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Sciagura Italia: il Kazakistan elimina gli azzurri

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DaEurosport

Aggiornato 08/03/2015 alle 16:38 GMT+1

Fognini perde il singolare decisivo con il 130 al mondo Nedovyesov e avanti 2 set a 1. Andamento folle, quinto set assurdo con il kazako avanti di un doppio break (poi recuperato da Fognini) ma che alla fine Nedovyesov è riuscito a chiudere nonostante le paure: 7-6, 3-6, 4-6, 6-3, 7-5 il finale. Weekend disastroso, Italia fuori al primo turno!

2015, Fabio Fognini, Imago

Credit Foto Imago

Non è facile raccontare a caldo quanto appena accaduto. Partiamo allora dalla pura cronaca. Dopo la sconfitta di Andreas Seppi in mattinata contro Mikhail Kukushkin, anche Fabio Fognini va ko; a portare il punto decisivo al Kazakistan è il numero 130 della classifica mondiale Alexander Nedovyesov che sotto 2 set a 1 rimonta il tennista azzurro e chiude dopo 3 ore e 40 con il punteggio di 7-6, 3-6, 4-6, 6-3, 7-5. Kazakistan 3, Italia 2. Azzurri fuori al primo turno del World Group e condannati agli spareggi per non retrocedere.
Questo la mera cronaca. Questo un riassunto che dovrebbe già indicare di per sé il quadro del weekend di Astana: un disastro. Un autentico disastro.
Giusto ribadirlo un paio di volte. E’ vero che una trasferta di Davis del World Group è sempre rischiosa per definizione, ma il momento e l’anno in cui arrivava l’Italia non lasciava presagire niente di tutto ciò. Seppi arrivava forte degli exploit d’inizio stagione e del buon momento generale; Bolelli cavalcava un periodo di estrema salute in singolo e con una condizione fisica finalmente stabile; Fognini non stava vivendo di certo il suo miglior momento, ma la finale di Rio dopo aver battuto Nadal e soprattutto il titolo in doppio proprio con Bolelli all’Australian Open davano fiducia; e c’era persino quinto uomo un Luca Vanni capace qualche settimana fa di giocare una finale ATP a San Paolo. Il preambolo è necessario prima di passare alla cronaca per comprendere bene le dimensioni della sconfitta. Il nostro terzo giocatore infatti – Bolelli, numero 49 ATP (Seppi 35, Fognini 22), era teoricamente nettamente superiore al primo giocatore kazako – Kukushkin 58; per non parlare poi di Golubev 91 e Nedovyesov 130. Eppure l’Italia ha perso. E ha perso nella sfida ventidue contro centotrenta.
Chiamato nel momento chiave a difendere i colori dell’Italia– lui che, giusto dirlo, l’anno scorso ci trascinò in semifinale – Fognini questa volta è crollato malamente. Ed è crollato alla sua maniera. Una scelta probabilmente più di cuore che di testa quella di Barazzutti. Se escludiamo infatti l’exploit del torneo di Rio condito dall’impresa contro Nadal, gli ultimi sette mesi di Fabio Fognini non sono certo brillati a livello tennistico. Specialmente sul veloce. Dallo US Open in poi Fognini non è mai andato oltre il secondo turno di un qualsiasi torneo, tirando fuori in singolare il non invidiabile record di 3/15 da Flushing Meadows a oggi (2/12 se consideriamo solo il veloce). Tre su sedici se volete aggiornare il conteggio alla sconfitta con Nedovyesov (sempre escludendo la settimana di exploit a Rio de Janeiro giocata per altro sulla terra rossa).
A sorprendere non è stata tanto la scelta in generale – i segnali nel doppio di ieri non erano stati poi così malvagi – quanto la volontà di ignorare lo scoring del ligure sopracitato ma soprattutto quella di optare per un giocatore che fa della fragilità emotiva – il un match 95% emotivo e 5% tecnico! - il suo tallone d’Achille da sempre. La cronaca della partita è infatti molto semplice. Fognini ha inizialmente faticato a ritrovare i tempi d’impatto in singolare su una superficie così veloce, e questa lentezza ha permesso a Nedovyesov di trovare fiducia. Aggiungeteci una giornata di grazia al servizio da parte dell'ucraino naturalizzato kazaco, ed ecco che come per magia un giocatore con una sola presenza in Coppa Davis (10 anni fa ancora con la maglia dell’Ucraina) si è ritrovato a fare partita pari contro il numero 22 del mondo. Eppure Fognini era anche riuscito a girarla. Prese un po’ le misure al servizio e girato un break decisivo nel secondo set, il ligure era riuscito – seppur faticando e mostrando un tennis anni luce lontano da quello della sua miglior forma – a salire due set a uno. Ma poi è arrivato un “Fogna moment”… e a Nedovyesov si è riaccesa la lampadina. Dal break subito nel secondo game del quarto set il kazaco è scappato via fino al clamoroso 4-1 – doppio break di vantaggio! – del quinto. Ed è lì il vero rammarico dell’Italia. Sì perché nonostante la brutta partita, gli errori, le chiamate vergognose di giudici di linea al limite della buona fede, Fognini era riuscito a rientrare grazie al suicido tennistico di un Nedovyesov colpito dalla conosciutissima sindrome del “braccino”, la tennistica paura di vincere. Ma risalire fino a 5-4 non è bastato comunque a un Fognini troppo brutto per essere vero. Nedovyesov si è calmato, è tornato a giocare e ha saggiamente atteso l’errore del ligure... che puntualmente è arrivato.
E nell’ultimo punto finale c’è allora probabilmente la miglior fotografia dell’intero weekend italiano: un ace esterno di Nedovyesov che pizzica la riga per 10 millimetri. Sì perché ci vuole anche fortuna. Ma quella, si sa, premia da sempre gli audaci.
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