero è baciato dal sorteggio che gli regala due qualificati nei primi due turni. Dopo Melzer e Rubin, Tomas Berdych è la prova del nove e qui vige un certo scetticismo spazzato via da un’ora e mezza di tennis divino, che eleva ancora la finitezza dell’essere in linea evolutiva.

Il rovescio di oggi è la misura del suo tennis

Oggi che il rovescio è il simbolo della sua partita e la misura del suo tennis, che il controbalzo è vincente lungolinea e la risposta si gioca dalla riga di fondo, che i colpi sono tutti coperti e accelerati in rotazione, che il serve and volley genera il 95% dei punti con la prima, che la Sneaky attack by Roger non aspetta più la seconda di un big-server e formidabile colpitore come Berdych.

La magnifica regola dell'invenzione costante

Questa è la quota intelligibile del tennis di Roger Federer che fa dell’arte di giocare a tennis un’invenzione costante. L’altra è un canone inverso che svuota l’azione sportiva da ogni linguaggio nell’epoca della sua riproduzione tecnica, che protegge l’idea di un tennis metafisico dalla sovresposizione mediatica. È qui che si celebra la magnifica regola di una sfida esemplare fra il talento e la forza, e qui che dovremo misurare la sua percentuale in rapporti vincenti.

Never ending Federer: una grazia calibro 3 set

Negli ultimi tre anni, se si escludono le due finali (perse) a Wimbledon con Djokovic, le migliori partite di Federer negli slam si sono svolte in 3 set. Straordinaria la semifinale del Championships 2015 con Murray, impeccabile quella dello stesso anno a New York con Wawrinka, poi due volte Berdych giustiziato agli Australian Open. Prove che mostrano come Roger possa di grazia battere tutti in tre parziali e perdere da molti sopra il terzo. Ecco perché Djokovic, da Wimbledon alla finale US Open fino all’ultima semifinale di Melbourne, gioca il primo set contro Federer come fosse l’ultimo. Come sempre si dice della sua ultima meraviglia possibile da un bellissimo centro di gravità permanente.
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Australian Open: Federer-Berdych, gli highlights

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