Intervista esclusiva a Matteo Berrettini: "La quarantena è stata tosta, ma pensavo peggio"
Aggiornato 28/01/2021 alle 18:01 GMT+1
AUSTRALIAN OPEN - In un'intervista esclusiva con Eurosport Matteo Berrettini ci ha raccontato i suoi 14 giorni di quarantena prima dell'Australian Open: "All'inizio è stata dura, abbiamo fatto 4 giorni senza mai uscire dalla stanza. Poi però la situazione è migliorata e abbiamo iniziato gli allenamenti. Sono pronto per il torneo, sarà bello riavere un po' di pubblico".
All’ultimo dei suoi 14 giorni di quarantena obbligatoria abbiamo avuto la chance di parlare in esclusiva con Matteo Berrettini. Il n°10 della classifica ATP ci ha raccontato i suoi 14 giorni e qualche aneddoto legato alle condizioni di vita attuali in Australia, ma anche il suo stato fisico e come si appresta a rivivere un torneo con la presenza di pubblico.
Come hai passato la quarantena?
"All’inizio l’organizzazione ci aveva detto: voi arriverete il 15 gennaio, fate il test, poi dal 16 gennaio una volta arrivata l’eventuale negatività al test sarete liberi di seguire il programma per i vostri allenamenti. In realtà però il via libera ci è arrivato il 19 gennaio. Quindi siamo rimasti chiusi totalmente in camera per 4 giorni”.
E dopo il test negativo come sono cambiate le cose? Come funzionavano gli allenamenti?
"Sono cambiate nel senso che noi possiamo uscire, ma solo quando siamo autorizzati a farlo, quindi nell’arco temporale per l’allenamento sul campo o in palestra. Se io apro adesso la porta della mia camera c’è la sicurezza che mi dice di tornare dentro. Alla fine però va bene così. Cioè, pesavo peggio. Dopo i primi 4 giorni sono riuscito a uscire tutti i giorni con Vincenzo (Stantopadre n.d.r.) per andare a giocare, riuscivo ad allenarmi sia al mattinoqui in camera con la cyclette che ci hanno portato; che al pomeriggio per le 2 ore sul campo. Ripeto: quelle le ho fatte intense".
Alla fine è stata così dura come si legge o come abbiamo percepito dai social?
"Mah, dipende dallo spirito, dal momento, da come ci arrivi. Io sono arrivato bene e sto bene a livello di spirito e di energia. Certo, magari una cosa del genere a fine anno potrebbe essere più difficile da sopportare, molto più pesante. L’unica cosa complicata per me è che 6 piani sotto la mia camera d’albergo c’è Ajla (Tomljanovic, la fidanzata di Matteo n.d.r.) e nonostante i test negativi e tutto non è comunque consentito vederci. La cosa positiva è che una volta passata questa trafila, sei di fatto libero. Domani finiscono i miei 14 giorni (sabato 29 gennaio n.d.r.) e qui c’è vita normale: i ristoranti sono aperti, si possono fare le passeggiate. Il pensiero di vivere un torneo normale, con gli spettatori, ti aiuta: insomma, l’ho affrontata pensando “adesso tengo duro perché poi si starà meglio”.
Come stai fisicamente?
"Io sto bene, ma mi sono allenato bene. Come ti dicevo è stato un po’ difficile all’inizio, con i primi 4 giorni di organizzazione complicati. Poi però mi sono allenato bene, e la qualità dell’allenamento è stata alta, intensa. Mi sento bene”.
Ho visto Nishikori spegnere l’aria condizionata per abituarsi alle condizioni fuori, ti sei inventato qualche trucco simile?
"No, io a differenza sua non avevo la ‘hard-quarantine’, potevo comunque uscire per allenarmi. L’unica cosa che è stata veramente complicata è che le finestre di questo albergo non si aprono, quindi dopo un po’ ti manca davvero la sensazione dell’aria. Ma ripeto alla fine non è andata così male. Per noi che viaggiamo sempre e siamo sempre in giro... Alla fine questa quarantena l’ho presa anche un po’ per rilassarmi e ricaricare le batterie”.
Sei contento del ritorno del pubblico?
"Tantissimo. Il boato è proprio qualcosa che mi è mancato. Allo US Open è stato stranissimo, specialmente per un torneo che di solito è molto rumoroso. Poi personalmente il pubblico è qualcosa che mi carica. Anche a Roma, quando ho preso ‘la sveglia’ da Fognini, il boato sul centrale, la gente che si accalca, sono cose che fanno la differenza. In sicurezza, ma sono contento di poterle tornare a sentire".
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