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Roger Federer e i ricordi di tutta la redazione di Eurosport - Il mio Roger Federer

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DaEurosport

Aggiornato 16/09/2022 alle 17:45 GMT+2

TENNIS - Roger Federer è il tennis. Sembra un luogo comune, ma non lo è: ognuno di noi, infatti, anche chi non segue abitualmente questo sport, conserva un ricordo, un aneddoto o un episodio legato a lui. Abbiamo perciò raccolto i ricordi della nostra redazione: un modo tutto nostro per dire grazie a un campione unico che ci ha fatto divertire ed emozionare.

Roger Federer

Credit Foto Eurosport

Roger Federer ha detto basta. Una vita nel tennis, una vita di trionfi, una vita di giocate e spettacolo. Una vita che ha segnato in maniera indelebile appassionati, e non, di questo bellissimo sport. E così, come casa del Tennis, a Eurosport abbiamo deciso di omaggiare il fenomeno svizzero con un ricordo, un aneddoto, un pensiero, qualsiasi cosa abbia intaccato la nostra vita collegandola a Federer. Qui sotto, ecco cosa è stato Roger Federer per chi lo ha raccontato per tutti questi anni a Eurosport, in attesa di gustarcelo insieme a voi nell'ultimo atto della Laver Cup 2022.
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(Jacopo Lo Monaco) - "Mia mamma se n'è andata il giorno dopo la finale di Wimbledon 2018. Non ho avuto il coraggio di dirle come fosse andata quella partita e lei non era più in grado di chiedermelo. Da quando ha iniziato a seguire il tennis (direi 1982) Roger Federer è stato l'unico che la facesse realmente appassionare. Sono convinto che, se l'avessi dovuto affrontare, lei avrebbe fatto il tifo per lui... A ogni successiva vittoria di Federer il mio primo pensiero andava a mia mamma e a cosa ci saremmo detti. Adesso che smette la sentirò un pochino più lontana".
(Federico Ferrero) - "Ricordo quando feci l'ufficio stampa a Milano nel 2001, primo torneo vinto da Federer. Roger era allenato da Peter Lundgren, si faceva andare a prendere dalla macchina della transportation e mi dissero che chiedeva di mettere su un CD di musica techno-tamarra. Aveva i colpi di sole, tirava qualche racchetta se la palla non andava dove voleva lui. Ma aveva un dono, anzi, il dono. La cosa straordinaria è che ha avuto la forza di coltivare e di avere rispetto del suo talento, diventando uno degli atleti più longevi di sempre. Federer è Federer per tante ragioni ma, soprattutto, perché è l'erede del tennis classico. Ha portato avanti la tradizione dei gesti del passato in un tennis a velocità supersoniche e dall'agonismo esasperato, lo ha fatto con grazia e con una tecnica che pure McEnroe è arrivato a invidiargli. Ecco perché secondo me non ha senso misurare la grandezza degli atleti. Certo, le vittorie Slam, le settimane al numero uno, gli scontri diretti. Ma Federer è grande a prescindere, perché ha lasciato un'eredità unica. Tutti quelli che si sentono un po' più soli, oggi, lo sono per quella ragione. Un tennista non è solo la somma delle sue imprese. Anche, ma non solo. Un campione è ciò che lascia a chi lo guarda e Federer ha cambiato per sempre lo sport".
(Roberta Vinci) - "Sono triste, era la notizia che nessuno avrebbe voluto sentire, ma purtroppo era nell’aria. Rappresenta uno degli sportivi più importanti di sempre. Non ho mai nascosto il mio "amore” per lui in campo, ma anche dal punto di vista umano. Voglio solo ringraziarti per tutto quello che hai fatto e per tutto ciò che rappresenti per il tennis. È stato un privilegio aver giocato nel tuo stesso periodo. Grazie Roger".
(Barbara Rossi) - "Che carriera! Un’ispirazione, un leader, un'icona e un modello per le nuove generazioni. Una lezione di classe dentro e fuori dal campo. Per me una fortuna averlo seguito dagli inizi della sua carriera"
(Paolo Canè) - "Mai visto nessuno giocare a tennis meglio di lui, grazie di esistere!! Buona vita" 👑"
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Roger Federer (Wimbledon 2018)

Credit Foto Getty Images

(Stefano Dolci) - "Nell'anno 2017 da testa di serie numero 17, Roger Federer all'Australian Open scrisse una delle vittorie più incredibili della sua carriera, trionfando per la 5a volta a Melbourne a 35 anni suonati. Il capitolo più incredibile della cavalcata di King Roger, capace dopo 6 mesi di inattività di tornare, ribaltare i pronostici della vigilia, vincere tre match al quinto set (mai successo prima) e battere nell'ultimo atto Rafa Nadal, il rivale di una vita, dopo essere stato sotto di un break nel parziale decisivo. Un'impresa capace di scaldare il cuore anche di un non accanito fan di tennis come il sottoscritto che quel giorno capì perché Roger Federer era fatto della stessa pasta di Mohammad Ali, Michael Jordan, Ayrton Senna, Marco Pantani. Campioni leggendari capaci di travalicare lo sport, regalare emozioni fortissime e diventare miti immortali".
(Michele Neri) - "Era il 14 luglio 2019, finale di Wimbledon contro Djokovic, l'ultima di uno Slam disputata da Roger. Forse me lo sentivo che non ci sarebbe stata un'altra occasione. Ma mi immaginavo una vittoria facile del serbo. Così, mi sono ritrovato dentro una chiesa per una messa domenicale, con la partita ancora in corso. E non ho resistito. Ho continuato a guardare il Re, anche tra le panche. Non mi era mai capitato prima, e non l'ho più fatto. Un'eccezione che mi son concesso solo per Federer".
(Simone Pace) - "Non sono esperto di tennis, tutt'altro, ma ho sempre cercato di perdermi meno partite possibili di Federer. Il mio ricordo è piuttosto recente: la finale contro Djokovic a Wimbledon nel 2019. Ricordo perfettamente la mia delusione, il mio nervosismo e il dispiacere quasi fisico per la sconfitta di Federer, che ha sempre avuto la straordinaria capacità di sapermi coinvolgere anima e corpo. Ero in vacanza e per vedere la partita avevo trovato rifugio in un bar in cui c'era una temperatura proibitiva: non penso che avrei resistito così a lungo se non ci fosse stato in campo lui".
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Roger "The King" Federer

Credit Foto Eurosport

(Pietro Pisaneschi) - "Classe ed eleganza, due elementi difficili da reperire ma automatici quando penso a Roger Federer. Ogni volta che ho seguito un suo match partivo dalla consapevolezza che, al termine, sarei stato appagato. Delusione, questa sconosciuta. Federer smette ed io, per dirla alla Eduardo Galeano, mi sento un po' mendicante di bellezza. Lunga vita al Re".
(Francesco Sessa) - "Partita: finale contro Nadal in Australia, 2017. Colpo: SABR, quasi impossibile solo a pensarla e immagine dell'evoluzione costante del suo tennis. Momento che ha significato qualcosa e che ha reso Roger il GOAT: la passerella sul Centrale di Wimbledon quest'anno. Lo status di GOAT certificato dalla sua "aura" e dall'amore del pubblico".
(Enrico Turcato) - "Niente tornei del Grande Slam, niente finali, niente Master 1000, ma 10 aprile 2017, a Zurigo. Si gioca un match di beneficienza chiamato "Match for Africa", nella patria di Roger. Oltre a lui è presente come avversario Andy Murray, che lo sfiderà in un palazzetto svizzero gremito. Io sono stato mandato lì per fare delle riprese, raccontare l'evento e se possibile strappare qualche dichiarazione. Terminata la partita, tramite l'aiuto di una memorabile PR, riesco incredibilmente ad avere una one-to-one con lui. Intervista da solo. Ci sono dei divanetti, siamo seduti e per 10 minuti mi risponde ad ogni cosa gli chiedo. Una divinità umana, di una gentilezza rara, sempre con il sorriso. Conservo ancora la foto con enorme nostalgia. In questa breve e personale testimonianza mi ha colpito un fatto non banale: il modo in cui un campione del genere si è posto all'ultimo degli sconosciuti. Dietro a leggende, a miti di questo calibro, si nascondono sempre grandi uomini. Lunga vita Re Roger".
(Luca Stacul) - "Nel 2015, alla vigilia del Roland Garros, sono in redazione e vado alla ricerca di materiale per un pezzo su Federer. Roger non vince uno Slam da 3 anni e a Melbourne qualche mese prima è uscito al terzo turno: sembra già tempo di amarcord. Spulcio gli archivi di Eurosport e trovo una clip brevissima del suo match d'esordio a Parigi nel 1999 contro Pat Rafter, giusto uno scambio. Dentro c'è tutto Federer: il talento, l'eleganza, la sfrontatezza che si trasformerà in esperienza. Ricordo il piacere con cui scoprii quella perla, lo stesso che ci accompagnerà per sempre riguardando le sue grandi partite".
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Il giovane Federer: esordio Slam nel 1999 e magia contro Rafter

(Matteo Zorzoli) - "Il mio Roger Federer è un ricordo famigliare: i miei genitori, mio fratello e mia nonna seduti per ore sul divano a guardare le sue finali di Wimbledon con le voci indimenticabili di Gianni Clerici e Rino Tommasi. Lo sport all'ennesima potenza. Ed è forse anche per questi momenti che, qualche anno più tardi, ho deciso di fare il giornalista sportivo".
(Francesco Balducci) - "Il mio non è un ricordo, una partita o una determinata giocata. Anche perché sarebbe quasi impossibile districarsi in questa infinita matassa, di seta. Concedetemelo. Le mie sono delle rimostranze per una grande e inascoltata ingiustizia. Quella di chi non avrà mai la possibilità di vedere giocare Roger Federer dal vivo. E la tessera numero uno di questo club infelice la compilo io. Lo svizzero rientra in quella nicchia di giocatori la cui performance sportiva dovrebbe essere perpetua, eterna. Un’installazione permanente come la Nascita di Venere o la Notte Stellata. In questo mondo zeppo di oscenità, chiediamo all’Unesco di prendere in considerazione la salvaguardia delle opere federiane, maradoniane o jordiane. Sono loro il vero Patrimonio dell'umanità"
(Ilaria Bottura) - "Roland Garros 2009. Dopo il ritiro di Andre Agassi, il mio tifo tennistico è sempre stato rivolto a Roger Federer. Ho negli occhi tantissime vittorie meravigliose e qualche delusione, soprattutto a causa della nadalite” di cui tutti l’hanno sempre rimproverato, e per ultima la finale di Wimbledon persa contro Djokovic con due match point sprecati. I momenti belli sono stati di certo tantissimi, ma quello che ricordo con più piacere risale al Roland Garros del 2009 e non riguarda direttamente lui, ma gli ottavi di finale tra Rafael Nadal e Robin Söderling: quando lo svedese vinse a sorpresa contro il Re della terra battuta, capii che la strada era spianata, che non ci sarebbero state interferenze di natura emotiva a negare a Roger almeno il career slam e che mi sarei gustata la finale ancora di più. Così fu: Federer demolì lo stesso Söderling in finale e credo di non aver mai applaudito tanto davanti al televisore per una partita di tennis".
(Alessandro Brunetti) - "Ieri, oggi, e domani. Perché Federer ha dato tanto al tennis, e continuerà a dare. Difficile trovare una sola partita, o un solo colpo, o un solo aneddoto.Troppi. Preferisco pensare a Federer come un'idea, un ideale, un concentrato di emozioni collegate incondizionamente al tennis che accompagneranno diverse generazioni. Ieri, oggi e domani. Mio figlio Edoardo quest'anno comincerà ad approcciarsi a questo sport. In questi anni, guardando con lui alcune partite, è rimasto stregato dalla potenza e determinazione di Nadal, e dalla completezza di Djokovic. "Ecco papà, sogno un giorno di essere come loro". I bambini, si sa, volano alti coi sogni, e puntano dritti ai migliori. Ed è bello così. Così gli ho mostrato anche qualche 'vecchia' partita di Roger, "Edo, ti manca un tassello. Guarda come giocava questo signore qui..." Dopo qualche minuto, si gira e mi confida: "Papà, posso cambiare idea? Ecco, voglio essere assolutamente come Federer." Perché Roger ha regalato spettacolo a chi lo ha visto giocare, ma ha regalato sogni e spettacolo anche a chi verrà dopo di lui. Ieri, oggi e domani. Il Re è morto, viva il Re".
(Marco Castro) - "Potrei pescare tra le storiche battaglie con Nadal, l'ultimo Wimbledon vinto, l'unico Parigi. Ma i ricordi più vividi di Roger, quelli che mi porterò dentro per sempre, sono legati alle emozioni che suscitava nella gente quando teneva una racchetta in mano. Le facce attonite e ammirate degli avversari dopo un suo passante o una magica palla corta, gli "oooh" più poderosi del solito da parte del pubblico a ogni suo ricamo. Ma anche il silenzio - più profondo di quello che è d'abitudine nel tennis - nei momento che precede il gesto, a scrutarlo, a osservare ogni sua mossa. Come si fa con un'artista che crea. Non ho mai provato per nessun altro atleta sensazioni così".
(Fabio Disingrini) - "Non ho un ricordo 'vivo' di Roger perché, pur avendolo visto giocare e poi incontrato in sala stampa, non ho mai avuto l’indecenza d’avvicinarmi, chiedergli un autografo, scattargli una foto: sindrome che anche e specialmente nel suo caso ha a che fare con un’opera d’arte. L'arte del trionfo e della sconfitta, ecco, perché se Federer non si fosse fermato a due match-point contro Djokovic, nella sua ultima finale a Wimbledon, non sarebbe stato il più umano né il più intimo, oltre che Il più bello e il più elegante. Senz'atro il più romantico. Pure fragile come quegli eroi che ameremo invecchiando in loro assenza. E chi l’ha detto che non sarà squisita questa nuova malinconia"
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Federer si ritira: i 10 colpi di Roger che ci hanno fatto emozionare

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