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Federer, 4 febbraio 2001: il primo titolo di Roger fu... irregolare! Intervista a Julien Boutter

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Aggiornato 04/02/2021 alle 08:55 GMT+1

TENNIS - 4 febbraio 2001, 4 febbraio 2021: sono passati 20 anni esatti dal primo titolo ATP della carriera di Roger Federer che ne ha conquistati la bellezza di 103. Sul veloce indoor del Palalido, a Milano, fu Julien Boutter il primo ad arrendersi al cospetto dello svizzero e, in esclusiva a Eurosport Francia, l'attuale direttore del Moselle Open racconta aneddoti di quella finale, ma non solo...

Roger Federer à Bâle, en 2001, contre Julien Boutter.

Credit Foto Imago

Il 4 febbraio 2021 ricorre il ventesimo anniversario del primissimo titolo di Roger Federer. Il campione svizzero ha vinto il primo dei suoi 103 tornei ATP a Milano, il 4 febbraio 2001. Dopo aver sconfitto Schuettler, Saulnier, Ivanisevic e Kafelnikov sul veloce indoor del Palalido, in finale giocò contro l'ex giocatore francese Julien Boutter, ora direttore del Moselle Open (ATP 250 che si svolge a Metz a fine settembre). Laurent Vergne di Eurosport Francia ha intervistato Boutter che rivela aneddoti molto interessanti di quella sfida e del giovane Federer: "Non mi annoio a parlare di questa partita. Non mi viene chiesto così spesso, ma devo ammettere che, nelle ultime settimane, i media hanno iniziato a chiedermelo di nuovo, ma fa parte del gioco ed è divertente. Certo, per Roger, quello è stato un momento chiave. Vincere il tuo primo titolo è sempre molto importante. Ora ne ha 103, quindi è stato l'inizio di una lunga lista. E le persone ricordano sempre di più il 1° titolo che non il 2° o il 3° o il 12°, a parte il fatto che non è il tuo 1° Slam o Masters 1000, ovviamente".

La testa calda

"Circa 18 mesi prima della finale di Milano, abbiamo giocato a Grenoble, in un Challenger. Aveva 17 anni credo. Ero classificato intorno al 100° posto, lui era il numero 150. Ma anche allora, alcuni media stavano già seguendo Roger. Era 'il nuovo Sampras'. C'era molta attenzione intorno a lui per un ragazzo così giovane. Allora era molto nervoso, un po' immaturo. Ma quando l'ho affrontato a Milano, non era più lo stesso. L'ho guardato per tutta la settimana e sembrava più maturo, più concentrato, meno irregolare con il suo atteggiamento".
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"Prima di quella partita di Milano aveva solo 19 anni, certo, ma credo che avesse già una certa fretta. Ha perso due finali l'anno prima, quindi voleva fortemente vincere un torneo. Forse ne aveva persino bisogno anche se era ancora un adolescente. Chiaramente, la pressione era su di lui, non su di me. Avevo già 25 anni credo (27, in realtà), ero classificato intorno ai 50 del mondo. Ma giocavo bene a tennis, mi piaceva giocare indoor sui campi veloci. Quindi ero fiducioso".

Un match irregolare!

"E' stato un match tirato. Ricordo alcune cose. Per prima cosa, quando siamo entrati in campo, le persone avevano le bandiere del nostro Paese e gli inni nazionali venivano suonati. Era molto insolito fuori dalla Coppa Davis, quindi è stato molto emozionante. Ho breakkato Roger all'inizio ma ho perso la concentrazione e lui mi ha contro-breakkato e poi breakkato ancora per vincere il primo set. È stato difficile per me, ma non mi sono arreso. Ho vinto il secondo set al tie-break, amavo i tie-break e ho vinto tutti i tie-break che ho giocato quella settimana (ha ragione, era 5 su 5 quella settimana). Poi è successa una cosa strana: ho servito per primo per iniziare il set decisivo. Ma sarebbe toccato a Roger. Era il suo turno. Nessuno l'ha notato. Non io, non Roger. L'arbitro, Lars Graf, ha commesso un errore. Un errore incredibile in una finale ATP! Roger mi ha breakkato e non ho più recuperato. E' solo che, 10 anni dopo forse, un amico mi ha chiamato e mi ha detto: 'Julien, ho appena visto la tua finale contro Federer. Non era il tuo turno al servizio!'. È piuttosto divertente. Nessuno me ne aveva parlato prima, ma aveva ragione".

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"Abbiamo parlato un paio di volte insieme di quella partita. Ho scherzato con Roger: 'Sai Roger, se avessi vinto quella finale, forse avremmo cambiato carriera. Io sarei stato te, tu saresti stato me!'. È un bel ricordo per me, è stata la mia prima finale. Roger era ancora in costruzione, ma aveva già quella visione, si muoveva già come un gatto. Ed era molto solido dalla linea di fondo, più di Sampras a cui veniva paragonato. Roger ha imparato a giocare sulla terra rossa da bambino e anche se era ed è un giocatore offensivo, è sempre stato molto forte dalla linea di fondo. Questo lo ha aiutato molto ed è per questo che ha avuto una carriera così buona sulla terra battuta. Ovviamente, Nadal l'ha eclissato perché è un mostro, ma si potrebbe sostenere che Roger è forse il secondo miglior giocatore sulla terra di tutti i tempi".
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Memoria e passione: l'essenza di Roger

"Qualche anno fa, con il Moselle Open Team, siamo andati a Basilea per studiare che aspetto avesse un torneo indoor d'élite, perché eravamo solo dei nuovi arrivati. Quando siamo arrivati, abbiamo visto Federer. Ho iniziato a chiacchierare con lui e la prima cosa che è venuta fuori non è stata la nostra finale di Milano, ma la nostra partita a Grenoble. Ha detto: 'Mi ricordo quando ho perso contro di te a Grenoble!'. Il collega che era con me è rimasto sbalordito. Il ragazzo è il giocatore numero 1 al mondo e ricorda perfettamente una partita che ha giocato quando aveva 17 anni ed era circa il numero 150 in classifica. Questo è pazzesco. Ma questo è quello che è Roger".
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Roger Federer solleva il suo primo trofeo ATP a Milano battendo Julien Boutter - 4 febbraio 2001

Credit Foto Eurosport

"A Bercy, due o tre anni fa, incontrai Ivan Ljubicic nel Players Lounge. Ivan mi ha detto: 'Julien, indovina cosa abbiamo fatto ieri sera con Roger? Abbiamo visto la tua finale a Milano. È stato divertente'. Ma non è sorprendente. Al di là di quello che ha fatto per il tennis, Roger è probabilmente l'appassionato di tennis numero 1 al mondo. Ama il tennis. Quindi guarda tutto. Challengers, Futures. È pazzesco. E ha un ricordo nitido delle sue partite. Questo lo ha aiutato molto".
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