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Federer e il diritto di scegliere: Parigi val bene una rinuncia?

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Aggiornato 21/04/2017 alle 18:15 GMT+2

Lo svizzero, dopo aver manifestato la volontà di fermarsi durante la stagione sulla terra battuta, ha apertamente confessato di avere dei dubbi anche riguardo la sua presenza al Roland Garros: cerchiamo di capire da dove nascono le sue perplessità in vista degli obiettivi stagionali e di un'ultima parte di carriera necessariamente da gestire.

Roger Federer

Credit Foto Eurosport

Parigi val bene una domanda: giocherà o non giocherà? Roger Federer, dopo aver manifestato la volontà di fermarsi durante la stagione sulla terra battuta, ha apertamente confessato di avere dei dubbi anche riguardo la sua presenza al Roland Garros. L’ultima volta che l’abbiamo visto in campo nello Slam parigino risale ai quarti di finale contro Stan Wawrinka, edizione 2015. E due anni nel tennis non sono pochi. “Prenderò una decisione insieme al mio team il 10 maggio”, ha ammesso lo svizzero anche se poi ha aggiunto: “Per ora la mia intenzione è quella di giocare al Roland Garros”. La vera questione, però, è un’altra: per il 35enne di Basilea è la scelta giusta presentarsi a Parigi a fine maggio?
È chiaro che tutti gli amanti di questo sport, compresi gli addetti ai lavori, sperano che Roger ci sia, così come risulta scontanto augurarsi che i più grandi tennisti siano presenti sui grandi palcoscenici. La sua assenza potrebbe significare l'addio definitivo alla terra parigina e questo sarebbe motivo di rammarico. Del resto, però, bisogna prendere atto del fatto che Federer non è un giocatore come gli altri. E non è un atleta come gli altri.

A Parigi per vincere, non per partecipare

Il vincitore di 18 Slam deve gestire il suo fisico per rimanere competitivo fino al 2019, l’orizzonte verso cui tendere da lui stabilito. La gestione delle risorse è un obbligo e passa necessariamente per la scelta degli obiettivi. La decisione finale riguardo la partecipazione allo Slam francese maturerà rispondendo a questa domanda: “Sono in grado di vincere il Roland Garros?”. Non è facile credere oggi che questo sia possibile. Dal 2012 ha vinto un solo titolo sulla terra, due anni fa a Istanbul: un torneo minore dove aveva dovuto lottare contro Cuevas, Schwartzman, Gimeno-Traver e Nieminen. Scegliendo di non disputare nessun torneo di preparazione sulla terra, Federer vede diminuire le sue chance di vittoria a Parigi e questo potrebbe pesare nella sua valutazione.
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Il Roland Garros: dove nascono i dubbi

Roger ha realizzato un’impresa davvero impronosticabile alla soglia dei 36 anni: trionfare nei primi tre appuntamenti dell’anno, un tris che negli ultimi dieci anni era riuscito solo a Novak Djokovic. A Melbourne, alla ripresa dell’attività dopo sei mesi, ha superato se stesso ma il cemento non è la terra. Giocare e vincere sette partite al meglio dei cinque set sul rosso dopo aver disputato solo cinque partite su questa superficie negli ultimi 24 mesi è un volo pindarico perfino per il Re. Anche perché sulla sua strada ci saranno comunque Nadal, Djokovic, Murray e Wawrinka. Sorge quindi anche un altro problema. La stagione sull’erba comincia all’indomani della finale di Parigi e il calendario in questo caso non è benevolo perché lo svizzero ha già programmato di scendere in campo a Stoccarda (il 12 giugno) e Halle per essere in forma a Wimbledon, il suo vero obiettivo. La sequenza terra-erba non ammette pause e immaginatevi Federer che arriva ai quarti al Roland Garros con due o tre partite al quinto set sul groppone. Non rischierebbe di compromettere Wimbledon?

Il sacrosanto diritto di scegliere per divertirsi e allungarsi la carriera

Tra la metà di giugno e l'inizio di settembre ci sono sei tornei, tra cui i due major citati e due Masters 1000 che Federer potrebbe ambire a vincere. La classifica per lui è secondaria. Non essere più in testa alla Race al termine dello Slam parigino non sarebbe un motivo di preoccupazione e i suoi 4000 punti accumulati da gennaio in poi potrebbero consentirgli di tornare numero 1 del mondo anche senza tornei sulla terra. Come? Vincendo un altro Slam per esempio, impresa difficile ma non impossibile. Il rosso è la superficie a lui meno congeniale mentre l’erba e la seconda parte di stagione sul cemento possono essere ancora territorio di conquista. Insomma, ormai il basilese compete per divertirsi e per vincere, non per partecipare e ne ha tutti i diritti. Nessuno potrà storcere il naso di fronte a una sua decisione, soprattutto se risparmiare energie preziose ora potrà significare vederlo dipingere tennis ancora per un po’ di tempo.
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