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Il pagellone 2019 del tennis: lode alla finale di Wimbledon, ma il migliore è Nadal

Fabio Disingrini

Aggiornato 30/12/2019 alle 10:06 GMT+1

La partita del secolo, i primati di Djokovic e Nadal, il centesimo titolo di Federer, l'Italia sulle mappe del tennis mondiale per tutto il corso di un anno semplicemente sublime: da Fabio Fognini primo nostrano a vincere un Masters 1000 al progresso inarrestabile, fino alle Finals, di Matteo Berrettini passando per il futuro fenomenico di Jannik Sinner.

Pagellone Tennis 2019

Credit Foto Eurosport

Voto 10 con lode… Alla finale di Wimbledon

Il capolavoro del secolo è scolpito sul tabellone di Wimbledon: 14 luglio 2019, Novak Djokovic batte Roger Federer 7-6, 1-6, 7-6, 4-6, 13-12 in 4 ore e 48 minuti di purezza del mito. Un tempo sospeso in cui Djokovic ha vinto la finale più lunga nella storia di Wimbledon, con il primo tie-break del 12/12, ed è il primo tennista dell’era open salvando (2) match point. Un presente assoluto in cui Djokovic compie il suo destino crudelmente vincente, rendendo Federer il più grande di sempre anche nella sconfitta, fortuna unica e certa degli eroi romantici.
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Per la terza volta in carriera, Roger Federer esce sconfitto dalla finale di Wimnbledon per mano di Novak Djokovic: nel 2019 al termine di un match indimenticabile.

Credit Foto Getty Images

Voto 10, nell’ordine... A Nadal, Djokovic e Federer

Un diamante è per sempre è lo slogan del secolo che De Beers ha scelto per il suo anello più prezioso. Vale ugualmente la trinità del tennis con la grazia eterna di questi campioni infiniti, così lirici, così brutali. Patrimoni umanitari, Rafael Nadal è di loro il migliore del 2019 vincendo il solito Roland Garros, un altro US Open, la Coppa Davis, Roma e la Rogers Cup. Una supremazia sancita anche dal ritorno al primato del ranking a scapito di Novak Djokovic, campione dell’Australian Open e di Wimbledon, di Madrid e Shanghai. Uomini immensi, come Roger Federer che vince il suo 28° Mille a Miami, il 100° titolo ATP a Dubai, la decima coppa nel giardino di Halle e dieci volte, con lacrime di stupenda commozione, nella sua Basilea. Una casa che diventa ovunque (Everywhere is Home) per l’amore universale che si riserva a Roger e l’eleganza del suo gesto, di un gioco che cambia in linea evolutiva, dell’uomo che fa dell’arte di giocare a tennis un’invenzione costante.

Voto 9… Alla nuova Italia di Berrettini e Sinner

Terra battuta, erba, cemento: rendiamo grazie alla bontà del raccolto di Matteo Berrettini, che inizia l’annata doc al numero 52 del ranking mondiale e la chiude all’ottavo posto, centrando una semifinale da sogno a New York e le Finals dei maestri. La svolta di una carriera che passa anche da sconfitte esemplari - contro Federer a Wimbledon, con Nadal allo US Open - e titoli su ogni superficie: Budapest, Stoccarda (senza mai perdere il servizio!), Phoenix. Berrettini avrà la fortuna anagrafica di non dividere tutta la carriera coi Tre sopra, croci di decine di carriere. Li sfiderà ancora e ogni volta segnerà un margine di crescita, come Jannik Sinner che a 17 anni vince il challenger di Bergamo e non si ferma più: debuttante negli slam a diciotto, vincitore delle Next Gen, già numero 78 ATP. Non un fenomeno dell’istante da spendere subito, abbagliante e rumoroso, ma un progressista che conta i passi, balla da solo, sorride poco e si prende(rà) tutto, astro nascente del tennis mondiale.

Voto 8… Al futuro dorato di Tsitsipas e Andreescu

Puntate il vostro penny su Stefanos Tsitsipas numero 1 del futuro prossimo, sempre ammesso che Djokovic, Federer e Nadal vogliano darci segni di umanità. Eh sì, il ventunenne greco è il migliore della sua (Next) Gen, ha iniziato l’anno eliminando Roger a Melbourne e l’ha chiuso bissando alle Finals per diventare il nuovo Maestro del tennis. In mezzo, Tsitsipas ha battuto per la prima volta anche Nadal (Madrid) e Djokovic (Shanghai). È stata da 8 l’estate americana di Daniil Medvedev - vincitore a Cincinnati, finalista a Montreal e New York - e Bianca Andreescu giovanissima campionessa dello US Open tra Indian Wells e Toronto, con almeno dovuta menzione anche per le altre vincitrici slam - Naomi Osaka (Australian Open), Ashleigh Barty (Roland Garros), Simona Halep (Wimbledon) - e per la quindicenne Coco Gauff, cenerentola di Wimbledon.
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Alla 02 Arena di Londra, Stefanos Tsitsipas batte Dominic Thiem in finale ed è campione delle ATP Finals 2019

Credit Foto Getty Images

Voto 7… Alla versione principesca di Fognini

Prima della nascita della stella Sinner e della costruzione del campione Berrettini, è stato l’alfiere del tennis nostrano a metterci sulle mappe del tennis. Giorno di Pasqua, 21 aprile 2019: a Monte Carlo, Fabio Fognini è il primo tennista italiano a vincere un Masters 1000 in uno stato di grazia che gli ha permesso di battere perfino Nadal. Prima di Berrettini e sempre grazie a Monte Carlo, Fabio è stato il primo tennista italiano a entrare in top-ten 41 anni dopo Barazzutti, poi la stagione non è stata esattamente all’altezza del rosso (ottavi al Roland Garros) complici anche i tormenti a un piede e certe pretese aristocratiche diventate ingombranti.
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In semifinale, la versione stellare di Fognini cancella Rafael Nadal con uno score nettissimo: 6-4, 6-2 sul rosso di Monte Carlo.

Credit Foto Getty Images

Voto 6… A Serena Williams, nome in codice "Slam 24"

Serena Williams ha ancora una missione da compiere. Vincere il suo primo slam da mamma, il 24° che le permetterebbe di eguagliare Margaret Court e diventare, anche per i numeri, la più grande di sempre. E ci ha provato per tutto l’anno con altre due finali slam, respinta a Wimbledon da Simona Halep e agli US Open da Bianca Andreescu, che è nata nel 2000 e le rimanda tutto indietro come a dirle: «Hai battuto tre generazioni di tenniste, non ti sarà facile farlo con la quarta». Fosse comune mortale, sarebbe l'ultima cornice di una carriera immensa. Serena invece ripartirà da Melbourne, a 38 anni, con una voglia matta di combattere... E il fascino intatto dell’unica icona planetaria.

Voto 5… Alla nuova difettosa Coppa Davis

Detto tra noi, il nuovo format non ci piace. Troppe partite, regole criptiche, match finiti alle 4 del mattino, un regolamento che andrà subito migliorato dopo alcuni (legittimi?) inconvenienti della prima volta. Lasciamo i più sinceri complimenti alla Spagna di Nadal profeta in patria e un po’ d’invidia poiché, al termine di un anno splendido per il tennis italiano, le attese per la Nazionale di Barazzutti erano altissime. Che i nostri progressi e quelli della Coppa Davis vadano di pari passo.

Voto 4… Alla ex-coppia d'oro Dimitrov-Sharapova

Giovani e belli, Maria Sharapova e Grigor Dimitrov erano la coppia più glamour del tennis: lei una campionessa di ghiaccio bollente, vincitrice di 6 tornei dello slam; lui presunto erede di Federer per l’indiscussa grazia di un tennis elegante, ma nel suo caso ugualmente fragile. Il 2019 ci dice che MaSha, reduce avvilita dallo scandalo meldonium, ha vinto una sola partita nei Premier e solo 3 negli slam chiudendo l’anno alla 131ª posizione del ranking (per i suoi fan, si sta allenando a Bordighera con Piatti). Meglio Dimitrov, semifinalista a New York e Bercy, ma con le solite ormai incorreggibili intermittenze. Nel senso che Grigor, incalzato dalla Next Gen, probabilmente non vincerà mai uno slam.

Voto 3… Al vuoto del tennis femminile italiano

C’erano una volta Roberta Vinci, Flavia Pennetta e Francesca Schiavone protagoniste di uno splendido passato prossimo… Ora ci affidiamo a Jasmine Paolini, che a fine anno entra in top 100, e a Camila Giorgi che invece, per provare a restarci, chiude un 2019 da incubo perdendo al primo turno di un 125k, l’equivalente WTA dei challenger maschili. Un vuoto che pesa sul movimento ma soprattutto contrasta con la straordinaria stagione, a ogni livello, del tennis maschile. Forza ragazze.
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Il 2019 è stato un anno difficile per Camila Giorgi con 2 soli match vinti negli slam e ora fuori dalla top 100.

Credit Foto Getty Images

Voto 2… Alla sparizione di Marco Cecchinato

Straordinaria stagione del tennis maschile sì, fatta eccezione per la scomparsa dai radar di Marco Cecchinato sotto il peso di una classifica (onestamente) non sua. Cominciava l’anno da testa di serie per l’exploit del Roland Garros: era la semifinale del 2018, ma da quella volta non ha più vinto una partita negli slam. Sei eliminazioni consecutive al primo turno, certe rocambolesche da 2 set a zero come un anno dopo a Parigi, e nessun segnale di vita nemmeno dai Masters 1000, fatta eccezione per un terzo turno a Miami e Montecarlo. Cecchinato passa dal numero 18 di gennaio all’attuale 71ª posizione del ranking mondiale… E una carriera di già da resettare.

Voto 1… All'inutile tamarreide di Nick Kyrgios

Una ne pensa, cento ne fa… E francamente il personaggio ci avrebbe anche stufato. Kyrgios si fa cacciare da Roma per aver lanciato una sedia in campo, non va a Parigi berciando che il Roland Garros gli fa schifo (ma pensa te), passa le notti di Wimbledon bevendo birra perché tanto Nadal lo batte lo stesso, poi ovviamente perde, colpisce Nadal a rete e dice pure che l’ha fatto apposta. Resta il talento sempre più sprecato di un tamarro con la racchetta. Senza rancore ma anche basta.

Voto zero… All’EX arbitro Gianluca Moscarella

Ed eccolo qui… Mentre i dirigenti italiani salgono ai vertici dell’ATP (Andrea Gaudenzi presidente, Massimo Calvelli CEO), Milano accoglie una bellissima esibizione delle Next Gen Finals e Torino s’aggiudica un lustro di Maestri, capita che un patetico giudice di sedia, tale Gianluca Moscarella, si metta a fare disgustose battute sessuali, e moleste, a una raccattapalle MINORENNE, oltre a rivolgersi così a Pedro Sousa durante il challenger di Firenze: «Stai concentrato ca##o, dai che fa caldissimo oggi, stai in campo da due ore e queste son partite da vincere 6-1 6-1! Hai avuto 45 palle break!». Poco importa che Sousa giocasse contro un italiano (il ventunenne Enrico Dalla Valle): Moscarella è ancora a rischio radiazione e complimentoni.
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