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Djokovic-Nadal, Melbourne e la finale del record: storia di una sfida infinita

Fabio Disingrini

Aggiornato 29/01/2019 alle 18:31 GMT+1

Dagli Australian Open 2012, quando disputarono la finale più lunga nella storia del tennis, all'ultima bellissima battaglia di Wimbledon passando dalle magnifiche ossessioni del Roland Garros. Caduti e rialzatisi, tornati immensi: Novak Djokovic e Rafael Nadal sono la migliore espressione pensabile di materia resistente. Si ritrovano a Melbourne 7 anni dopo il record per spingersi ancora oltre.

Novak Djokovic of Serbia poses with the Norman Brookes Challenge Cup and the clock after winning championship point and playing in the longest grand slam final ever in his men's final match against Rafael Nadal of Spain during day fourteen of the 2012 Au

Credit Foto Getty Images

Novak Djokovic e Rafael Nadal si sfideranno per la 53a volta da quando, al Roland Garros di tredici anni fa, iniziarono la loro enorme rivalità. Sarà il loro 15° confronto negli slam, il 25° in finale e di queste sarà l’8a all’epilogo di un major, il 25° sul veloce, indoor compreso. Numeri straordinari, eppure solo una volta si sono affrontati agli Australian Open perché qui, più che in ogni dove, i conti sono ancora aperti. Da Melbourne si snoda un lungo tratto d’unione fino a Wimbledon e ancora di più: una storia di tennis dei primati all’ombra di Roger Federer.

Australian Open 2012: la finale del record

Da Indian Wells 2011 a Monte Carlo 2013, Djokovic e Nadal si trovano solo in finale. Undici partite in poco più di due anni: 8 le vince Nole, le prime 7 sono consecutive e l’ultima di queste, dopo Wimbledon e Flushing Meadows, è la finale degli Australian Open 2012. Un epilogo che molti cronisti di tennis considerano la partita più bella di sempre con due finali di Wimbledon: Federer-Nadal del mito 2008 e la leggendaria Borg-McEnroe 1980. Di certo, quella di Melbourne tra Djokovic e Nadal è la più lunga mai giocata: 5 ore e 53 minuti di tennis spinto al limite e oltre delle possibilità umane.

Roland Garros 2013: una magnifica ossessione

Djokovic-Nadal o Nadal-Djokovic sono infatti la migliore espressione pensabile di materia resistente e forza centripeta. Un’altra magnifica finale la giocano a Parigi nel 2013. Nole ha il pensoro stupendo di vincere quella partita e per la prima volta qui la porta al quinto contro Rafa, che infine lo respinge ancora: 9-7. Sullo spietato Chatrier, Djokovic batterà finalmente il fantasma di Nadal due anni dopo, al settimo tentativo, ma nemmeno quel match (ai quarti) gli basterà. il Roland Garros di Djokovic è una magnifica ossessione che si compie nel 2016 quando l’unico raggio di luce del torneo lo bacia sul palco mentre stringe la sua Coppa dei Moschettieri.

Inferno e ritorno: il comune destino di Nole e Rafa

La sua carriera sembrò fermarsi lì per i noti motivi: la pienezza del Career Slam, la crisi “esistenziale”, le tenebre olimpiche, l’infortunio al polso, i mesi del ritiro. Prima Rafa, l’uomo caduto sulla terra coi suoi fatali consumi fisici sulla rotta della sconfitta. Declini impossibili da sostenere per due magnifici atleti con un destino condiviso: vincere, anzi stravincere nell’epoca di chi ricava il tifo universale del migliore di tutti i tempi. Come Federer, Djokovic e Nadal crollano, rinascono, cambiano il loro gioco in linea evolutiva, piegano al loro volere un’impossibile normalità, rimarcano l’eccellenza di questa arte chiamata tennis. Rafa s’affida alla cura del servizio di Moya dopo vent’anni di riguardi dello zio Toni; Nole si lascia con Becker, lavora con Agassi Stepanek e un misterioso guru spagnolo, ma poi torna a casa da Vajda.

Wimbledon 2018: la partita dei campioni infiniti

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Novak Djokovic e Rafael Nadal si abbracciano dopo la semifinale di Wimbledon 2018

Credit Foto Getty Images

Australian Open 2012, Roland Garros 2013, Wimbledon 2018. Parliamo di tennis dei primati in un’epoca - la nostra, fortunatissima - che ha visto scontrarsi tre leggende: la grazia di Roger, la furia di Rafa, la forza di Nole. Tutti caduti e rialzatisi, tornati grandi, immensi. Parliamo di un’altra partita indimenticabile, l’ultima semifinale di Wimbledon che accerta il rinascimento di Djokovic contro la grandezza di Nadal: 6-4 3-6 7-6 3-6 10-8 in 5 ore e 14 minuti. Nole dice che finché giocheranno gli altri due - al netto degli scontri diretti che lo vedono avanti sia con Federer (25/22) che con Nadal (27/25) - non potrà essere il migliore. Per intanto ha voluto emularli anche nella sconfitta e adesso è tornato dominante: Wimbledon, Cincinnati, Il Career 1000, US Open, Shanghai. Con l’ultimo colpo di racchetta armata, Djokovic chiude il 2018 al numero 1 della classifica mondiale.

Australian Open 2019: la finale più attesa

Rafa Nadal vs Novak Djokovic nelle finali Slam: lo spagnolo è in vantaggio per 4-3 nei 7 precedenti
La finale di Melbourne è la prima, e per questo già archetipica, del nuovo anno: Djokovic e Nadal non s’affrontano dalla battaglia di Wimbledon e da lì ripartiranno. Rafa sta giocando un tennis superbo e ci arriva senza aver ceduto nemmeno un set, dopo aver tirato giù a cannonate l’astro nascente di Stefanos Tsitsipas. È la rinascita sul veloce di un campione infinito che ne trova un altro: Novak Djokovic cresciuto invece nel corso del torneo, vincendo a fari spenti senza il miglior servizio e nemmeno il più abile rovescio. Pouille è però una vittima sacrificale: il serbo gli lascia 4 game e manda un messaggio a Rafa che è già all’ultimo atto, la finale più attesa, un’altra tra Nole e Rafa, l’ennesima sfida maestrale per tutti gli amanti del tennis, anche di chi respira solo per Federer. Chissà che per la vergine azione del super tie-break non varchino nuove vette inesplorate.
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