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Ritorno al passato: dal rinascimento di Federer alla fenice Nadal

Fabio Disingrini

Aggiornato 28/01/2017 alle 12:26 GMT+1

Dopo Roger tornato a incantare sui campi di Melbourne, ecco Rafa rinato dalle ceneri di una crisi di normalità. Senza Djokovic e Murray, alla vigilia dei quarti di finale degli Australian Open, Federer e Nadal possono scrivere un'altra magnifica pagina di storia del tennis.

Rafa Nadal (Australian Open)

Credit Foto AFP

Non è la prima volta che i signori del tennis duemila si rigenerano agli Australian Open. Tre anni fa, Federer si presenta a Melbourne tra le incognite di un anno d’oblio in cui viene eliminato al secondo turno di Wimbledon (da Stakhovsky) dopo 36 posti consecutivi tra i migliori 8 di uno slam. Roger cambia racchetta scegliendo un piatto corde più grande e grazie alla “cura Edberg” rilancia la moda del serve&volley, riallestendo un campionario di tennis magnifico fino alla semifinale contro il solito Nadal. Da lì due leggendarie finali a Wimbledon, una agli US Open e altre tre semifinali tra New York, Melbourne e Londra. Un diciottesimo bellissimo slam solo sfiorato, ma anche un ultimo semestre lontano dai campi che a molti era sembrato un pensiero di sipario fino a questo nuovo rinascimento australe.
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Rafael Nadal toujours là à Melbourne.

Credit Foto AFP

Chi non cade non è mai inciampato

Tornando alla semifinale di Melbourne 2014 che è anche l’ultima grande sfida Federer-Nadal (Roger non batte lo spagnolo in uno slam da dieci anni ed è stato sconfitto 23/34 volte), Rafa ci arrivava da vincitore degli US Open, infortunandosi in finale contro Wawrinka prima di diventare leggenda di Parigi, alla conquista del nono Roland Garros. Prima di una crisi che, diversamente dal calo di Federer, ci sembrava un anno fa ormai irreversibile tra impensabili "difetti mentali" e fatali consumi fisici, per una normalità impossibile da sostenere. Lui che è il più straordinario corpo/atleta del duepuntozero sulla rotta della sconfitta, gli altri che già pregustavano il pensiero della vittoria - da Berdych a Fognini, da Verdasco a Dustin Brown - contro l’uomo caduto sulla terra.

Nadal ha fatto i conti con la normalità

Diversamente da Federer - cioè senza un catalogo di (infinite) soluzioni e con una proprietà fisica fino a (l'altro) ieri senza rivali, all'improvviso spremuta da un’eroica usura - Nadal ci era parso un re ferito da graffi sanguinosi come già accadde a Björn Borg: simbolo di metodo, determinazione, riserbo e impassibilità, primo modello del gioco di resistenza da fondo campo, ritiratosi a 25 anni. Ecco invece da Melbourne la risposta di Rafael Nadal al serve&volley, alle variazioni in slice e al magnifico “sistema controbalzo” di Roger Federer. Due anni dopo, Nadal torna a vincere al quinto set (contro Alex Zverev) e ai quarti di finale di uno slam battendo Monfils con della cifra stilistica: quel dritto in corsa che è stato il top-spin più letale nella storia del tennis e che oggi sta rimontando peso di rotazione. Di pari passo con la profondità di gioco, Rafa ha l'abilità di allungare i game e prolungare gli scambi, arretrando in risposta per entrare meglio nel rally e spremere d'usura l'avversario. È successo con Zverev e si replica oggi con Monfils, se poi contro Raonic migliorasse anche lo sventaglio da destra...

Effetto Moya: Rafa ha una nuova arma di servizio

Ultime osservazioni sulla nuova seconda di servizio: un fondamentale con cui Nadal ha saputo sopperire alle carenze della prima (se comparata ai big-server) per tutto il corso della carriera. L’ingresso di Carlos Moya nel suo box si traduce in una seconda di ritorno al centro, con il 50% esterno da destra e il 90% da sinistra, oltre a un kick al corpo più veloce da 62% dei punti vinti sulla seconda contro Zverev e 63% con Monfils.
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The coach: Nadal non è il più forte al servizio, ma che seconda!

I quarti, le prove del nove e una finale da sogno

I quarti di finale sono da sempre considerati lo spartiacque di chi vuole vincere gli slam e qui a Melbourne ci sono Federer e Nadal da numeri #9 e #17 del seeding. Il cammino di Roger inizia domani contro il più grande upset di questi Australian Open, Mischa Zverev giustiziere di Murray, e potrebbe riservargli un derby svizzero con Wawrinka in semifinale. Rafa invece giocherà contro Raonic e chissà se poi Dimitrov, i classe Novanta grandi pretendenti al futuro del tennis. Non ci è permesso tifare, ma una finale vintage Federer-Nadal sarebbe proprio fatta della materia dei sogni.
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Nadal: “Con Raonic sarà dura, ma mi sento bene dopo tanto tempo”

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