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Australian Open 2023, Djokovic resta in dubbio: 3 anni di 'ban', Tennis Australia non farà pressioni sul governo

Simone Eterno

Aggiornato 15/10/2022 alle 23:53 GMT+2

AUSTRALIAN OPEN - Entro dicembre l'entry list da confermare per l'iscrizione, ma al momento Novak Djokovic resta fuori: i 3 anni di ban sono automatici dopo il decreto di espulsione emesso lo scorso gennaio. Craig Tiley, direttore di Tennis Australia, organizzatore dell'Australian Open, ha confermato che: "Non faremo pressioni al governo: è una vicenda tra Djokovic e il governo federale".

Novak Djokovic con Craig Tiley all'Australian Open 2021

Credit Foto Getty Images

Cattive notizie per Novak Djokovic. Almeno stando alle prime dichiarazioni ufficiali. Tennis Australia infatti, attraverso le parole del direttore Craig Tiley, ha fatto sapere che non svolgerà attività di ‘lobby’ – in sostanza non metterà pressione – al governo australiano per il visto del tennista serbo. Espulso dal Paese lo scorso gennaio tramite revoca del visto firmata direttamente dal ministro dell’immigrazione in carica all’epoca, Novak Djokovic sta infatti scontando automaticamente 3 anni di divieto d'ingresso nel Paese. Il serbo dunque non è in possesso dei requisiti per poter richiedere il visto necessario per portare giocare i prossimi Australian Open 2023.
Quello di Djokovic è stato un argomento molto dibattuto lo scorso mercoledì, giornata di presentazione del torneo in edizione 2023. Le regole infatti sono cambiate in Australia e ormai dallo scorso luglio non è più necessaria una vaccinazione per entrare nel Paese: l’Australia è tornata a essere libera per tutti e questo – teoricamente – può riaprire le porte a Djokovic (che in estate invece ha dovuto rinunciare a due Masters 1000 e agli US Open proprio perché in Canada e Stati Uniti ancora sussisteva il ban verso le persone che avevano scelto di non vaccinarsi).
Una situazione dunque cambiata da questo punto di vista, ma che tiene ancora fuori il serbo proprio per via dell’espulsione dello scorso anno. Le parole di Tiley di queste ore, raccolte da The Age, confermano che da parte di TA non ci saranno pressioni al governo: “Novak e il governo federale devono risolvere la questione. Noi seguiremo solo quello che ci verrà detto. Ho trascorso del tempo con Novak durante la Laver Cup, abbiamo parlato in generale. Mi ha detto che ovviamente gli piacerebbe tornare in Australia, ma sa che questa sarà una decisione definitiva che prenderà il governo federale. Ha accettato quella posizione. È una questione privata tra loro. Ovviamente vorremmo dare il bentornato a Novak: è un nove volte campione".
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Novak Djokovic con Craig Tiley all'Australian Open 2021

Credit Foto Getty Images

Insomma, parole distensive ma altrettanto chiare: Tennis Australia non cercherà di forzare il governo. Un governo che nel mentre ha cambiato ‘colori’ politici e insieme a quelli anche il Ministro dell’Immigrazione. Non c’è più quell’Alex Hawke che firmò l’espulsione del serbo lo scorso gennaio, ma il signor Andrew Giles. Ed è qui che nasce la speranza per Djokovic. Il 9 volte campione in Australia può infatti legalmente chiedere un’esenzione sul passato provvedimento; e la questione poi passerà a quel punto sul tavolo del nuovo ministro dell’Immigrazione Giles.
Il tutto però è già una corsa contro il tempo. Tiley ha fatto sapere che questa questione dovrebbe idealmente essere risolta al più presto possibile, perché “c'è una scadenza a dicembre per l'iscrizione agli Australian Open, quindi ovviamente tutti i tennisti dovranno rispettare questa scadenza temporale”. Insomma, anche in questo caso, nelle prossime settimane, vedremo una nuova puntata del caso Djokovic vs Immigrazione australiana.
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