Djokovic avanti tutta, pur con una piccola pausa

Il serbo batte Nieminen all'esordio a Parigi 6-2 7-5 6-2: Nole mette in mostra il suo gran gioco a tratti, pur rischiando di perdere il secondo set (ha recuperato dal 3-5 al 7-5). Da segnalare anche la sconfitta di Dimitrov, ancora deludente sulla terra battuta.

Novak Djokovic

Credit Foto Eurosport

Novak Djokovic è il favorito numero 1 per il successo in questo Roland Garros 2015 e all'esordio non ha avuto problemi a sbarazzarsi del finlandese Jarkko Nieminen, anche se - un po' come Rafa Nadal - il serbo non ha messo subito sul tavolo tutte le sue carte, anzi si può dire che abbia adattato il suo livello di tennis all'avversario, rischiando anche di perdere per strada un set.
Nel momento chiave del secondo parziale, però, ecco per un attimo il "vero Djokovic": Nieminen va a servire sul 5-3 per rimettere in equilibrio il conto dei set e si porta avanti 30-0, ma Nole risponde da fuoriclasse infilando 7 game di fila e ribaltando il set per il 7-5 finale. Basta questo probabilmente per definire il match di Djokovic, un po' pigro nelle accelerazioni quanto abile nel gestire angoli ed energie.
Sostanzialmente Djokovic ha fatto valere il suo servizio chirurgico (75% di prime con il 72% dei punti trasformati), giocando per lo più a strappi nei game di risposta. Per gli scambi interminabili e i cambi di ritmo extraterrestri l'appuntamento è rimandato ai prossimi turni: Lorenzi (o Muller), Tomic (o Kokkinakis) e Gasquet si candidano per i test di straordinarietà.
Nelle altre partite pomeridiane il risultato più eclatante è la sconfitta di Grigor Dimitrov, anche se va detto che la terra parigina non è esattamente la superficie preferita del bulgaro, che perse al primo turno anche al Roland Garros dello scorso anno. Dimitrov tiene solo nel primo set contro Sock, ma una volta perso il tie-break (9-7) crolla letteralmente, consegnando all'avversario statunitense il secondo e il terzo set con imbarazzante rapidità (6-2 6-3). Più bocciato che rimandato onestamente il bulgaro: lo scorso anno i quarti raggiunti a Melbourne e la semifinale di Wimbledon avevano fatto pensare a una crescita potenzialmente esponenziale, ma il crollo seguente ripropone il solito assunto: talento sì, consistenza no. E il polso non basta.
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