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Zverev trionfa a Roma! Dominato Djokovic in finale, è il 1° Masters in carriera

Simone Eterno

Aggiornato 21/05/2017 alle 18:29 GMT+2

Il tedesco, a soli vent'anni, vince 6-4, 6-3 senza mai concedere a Nole nemmeno una palla break. Per Zverev un match e un torneo che lo incorona tra i grandi, dove a sensazione dovrebbe rimanerci a lungo. Da lunedì sarà Top10 e un giocatore da tenere d'occhio anche al prossimo Roland Garros. Djokovic invece a fine gara annuncia il suo nuovo allenatore: sarà Andre Agassi.

Alexander Zverev in Rom

Credit Foto Getty Images

Ci vuole del fegato per vincere così, alla prima di sempre, senza se e senza ma, contro Novak Djokovic. A vent’anni Alexander Zverev è il volto di un futuro del tennis che pare essere finalmente arrivato, come dimostrato da una finale – la prima in carriera in un 1000 – alla fine davvero stra-dominata.
Due piccoli break, come solo i grandi sanno fare; uno nel primo game della partita, l’altro nel terzo del secondo set. Poi un rendimento impeccabile al servizio, senza mai tremare, senza mai pensare al risultato che si stava palesando concreto sotto la sua racchetta e davanti ai suoi occhi. Sarà che lo stereotipo ci dice che i tedeschi sono così, ci arrivano prima, sanno essere più maturi; sarà che molto semplicemente Alexander Zverev è un tenniste forte per davvero, ma il ragazzone di Amburgo non ha concesso nemmeno una palla break a colui che di titoli Masters 1000 ne aveva vinti più di tutti in carriera.
Un risultato che dunque parla da sé e in una gestione di una settimana impeccabile sotto tutti i punti di vitsa. Un successo che gli vale l’ingresso da lunedì in Top 10 – un giocatore così giovane non ci arrivava dal 2009 comn Del Potro – e che lo fa diventare il più giovane vincitore di un 1000 proprio da Novak Djokovic, quando a 19 anni anni il serbo vinse il primo titolo al Masters di Miami.
Certo, poi bisognerebbe raccontare proprio anche di Djokovic, capace ieri con Thiem di giocare la sua migliore partita di sempre sul rosso – almeno così definita dal diretto interessato in fase di premiazione – e oggi, invece, apparso decisamente svuotato. Dal punto di vista tecnico infatti non c’è un granché da raccontare: Zverev si muoveva meglio e soprattutto tirava molto più forte. E di fronte a una situazione del genere nel tennis non c’è molto altro poi da dire.
Se Zverev sarà un nome da considerare anche in ottica Parigi, con il Roland Garros lontano solo 8 giorni, è presto detto. Vista la moria generale, ci pare evidente che un ragazzo dotato di questo talento e forte anche del primo successo in carriera, possa certamente entrare tra gli outsiders. Cosa dire invece di Djokovic? Più difficile capirlo. La settimana romana dell’ex numero 1 del mondo è stata un’altalena: dal primo turno ben poco convincente contro Bedene al miglioramento visto con Bautista-Agut, passando per la gran partita in semifinale con Thiem e finendo con la prestazione piuttosto spenta di oggi. Qual è il vero Djokovic? Al momento non è davvero dato saperlo, se non con un’analisi alla fine piuttosto semplice: un giocatore ancora in grado di fornire ottimi picchi, ma a differenza del passato incapace di mantenere la continuità sulla distanza. Caratteristica fondamentale, quest’ultima, per imporsi in tornei importanti. Come Roma, ad esempio. O come Parigi, certamente. Chissà se Andre Agassi, ufficialmente annunciato dal serbo come suo nuovo allenatore - saprà dargli una mano per ritrovare proprio quella.
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