Sport popolari
Tutti gli sport
Mostra tutto

Roger Federer: l'arte di reinventare il successo

Eurosport
DaEurosport

Aggiornato 12/01/2018 alle 20:38 GMT+1

Dodici mesi dopo il grandissimo cammino che riportò Federer al titolo slam nell’Australian Open 2017, proviamo a ripercorrere tutti i passi e i segreti del successo di un giocatore capace di reinventarsi dopo aver scollinato i 35 anni.

Roger "The King" Federer

Credit Foto Eurosport

Mackie McDonald, ragazzo numero 321 della classifica ATP, parte al servizio. Pensa che sia uno dei suoi colpi migliori. Ma c'è un problema: ad attendere la palla, dall’altra parte della rete, c'è Roger Federer.
Lo svizzero, che ha ripreso ad allenarsi dopo quattro mesi, la impatta deciso di rovescio. La palla atterra potente e profonda, lasciando McDonald quasi immobile. L'hotel a sette stelle Burj Al Arab, con la sua emblematica torre a forma di vela che simboleggia la ricchezza di Dubai, insieme alle palme, fa da sfondo alla sagoma di un tennista dal valore inestimabile. È tornato dopo la rottura del menisco a seguito di un incidente domestico occorsogli mentre faceva il bagno alle sue due gemelle, e che lo aveva costretto ad allontanarsi dal campo per ben sei mesi.
"Ha delle mani incredibili", afferma McDonald, che per rispettare la privacy di un giocatore che ha tifato sin da bambino, fino ad ora non aveva parlato pubblicamente degli allenamenti avvenuti alla fine del 2016. Il ventiduenne, discreto tennista arrivato a ricoprire la posizione 176 nella classifica mondiale, è arrivato qui insieme allo statunitense Ernesto Escobedo proprio per allenarsi con Federer.
"Mi sono presentato lunedì mattina presto. Ricordo che Roger è arrivato con la sua Mercedes e ha attraversato il campo con la borsa sulla spalla. È un tipo disinvolto, cammina composto e sciolto. Mi chiede: 'Come stai? Come è andato il volo?' Era amichevole e gentile".
Il trio, insieme al team che allena Federer, ha svolto qualche sessione per rimettere lo svizzero in carreggiata in vista del ritorno all’attività agonistica prevista per l’Australian Open 2017. Pensando al passato, McDonald parla ripetutamente di Federer come "un atleta e un giocatore scolpito". Anche coloro che conoscono il gioco e vedono la sua tecnica da vicino parlano dello svizzero come una sorta di opera d'arte vivente, un mito con un’aura unica nel suo genere.
Da quel rovescio vincente in risposta si era subito capito che il magico tocco di Federer non era affatto scomparso, ma in fondo erano pur sempre quattro anni che lo svizzero non vinceva uno slam. Anzi, a dirla tutta, nel 2013, a Wimbledon, dopo essere stato sconfitto dal numero 116 al mondo Sergiy Stakhovsky, qualcuno aveva parlato addirittura di un imminente ritiro. Persino John McEnroe era convinto che Federer non avrebbe mai più vinto un altro titolo importante.
Roger Federer: tutti i trionfi negli Slam
Immaginate ora la faccia di tutti quanti due mesi dopo quella prima risposta vincente dietro le palme di Dubai, quando Roger Federer sarebbe andato all’Australian Open 2017 per vincere il suo 18esimo titolo dello slam: il più incredibile, il più inaspettato e per certi versi il più magico di una carriera straordinaria.
Ma come ci è riuscito? Quali "dettagli" ha cambiato Federer per arrestare il suo declino e completare quello che senza dubbio è il ritorno più emozionante nella storia del tennis? E soprattutto: qual è il segreto della sua incredibile longevità?

1. La nascita di una nuova arma

Jet-lag e mal d'orecchi non sono generalmente elementi che ispirano l'innovazione. Ma sembra che siano stati proprio loro ad aver offerto a Federer una nuova dimensione d'attacco nel 2015.
Lo svizzero non si sentiva al meglio dopo un volo per Cincinnati, con un problema all’orecchio che lo stava infastidendo nella prima sessione di allenamento sul campo centrale di Mason, in Ohio. In pieno agosto Federer stava preparando l’imminente Masters 1000 di Cincinnati, e dall’altra parte della rete, in quell’occasione, per allenarsi con lui, c’era il francese Benoit Paire.
"È stato un bell'allenamento, molto rilassato – ci ha raccontato Paire –. In realtà ero appena arrivato e quindi anche per me quella era la prima uscita". L’atmosfera era così rilassata che Federer, scambiando con Paire, decise di mettere a rischio i propri punti in risposta avvicinandosi deliberatamente alla rete sui turni di servizio del francese. Un rapido movimento verso il net, una risposta bloccata, ed ecco lì una palla pericolosa che permetteva a Federer di limitare molto il dispendio di energie. D’altra parte mal d’orecchie e jet-leg, appunto, possono essere fastidiose davvero per tutti.
"Era uno scherzo e, ovviamente, è stato molto divertente – aggiunge Paire –. Ero molto sorpreso però da come la voglia di tagliarla corta di Roger, di accorciare il più possibile i nostri scambi, effettivamente, funzionasse. E visto che funzionavano con me in allenamento, evidentemente, poi, ha deciso di usarli anche durante le partite”.
È nata così la mitica SABR - Sneak Attack By Roger. Un colpo talmente innovativo che lo svizzero non ha più smesso di usarlo. Anzi, caldeggiato da coach Severin Luthi, Federer si è servito di questa tattica durante lo stesso torneo di Cincinnati, battendo poi Novak Djokovic in finale.
Sembra semplice. In realtà, chiaramente, non lo è affatto. Una risposta bloccata in avanzamento su un servizio a 150 chilometri orari non è la stessa cosa di un "Chip and Charge" tradizionale; è molto più complicato, per via del rimbalzo della palla che arriva dall’altro e chiaramente per la velocità di quest’ultima. E in più, ovviamente, è un gran rischio in termini di strategia del punto. La difficoltà in termini di esecuzione di un simile gesto è mostrata dal fatto che gli altri giocatori, questa soluzione, neanche la prendono in considerazione. Ma se l'azione viene implementata e riesce, come nel caso di Federer, può destabilizzare persino un tennista come Djokovic, mettendo immediata pressione a un giocatore ancora in uscita dal servizio.
Con Roger e la sua tecnica non esistono limiti. (Boris Becker)
Ma ci sono state anche delle critiche sulla tattica. Secondo alcuni, Federer non dovrebbe muoversi così tanto durante il servizio dell'avversario. Boris Becker, che all'epoca allenava Djokovic, la riteneva "quasi irrispettosa". Il tedesco ha ammorbidito le sue opinioni ora, ma ammette che comunque è stato un piccolo choc da dover gestire.
"La tattica SABR di Roger è stata una sorpresa, perché l'aveva usata solo durante qualche allenamento e non pensavamo potesse metterla in atto in partit – ha dichiarato Becker, ex allenatore di Djokovic e ora voce di Eurosport in Germania. – Ovviamente, però, lui può farlo perché è davvero bravo con la racchetta in mano. Molte persone vorrebbero fare la stessa cosa, ma hanno dei limiti tecnici. Con Roger e la sua tecnica, invece, non esistono limiti. Per lui era un'arma in più da aggiungere al suo già sterminato arsenale, un’opzione con cui poteva mettere pressione agli avversari già da inizio scambio".
picture

Roger Federer: l'arte di reinventare il successo

Credit Foto Imago

Ironia della sorte, con la SABR Federer ha usato ciò che a inizio carriera non ha mai amato sul campo. Dopo aver combattuto contro avversari che giocavano il "Chip and Charge" come Tim Henman o Mario Ancic – che lo ha sconfitto a Wimbledon nel 2002 – è diventato lo svizzero a mettere pressione immediata agli avversari, traendone evidente vantaggio.
"Questa tattica non è altro che un modo di divertirsi sul campo – aggiunge Alex Corretja, che vanta un testa a testa di 3-2 con Federer –. Vede il gioco in modo diverso dagli altri e a volte usa questo schema perché gioca in modo così rilassato e sciolto che gli risulta facile inventare qualcosa di nuovo che nessuno ha visto prima".
Patrick Mouratoglou, allenatore di Serena Williams, dice anche che la strategia ad alto rischio è una testimonianza del coraggio e dell'aggressività di Federer tanto quanto della sua abilità: "La SABR dice molto sulla volontà di Roger di superare la rete e giocare un colpo offensivo al 100 per cento. È divertente ed è spettacolare".
Da un certo punto di vista dunque Federer non solo si è reinventato, prendendo i punti di forza degli altri per renderli suoi, ma ha anche ridefinito i limiti del tennis contemporaneo, dimostrando con la sua SABR che un ritorno a giocare nei pressi delle rete non solo è ancora possibile, ma che può essere anche vincente.

2. La trasformazione mentale

"Lanciava le racchette e perdeva la concentrazione, era come un bambino – racconta Corretja –. A volte faceva le bizze e spaccava tutto... ma mentalmente ha fatto dei miglioramenti incredibili. È riuscito a diventare molto più calmo e a controllarsi".
Federer ha sempre avuto la capacità - e soprattutto la volontà - di trasformarsi anche dal punto di vista mentale. Il giocatore che dai disastri emotivi dei primi anni dell'ATP Tour è stato in grado di costruire una macchina vincente è lo stesso che nell’ultimo periodo ha apportato nuovi cambiamenti nel suo modo di approcciarsi alle cose, trovando fonte di ispirazione nei mesi passati lontani dal campo.
Lanciava le racchette e perdeva la concentrazione, era come un bambino. Mentalmente ha fatto dei miglioramenti incredibili (Alex Corretja)
Nello specifico, sono le motivazioni esterne al Federer giocatore a essere cambiate. Roger, infatti, sentiva come il bisogno di voler lasciare un ricordo vincente ai suoi quattro figli – due gemelli e due gemelle – che di fatto non l’avevano mai visto affermarsi al top nell’ultimo periodo.
"Credo che i figli [Myla Rose e Charlene Riva, di otto anni, e Leo e Lennart, di tre anni] abbiano giocato un ruolo fondamentale nel suo ritorno, poiché lui voleva che lo ricordassero giocare – sottolinea Chris Bowers, biografo di Federer –. Ritengo che i bambini siano stati la vera motivazione".
picture

Mirka Federer in tribuna con i 4 figli: Charlene Riva, Myla Rose, Lenny e Leo

Credit Foto Getty Images

Non è la prima volta che Federer cambia la sua prospettiva. Era successo già nel 2001 ad Amburgo ad esempio, quando dopo aver fracassato la racchetta sotto gli occhi del giudice di sedia dopo la sconfitta con Franco Squillari, lo svizzero capì che avrebbe dovuto cambiare il suo comportamento prima che quest'ultimo prendesse il sopravvento sul gioco. E funzionò: Federer raggiunse i quarti di finale nei due slam successivi, Roland Garros e Wimbledon. E anche la tragica morte in un incidente del suo allenatore Peter Carter gli offrì una prospettiva più ampia sulle cose e la vita.
Lo psicologo sportivo Roberto Forzoni, che ha lavorato con Andy Murray e altre star del tennis, non ha dubbi: “Federer deve essere stato davvero molto forte per passare da un comportamento impulsivo a una presenza calma e glaciale”. Forzoni afferma inoltre che "molti giocatori hanno difficoltà a controllare le proprie emozioni sul campo, soprattutto i più giovani".
Saper cambiare richiede di avere, durante l'intero percorso, un'abilità e una dedizione davvero speciali. Passare da essere una persona che perde il controllo a una persona che ha il controllo totale su tutto non è facile. E di solito, quando un giocatore attraversa un processo simile e finisce per migliorare, tutto diviene più facile e gratificante, quasi come una profezia che si avvera passo dopo passo.
"Sviluppi la volontà di cambiare e ti servi di determinate strategie per ricordare a te stesso che devi mantenere il controllo. Alla fine riesci a vedere i vantaggi e il ciclo continua", conclude Forzoni.
Ma ciò che colpisce ancora di più è il modo in cui Federer è riuscito a motivare se stesso e tornare dopo uno stop di sei mesi. In che modo, allora, è tornato più concentrato di prima?
"Il motivo, per me, è l'amore per questo sport – afferma Becker. – Il suo ritorno a questi livelli dimostra tutta la passione che Roger prova nei confronti del tennis. Non c'era un altro vero motivo per il suo ritorno. Ha vinto ogni torneo almeno un paio di volte, si è aggiudicato più di un Grande Slam... Perciò se ha deciso di affrontare tutte le pene della riabilitazione per arrivare dove si trova ora, deve amare davvero tanto questo sport".
picture

Il rovescio di Roger Federer

Credit Foto Getty Images

Anche il punto di vista di Mouratoglou è interessante:
Tutti notano il suo talento perché è la cosa più ovvia, ma Roger è anche un incredibile guerriero. Crede in se stesso più di qualsiasi altro giocatore. E non si arrende: nelle grandi partite riesce sempre a innalzare il suo livello. (Patrick Mouratoglou)
Poi c'è tutta la questione legata alla pressione e alla sua – relativa – assenza, per quanto riguarda nello specifico sempre Federer. Il rientro dello svizzero in Australia infatti ripresentava Roger come un giocatore dalle aspettative decisamente più basse rispetto al passato. David Law, uno dei primi a seguire Federer fin dai tempi dell’esordio nel circuito, racconta un episodio e un aneddoto che descrivono perfettamente l’umore di Roger prima del suo esordio dello scorso anno a Melbourne. Parlando con Federer e con l’allenatore Ivan Ljubicic nel players garden, Law ricorda: "Abbiamo discusso di argomenti come l’essere padre, di alcuni giocatori e di tante cose, poi guardo lo schermo ed esclamo: tra mezz'ora devi essere in campo! Era il suo primo incontro dopo sei mesi di stop. Ed eccolo, che guarda lo schermo, con Angelique Kerber che gioca prima di lui e mi dice 'Dai, allora meglio che vada, il prossimo sono io', con una serenità straordinaria".
Mentre altri giocatori tendono a fissare intensamente il vuoto con le cuffie alle orecchie o a meditare nello spogliatoio, Federer era semplicemente felice di essere tornato in azione. "Non stava nella pelle. Giocava con una libertà che non avevamo mai visto prima", conclude Law.
Un amore genuino per lo sport, il desiderio di regalare ai suoi figli ricordi da custodire e l’esser svuotato completamente della pressione del dover vincere a tutti costi, sono caratteristiche che sembrano aver dato a Federer quello slancio per portare effettivamente la sua carriera in quella nuova dimensione che oggi tutti conosciamo; e questo nonostante l'avanzare dell'età. Ma i motivi del successo, oltre a questi, come detto, paiono insinuarsi anche nel suo carattere e nella volontà di cambiare mentalità e approccio.
"Non credo che qualcuno batterà i record di Roger"
"Non credo che i suoi record verranno battuti – spiega Boris Becker –. D'altronde non siamo poi così tanto sorpresi da quello che ha fatto, mi ricordo quando battè Sampras sul centrale di Wimbledon - io già commentavo - e tutti ci guardammo dicendo 'questo ragazzo farà molta strada'. L'unico dubbio era se sarebbe riuscito a mantenere nel tempo quel livello, se qualche infortunio avrebbe potuto frenarlo, e se avrebbe avuto la stessa fame di successo nonostante i tanti trofei che avrebbe sicuramente conquistato. Dopo 15 anni, abbiamo le risposte a tutti questi dubbi: SI'!. E' difficile per un tennista come me spiegare cosa è riuscito a fare Federer in tutti questi anni. Non credo ci sarà mai un altro Federer, è veramente e realmente unico. Non credo che i suoi record verranno battuti. Sono solo sbalordito, ogni volta non riesco a credere a quello che sta facendo ancora oggi, a 36 anni!"

3. Determinazione e divertimento alla base di tutto

Nella lunga carriera di Federer si sono succeduti grandi allenatori e preparatori, ma tra tutte le personalità cruciali nella formazione e nella vita dello svizzero, la figura di Pierre Paganini è probabilmente stata una delle più importanti. Il guru del fitness responsabile della dieta e del programma di allenamento fisico dello svizzero, è stato accreditato come 'la mente' alla base della straordinaria longevità di Federer.
"Quando Roger era un adolescente, Paganini ha capito che se voleva metterlo in forma non serviva ricordargli che doveva andare in palestra – ricorda Bowers –. Per lui, era sua responsabilità rendere interessante e vario il piano di fitness, così che Roger fosse sempre entusiasta e desideroso di allenarsi, poiché l'allenamento avrebbe stimolato la sua mente e il suo corpo".
L'unicità, per Roger, sta nel fatto che dopo tutti questi anni si diverte ancora. (Paul Annacone)
Quando giocatori come Nick Kyrgios e Bernard Tomic fanno capire quanto non amino allenarsi, con una mancanza di successo che rispecchia il loro modo di pensare, non è irragionevole chiedersi quanto sia importante per un giocatore essere supportati da una mente creativa.
picture

Federer incontra SpongeBob agli Australian Open

Credit Foto LaPresse

Ed evidentemente è questo ciò che Paganini offre a un Federer sempre positivo e allegro, in tutti quelli che sono gli aspetti della preparazione fuori dal campo. Come ci racconta Paul Annacone, ex allenatore di Federer, “Paganini è una mente incredibile e un allenatore esperto. Lavora con Roger da 20 anni e Roger si fida ciecamente di lui. Pierre crea così tante applicazioni pratiche in termini di allenamento che riesce a renderlo sempre divertente, interessante, nuovo, vivace e creativo. Un allenamento che si adatta perfettamente al modo in cui Roger gioca e percepisce il tennis. L'unicità, per Roger, sta nel fatto che dopo tutti questi anni si diverte ancora. Lo dimostrano i sorrisi, le risate, ma anche come non si sottragga mai al lavoro duro".
I giocatori, oggi come nel passato, sottolineano spesso come la vita del professionista sia estremamente complicata in termini di routine, restrizioni e ripetitività dei gesti. Da questo punto di vista uno degli esempi più calzanti arriva dall’esperienza di Andre Agassi raccontata anche all’interno della sua autobiografia, e di come sia difficile, in certi casi, trovare persino la voglia di giocare a tennis. Al contrario di tanti, Federer, invece, sembra molto semplicemente amare il gioco. E ciò basta come stimolo allo svizzero per affrontare tutto ciò che sta intorno, allenamenti compresi. Quando ha offerto un raro sguardo sui suoi metodi di allenamento – con un tweet del dicembre 2016 – è apparso chiaro come le sue sessioni siano uniche e innovative.
Paganini, ex decatleta che ha iniziato a lavorare con Federer già dall’età di 14 anni (ai tempi del centro di formazione federale svizzero), raramente viaggia con la squadra ma ha un impatto comunque notevole nel mondo di Roger.
Essendo uno dei primi allenatori provenineti dal fitness a richiedere anche autonomia sulla dieta, ha immediatamente fornito una struttura e una disciplina che hanno aiutato Federer a diventare rapidamente un professionista del Tour prima dello sviluppo iper-tecnologico degli ultimissimi anni. Da questo punto di vista Federer è dunque arrivato quasi prima dei suoi rivali e dei suoi più giovani contendenti, abituandosi a metodi di lavoro che nel corso degli anni sono diventati una prassi: ben accettata da alcuni, e mal digerita – ancora oggi – da altri. Un vantaggio evidente per chi a trentacinque anni e dopo un infortunio ha dovuto ricominciare una ferrea preparazione atletica completamente da zero.

4. Una rivoluzione chiamata rovescio

Inutile girarci troppo intorno: il rovescio è sempre stato il tallone d'Achille di Federer. Attenzione, questo non significa necessariamente ‘colpo debole’ – nell’accezione più conosciuta del termine – ma semplicemente un fondamentale che nel corso degli ultimi anni aveva perso di incisività. Nel 2013 infatti le cose giravano piuttosto male, con la fludità del colpo dello svizzero che pagava clamorosamente dazio se comparata alla potenza dei colpi di Murray, Djokovic e Nadal.
Eppure, dopo la vittoria in finale dello scorso anno, è lo stesso sconfitto Rafael Nadal a parlare dei miglioramenti di Federer. "Roger ha fatto qualcosa di incredibile, e ora sono sicuro che il suo rovescio sia eccezionale – ha ammesso Nadal –. Per quanto mi riguarda, il miglioramento di quel colpo è stato uno dei più grandi che abbia mai visto”.
Nulla che non fosse stato già sottolineato da più parti, ma affermazione che prende particolare rilevanza proprio perché esce dalla bocca dell’avversario di sempre. Un Nadal che fin lì l’aveva affrontato 34 volte in carriera, vincendo in 23 casi e arrendendosi solo in 11.
Ora sono sicuro che il suo rovescio sia eccezionale. (Rafa Nadal)
picture

Il rovescio di Federer: non un colpo, una pennellata

Credit Foto Eurosport

La prima volta che ha battuto Federer, nel 2004, Nadal era un diciassettenne prodigio. Col passare degli anni è risultato chiaro che il modo in cui giocava era adattato a battere il suo avversario, anche perché possedeva un’arma chiave per mettere fuori-gioco lo svizzero: il dritto mancino sulla diagonale di rovescio di Federer. Una sorta di kryptonite per lo svizzero, che per anni si era arreso alle rotazioni, allo spin e alla profondità del drittone di Rafa che andava a punire Federer, obbligandolo ad arretrare o colpire col rovescio sopra alla spalla, e perdendo così molto spesso campo e controllo del colpo.
Alex Corretja ricorda di aver usato una strategia simile a quella di Nadal già nei quarti di finale del Roland Garros 2001. Corretja infatti racconta: "Parlai con mio padre dopo una partita e lui mi disse 'questo ragazzo gioca bene, ma commette molti errori, specialmente con le palle alte che gli arrivano sul rovescio'. Così adottai quella strategia e funzionò, anche perché altri punti deboli, in Federer, già all’epoca, non se ne vedevano”.
Federer, che ha sempre cercato modi per migliorare il suo rovescio – compreso l’abbandono degli esperimenti in bimane, avvenuto all’età di 12 anni – alla fine continuava a presentare un evidente problema: ironia della sorte, infatti, era la fluidità stessa del suo gesto a portarlo ad avere delle costrizioni.
Mantenere la potenza e il controllo davanti a un rimbalzo alto è già abbastanza difficile, quindi la capacità di Federer di conquistare tornei dello slam con tanta facilità nei suoi anni di punta dice molto delle sue incredibili doti balistiche a tutto tondo. Ma la potenza e le rotazioni che Nadal conferiva alla palla non facevano che ingrandire il problema dello svizzero; con lo spagnolo che stava evidentemente battendo su un tasto dolente, discriminante di una rivalità per anni, alla fine, sempre a senso unico.
Quattro anni fa, però, Roger Federer, ha iniziato a correggere il suo difetto. Con un primo semplicissimo passo. Quasi fin troppo banale per essere vero.

5. Domare Nadal

Cambiare racchetta e passare a un piatto corde più grande, in grado così di offrire un maggior campo di impatto e conseguente potenza – e di steccare decisamente meno – sembra una mossa facile, quasi scontata. Ma pensionare l’attrezzo in grado di portarti a vincere 17 tornei dello slam è una decisione tutt’altro che semplice da prendere.
I migliori giocatori trascorrono migliaia di ore a esercitarsi con le loro racchette, per avere una sintonia totale. Ne conoscono bene la presa, il telaio, la sensazione, le corde, la tensione, e si accorgono di qualsiasi cambiamento, anche dei più piccoli.
picture

Rafael Nadal e Roger Federer

Credit Foto Getty Images

"Ho cercato di far passare Pete Sampras a una racchetta più grande, ma non riuscivo mai a convincerlo perché si trovava davvero bene con quella che usava già – racconta Paul Annacone – Roger, invece, è aperto alla conversazione e a scoprire le possibilità; e ha compreso vantaggi e svantaggi dell’eventuale cosa. Era felice di dare una chance al nuovo attrezzo, ma bisognava capire quale fosse il momento giusto".
Mentre provava una racchetta dal piatto corde più ampio già nell'estate del 2013, Federer stava infatti contemporaneamente combattendo contro una serie di dolori alla schiena che ne limitavano clamorosamente il rendimento sul campo. La dimostrazione migliore probabilmente proprio nella prima uscita ufficiale con la nuova racchetta, ovvero nella sconfitta per 6-3, 6-4 contro il modesto Daniel Brands all’ATP di Gstaad nel luglio 2013.
"Nonostante ci provasse, non ci riusciva per via dei guai fisici – spiega Annacone –. Sapeva che ci avrebbe provato di nuovo, ma il problema era 'quando'. Eppure, nel 2017, abbiamo potuto vedere tutti come questo cambiamento alla fine si sia materializzato con successo”.
Solo nel 2014 Federer cambiò definitivamente racchetta; e il suo nuovo allenatore Stefan Edberg, uno dei più grandi tennisti della sua epoca, lo ha aiutato a migliorare il suo intento aggressivo. Il rovescio di Federer cominciò infatti ad essere usato più come arma d'attacco, piuttosto che come colpo di interdizione difensiva che mirava al solo prolungamento dello scambio. In questo modo Federer riusciva ad avvicinarsi alla rete come più sicurezza in sé e tramite precise volée a chiudere gli scambi molto più rapidamente rispetto al passato.
picture

Stefan Edberg e Roger Federer in allenamento

Credit Foto Imago

Un'evoluzione infatti – e non una rivoluzione – erano necessarie per affrontare il futuro. Djokovic e Murray – di sei anni più giovani rispetto allo svizzero – erano emersi come forze dominanti del circuito e avevano portato il tennis dentro una dimensione ancor più 'brutale' di quell’atletismo e quella resistenza fisica inizialmente proposte da Nadal. Djokovic in particolare era riuscito a espandere ulteriormente i confini della resistenza tennistica fin lì conosciuta, attestandosi nei suoi migliori momenti come un muro di gomma a cui era impossibile far punto.
Da qui, dunque, la necessità per Federer di 'fare di meno per ottenere di più'. Accorciare gli scambi il più possibile, avvicinarsi alla rete, chiudere rapidamente ogni singolo quindici.
Questo processo è iniziato con Edberg, naturalmente, ma alla fine del 2015 la coppia ha smesso di lavorare insieme e lo svizzero ha sostituito il suo idolo d'infanzia con l'amico Ivan Ljubicic. Sembrava una scelta strana: come poteva un uomo con un singolo titolo Masters 1000 conquistato in carriera ad aiutare il più tennista più vincente di sempre?
Tre aspetti. E tutti legati al Ljubicic tennista. In primis, quello di essere sempre stato un intelligente stratega. Il secondo, quello di aver avuto un eccellente e potente rovescio, spesso decisivo nella sua carriera; il terzo, e forse più importante, è quello di aver giocato e battuto Federer, così come aver giocato nella stessa epoca dei suoi principali rivali. Ljubicic conosceva infatti forze e debolezze sia di Roger, così come dei suoi principali avversari Nadal, Djokovic e Murray.
picture

Roger Federer sotto gli occhi di Ivan Ljubicic

Credit Foto Imago

Anche se non sapremo mai quale sia stata e fino a dove si estenda l’effettiva influenza di Ljubicic – anche perché il croato generalmente non rilascia interviste sull’argomento e lo stesso Federer non è mai realmente entrato nello specifico della loro relazione – i miglioramenti sul rovescio di Roger sono apparsi palesi a tutti ed evidentemente il lavoro intrapreso ha funzionato. Federer, a riguardo, ammesse semplicemente che lo scopo di Ljubicic era quello di "aggiungere quel qualcosa in più".
Bowers è d'accordo: "Penso che quello che cerca Federer in un allenatore sia una discussione davvero significativa la sera prima. Qualcuno che dica a Roger cose che fondamentalmente lui già sa, ma che in qualche modo gli vadano ricordate. Questo è il livello al quale funziona la loro relazione".
Così, anche durante la finale di Melbourne contro Nadal e nel momento più complicato, ovvero quando era sotto 3-1 nel quinto set, Federer ha scelto il rovescio in quasi tutte le occasioni; e a volte sembrava chirurgicamente attaccato alla linea di fondo per ridurre gli angoli e i tempi di reazione di Nadal, attaccando così lo spagnolo e mettendo in atto un piano di gioco relativamente inedito nella storia delle precedenti sfida tra i due.
Insomma, in quel momento apparve evidente a tutti come Federer non fosse rimasto con le mani in mano durante il suo stop forzato. Mentre alcuni pensavano che non sarebbe mai tornato lo stesso giocatore di prima e le voci sul suo ritiro si facevano nuovamente insistenti, Federer stava in qualche modo mettendo in atto un piano innovativo per la sua strategia di rientro, sviluppato attraverso un’arma che in passato era spesso stata una sua piccola, grande debolezza.
"Basta guardare come giocava in Australia... spingeva di più sul rovescio, stava a ridosso della linea di fondo – ha aggiunto McDonald –. Dimentico che forse ci stava lavorando già a Dubai!"
Da quel set finale a Melbourne e per tutto l’arco del successivo 2017, Federer non ha più perso da Nadal; invertendo così una tendenza che sembrava incontrovertibile e facendolo, molto spesso, proprio attraverso quel punto debole sul quale il suo più grande rivale di sempre aveva insistito per una vita.

6. Il vero segreto della longevità

Qual è il segreto per raggiungere un successo continuativo nei livelli più alti del professionismo? Uno degli aspetti più sottovalutati, in realtà, è davvero semplice: mantenersi in forma. E Federer in carriera si è dimostrato un maestro anche nella gestione del fisico e degli appuntamenti tennistici a cui partecipare.
A parte la tanto chiacchierata pausa di circa sei mesi precedentemente citata, così come i problemi alla schiena del 2013 e 2015, si può sostenere che nel corso della sua lunghissima carriera Federer si sia mantenuto relativamente sano. Questione di fortuna? Forse. Ma dal momento che lo svizzero è professionista dal 1998, evidentemente, qualcos’altro che non sia la mera fortuna, deve pur esserci.
I numeri del 2017 di Roger Federer
Stando a molteplici opinioni tra colleghi e addetti ai lavori del circuito, molto è legato al tipo di gioco proposto e al talento naturale. Dotato dalla natura di una facilità unica nello sviluppo del gesto, il segreto di Federer sembra nascondersi proprio qui dentro. Un movimento che non fa della mera forza fisica l’unica struttura su cui svilupparsi, conservando così il corpo dello svizzero dentro una meccanica che pare essere stata progettata per durare nel tempo.
"Penso che parte del successo sia dovuto al regime di fitness e un'altra parte al fatto che gioca un tipo di tennis che non stressa troppo il suo corpo – afferma nuovamente Bowers –. Ritengo che ci sia un elemento del rovescio a una mano che mette meno pressione sul corpo di Federer, così come l’impugnatura e l’esecuzione del dritto non lo costringono a una spinta estrema che mette sotto stress il corpo, come avviene invece per i suoi avversari Nadal, Djokovic e Murray”.
"Altri giocatori spesso colpiscono la palla ancora più dietro rispetto al piede posteriore, servendosi dei materiali moderni che permettono spinte e traiettorie una volta impensabili, ma che sforzano così notevolmente di più la parte bassa della schiena. Non mi sorprende che così tanti giocatori poi abbiamo problemi appunto alla schiena o all’anca”.
picture

Niente Australian Open 2018 per Andy Murray...

Credit Foto Getty Images

"In passato i giocatori pensavano cose del tipo 'Se mi fermassi, non riuscirei più a tornare a questo livello', rifiutandosi così di ascoltare i segnali del proprio corpo e cadendo poi in infortuni – racconta Patrick Mouratoglou –. Federer invece non ha avuto paura di pensare 'Ok, voglio giocare qualche anno in più, non sono giovane e il mio corpo non può permettersi di fare quello che facevo quando avevo 20-25 anni, quindi cerchiamo di essere intelligenti e di giocare meno, prepariamo solo gli eventi principali'. Penso che così facendo Federer abbia dimostrato che, costruendo con cura un programma, sia potuto restare fermo per 6 mesi e poi tornare ai livelli di prima. Certo, lui non è un tennista normale, ma questa può essere un’indicazione per tanti”.
Quando Federer è stato chiamato a commentare la sua sorprendente capacità di gestire il suo fisico durante lo scorso anno, ha spesso affermato di essere 'grato' per essere rimasto in forma e in salute così a lungo in carriera, specie considerando cosa stava accadendo contemporaneamente a molti dei suoi rivali.
Dopo le ATP Finals 2017 lo svizzero ha così commentato a chi chiedeva un’ulteriore opinione riguardo questa questione: “All'epoca, quando avevo 30 anni, molti si stavano ritirando. Oggi bisogna gestire il proprio programma in modo diverso, ma alcuni giocatori danno il massimo per 15 anni... finché alla fine non cedono".
A 36 anni Federer ha già superato ampiamente leggende come Sampras, che si è ritirato a 32 anni; Bjorn Borg (a 26 anni) e Becker (a 31 anni), tanto che ha trovato il modo di avere successo nonostante la pesantezza del circuito ATP.
La decisione di saltare poi anche il Roland Garros, slam più estenuante dal punto di vista fisico e al tempo stesso giocato su una superficie a Federer decisamente meno congeniale, per concentrarsi di contro solo sulla preparazione di Wimbledon, è apparsa come un’altra delle scelte azzeccate dallo svizzero e il suo staff. Roger ha infatti vinto Wimbledon senza concedere nemmeno un set, giocando un torneo perfetto su una superficie ben più adatta al suo stile di gioco.
Insieme a Nadal, vincitore degli altri due tornei major nel 2017 (anche lui di ritorno dopo un lungo periodo di stop), e di pari passo con le sorelle Williams, protagoniste prima a Melbourne e poi con Venus in tutto il resto della stagione, un’altra tendenza rispetto al passato ha cominciato ad emergere e Federer era lì in prima linea.
Questa particolare programmazione effettuata da Federer potrebbe aprire la strada per un ritorno al passato, con giocatori pronti a ritornare più specialisti di una superficie, soprattutto negli ultimi anni della loro carriera.
Tutto ruota intorno al suo programma, ed è qui che è stato più intelligente di tutti gli altri. Sa davvero quali tornei sono importanti per lui, e quali pause deve fare tra di loro. (Boris Becker)
"Penso che sua moglie, Mirka, svolga un ruolo molto importante e che tutta la famiglia sia stata costituita e gestita affinché lui possa dare il meglio. Penso che sia questo il motivo per il quale, dopo tutti questi anni, lui abbia ancora così tanto successo".
Anche Paganini ha una grande influenza, come abbiamo visto, ma la notevole longevità di Federer deriva dunque anche dalla capacità di gestione generale del suo fisico e delle sue programmazioni, con un entourage molto più lungimirante nel saper evitare tante volte le tentazioni dei denari provenienti da organizzatori e sponsor, per privilegiare sul serio l’interesse primario del Federer giocatore di tennis.

7. Quale sarà la trama del 2018?

Per molti, il dibattito, non è mai nemmeno iniziato: Roger Federer è il più grande giocatore della storia del tennis. Per altri, come sosteneva ad esempio il maestro Rino Tommasi, la domanda da porsi è semplice: “Come si può sostenere che Federer sia il più grande della storia, se non siamo nemmeno certi che sia stato il più grande della sua epoca?”. Il riferimento di Tommasi, chiaramente, era al rivale di sempre, Rafael Nadal, tutt’ora avanti negli head to head; così come trasportabile però è su un nome come Novak Djokovic, che dalle ATP Finlas del 2013, contro Federer, vanta un 10-6 negli scontri diretti che si trasforma in un impietoso 4-0 all’intero dei tornei dello slam.
Per me è impossibile non dire che Roger è il più grande di tutti i tempi perché gioca meglio di chiunque abbia mai giocato a tennis. E soprattutto sta ancora vincendo. (Patrick Mouratoglou)
picture

Federer, Murray, Nadal e Djokovic nella "Cena di Emmaus" di Caravaggio

Credit Foto Eurosport

All’interno di questa infinita materia di discussione il 2017, però, ha comunque regalato altri spunti. Se è infatti vero che Federer è riuscito a tornare al vertice dopo aver scollinato i 35 anni, altrettanto è che lo ha fatto in una stagione particolare del tennis contemporaneo. Nadal escluso, lo svizzero non ha praticamente dovuto aver a che fare con gli altri due grandi avversari di sempre: Novak Djokovic e Andy Murray. Lo scozzese, dopo l’infinita corsa che alla fine del 2016 l’aveva finalmente portato al numero 1 del mondo, si è arreso da metà anno ai problemi all’anca che lo terranno fuori dal prossimo Australian Open e lo obbligheranno a un’operazione chirurgica dell’esito incerto. Così come è stato con Djokovic, frenato dai propri guai fisici (e non solo), e che proprio dall’Australia partirà quest’anno come una nuova incognita.
Seguendo il percorso di Federer, infatti, anche il serbo ex numero 1 del mondo e ultimo dominatore degli anni più recenti, ha deciso di prendersi una pausa e staccare completamente dal tennis, per permettere a mente e fisico di rigenerarsi, e provare così a seguire quella strada aperta proprio dal tennista svizzero.
Boris Becker però riapre nuovamente il dibattito: "Nei tre anni in cui ho lavorato con lui, Novak dominava il gioco e batteva sia Roger che Rafa in maniera abbastanza costante".
Cosa aspettarsi dunque da questo 2018? Di certo, per ora, c’è solo una cosa: con Andy Murray a casa e Rafael Nadal e Novak Djokovic ancora grandi incognite dal punto di vista fisico, il grande favorito per il titolo di Melbourne pare essere ancora Roger Federer. Un successo che significherebbe il 20esimo slam della carriera, aggiornando così i numeri da record che se non vedono in Federer obbligatoriamente il tennista più forte di sempre, fanno di lui certamente il più vincente.
Una nuova spinta arrivata grazie anche agli ultimi capitoli della sua straordinaria carriera, caratterizzata da cambiamenti di gioco, strategie, atteggiamenti e programmazione che abbiamo analizzato in questo lungo viaggio. O per dirla nuovamente con le parole di Becker: "Federer è sempre riuscito ad attarsi agli avversari e ai cambiamenti. Per questo è così bravo da così tanto tempo".
Roger Federer, insomma. L'arte di reinventare il successo.
***
Spunto originale: Kevin Coulson e Dan Quarrell
Adattamento in italiano: Simone Eterno
Illustrazioni: Phil Galloway
Infografiche: Chloe Livesey e Giulia Cicchinè
Video edit: Francesco Quatraro
Più di 3 milioni di utenti stanno già utilizzando l'app
Resta sempre aggiornato con le ultime notizie, risultati ed eventi live
Scaricala
Condividi questo articolo
Pubblicità
Pubblicità