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Chi è Naomi Osaka? Ritratto di un antipersonaggio alla conquista del tennis femminile

Simone Eterno

Pubblicato 22/03/2018 alle 16:34 GMT+1

Settimana scorsa ha trionfato a Indian Wells stendendo tre ex n°1 (Sharapova, Pliskova e Halep); due giorni dopo il primo titolo più importante della carriera ha regolato anche il suo idolo Serena Williams. Da dove sbuca e chi è Naomi Osaka? Piccolo ritratto dell'ennesimo prodotto della classe 1997, la più talentuosa annata recente del tennis femminile.

Naomi Osaka à Miami

Credit Foto Getty Images

Una giapponese che non parla giapponese. Una presenza esotica, nella rappresentanza più totale di quel melting pot che tanto continua a piacere a organizzatori e organizzazioni. Ma soprattutto una tennista non ancora ventunenne che ha iniziato a vincere. E vincere alla grande. Settimana scorsa, a Indian Wells, sulla strada del suo primo grande titolo della carriera, Naomi Osaka aveva steso Maria Sharapova, Karolina Pliskova e Simona Halep. Ieri sera, nel back-to-back dall’altro lato dell’oceano, al torneo di Miami, la Osaka si è ripetuta contro la più forte tennista di tutti i tempi: Serena Williams.
D’accordo, il pronostico in fondo questa volta era dalla sua, con ‘mama Serena’ ancora alle prese con il complicato ritorno all’agonismo dopo la gravidanza; ma che Naomi riuscisse ad essere così letale, contro l’idolo Williams, a due giorni di distanza dal successo più importante di sempre e con gli occhi del mondo addosso, dà forse la dimensione di una delle ragazze più interessanti del circuito WTA.
Anche lei appartenente alla fenomenale annata 1997 – qui dentro anche Jelena Ostapenko, Belinda Bencic, Ana Konjuh e Daria Kasatkina – Naomi Osaka piace per il tennis frizzante dentro il campo e la capacità di essere antipersonaggio fuori.
Una crescita esplosiva, arrivata però attraverso quello che più che un botto pare essere una rapida maturazione. Il tennis ad ‘alto rischio’ degli esordi si è piano piano infatti trasformato in qualcosa di più concreto, lasciando chiaramente intantte le caratteristiche di grande colpitrice dal fondo – verrebbe quasi da dire ‘monotono’ – ma al tempo stesso mostrando una evidente capacità di coprire rapidamente il campo che fino a qualche tempo fa era decisamente meno evidente.
Al di là del talento complessivo, palesatosi agli occhi di tutti in questi giorni di successi nordamericani, c’è poi l’altro aspetto – nell’epoca dei social quasi ugualmente importante per la consacrazione totale dell’atleta – di essere personaggio. O meglio, di essere antipersonaggio. In quella riservatezza evidentemente retaggio della cultura orientale a cui appartiene – nonostante Naomi il Sol Levante l’abbia visto poco, essendosi trasferita in Florida dal Giappone all’età di soli 3 anni e faticando tutt’ora nell’esprimersi nell’idioma di mamma (il papà invece è di Haiti) – la Osaka piace per quella sua aria stralunata e la palese inadeguatezza davanti alle telecamere. Il discorso di ringraziamento a Indian Wells è già oggetto di culto tra la nicchia di appassionati del tennis femminile, così come lo sono le sue conferenze stampa, dove tra risposte improbabili, battute terribili e sguardi stralunati la Osaka si sta attestando come il personaggio del momento.
Qualche giorno fa, dalla sala stampa del torneo di Indian Wells, il collega Diego Barbiani scriveva ad esempio: “Alle conferenze stampa di Naomi Osaka le cose stanno cambiano in fretta. I giornalisti giapponesi sono già passati da 2 a 7, le conferenze stampa sono tra le più frequentate, il pubblico quando giocava sui campi secondari era sempre più numeroso”; a dimostrazione dunque di un’ascesa di popolarità ovviamente amplificata dall’arrivo dei primi risultati.
Della famosa classe 1997 già sopracitata, infatti, ‘Naomi Osaka’ era forse l’ultimo nome di quelli che mancava. La svizzera Belinda Bencic, per prima, con i quarti di finale a US Open 2014 ma soprattutto con quel cammino incredibile a Toronto 2015 che la portò fino al numero 7 del mondo (prima che i mille malanni fisici ne bloccassero la carriera); poi la croata Ana Konjuh, ai quarti sempre dello US Open – ma nel 2016 – e già capace di irrompere in Top20; successivamente – lo scorso anno – la comparsa in pianta stabile di Daria Kasatkina ma soprattutto Jelena Ostapenko, capace di imporsi al Roland Garros e ormai prossima all’irruzione in Top5. Ora, appunto, anche Naomi Osaka, in quel ‘club ‘97’ delle coetanee in cui la giapponese ha fatto irruzione con un percorso netto: il successo su Serena Williams – ottava vittoria consecutiva – nel coast-to-coast dove non ha ancora ceduto un set, dove ha lasciato un totale di soli 22 game alle avversarie e dove il progredire qualitativo di tutti gli aspetti è diretta espressione di un talento evidentemente ormai pronto a prendersi la scena.
Questo il presente di Naomi Osaka, a cui si lega – probabilmente non a caso – anche il futuro, con la recente scelta di affidarsi ai servizi di Sascha Bajin. Lo storico sparring partner di Serena Williams, poi parte dello staff della risalita di Victoria Azarenka (prima che la bielorussa si fermasse per la maternità) e infine partner anche di Caroline Wozniacki in quella che è stata la netta riscalata della danese dai margini della classifica WTA al culmine raggiunto qualche settimana fa con il successo in Australia. Adesso, appunto, la partnership tra una delle giocatrici più interessanti del circuito con uno dei nomi più gettonati tra le giocatrici di punta della WTA. Naomi Osaka ha le idee chiare. E la sensazione, è che da qui ai prossimi anni, ne sentirete ancora parlare.
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