Le pagelle del Roland Garros 2021: Djokovic campione, Nadal re nudo. Krejcikova che sorpresa
Aggiornato 14/06/2021 alle 14:31 GMT+2
ROLAND GARROS – Tra vincitori, vinti, sconfitti, sorprese, delusioni, giovani e italiani, diamo come al solito i voti. Da Djokovic il re di Parigi alla sorpresa Barbora Krejcikova, sesta campionessa differente a trovare il primo titolo slam sulla terra parigina negli ultimi 6 anni. Ma anche il Nadal 're nudo' di fronte a Djokovic e le pressioni di Swiatek. Roland Garros: le pagelle di fine torneo.
I vincitori
Novak Djokovic. E’ nelle difficoltà che si forgia il guerriero e di ostacoli in questo Roland Garros, Djokovic, ne ha avuti tanti. Musetti agli ottavi da due set sotto; Berrettini ai quarti in una serata mai doma; Tsitsipas, in finale, di nuovo da due set sotto; ma soprattutto il padrone di casa, Rafael Nadal. E’ un titolo che sa di passaggio di consegne non tanto per i numeri, quanto per la percezione delle cose: Djokovic ha capito di poter battere chiunque ovunque. A -1 da quei due, l’obiettivo, è davvero a un passo. E la discussione si riapre: è il più forte di sempre? Voto 10 e lode. Al cyborg.
Barboba Krejcikova. Due anni fa non aveva classifica in singolare, ma giocava gli ITF più remoti per costruirsene una. Prima della pandemia era fuori dalle 100. Questa mattina è la numero 15 del mondo. Il tutto senza aver mai giocato un minuto in main draw (singolare) a Wimbledon e US Open. E’ stata la favola di questo torneo, ma anche la riprova che al tennis femminile, sulla terra rossa, manca qualcuna ‘che spieghi’. Voto 10. Alla sorpresa.
I finalisti
Stefanos Tsitsipas. La storia di Stefanos, così come quella di un’intera generazione che nonostante gli sforzi, nonostante i miglioramenti, è lì che aspetta, e aspetta, e aspetta, e aspetta ancora, mi ricorda le note di uno splendido pezzo degli Stereophonics, ormai quasi ventenne. Un sound malinconico ma anche di speranza. Il titolo è anche il suo voto. 9. Maybe Tomorrow.
Anastasia Pavlyuchenkova. Una vita per arrivare a un traguardo che da ragazzina, quando dominava in circuito junior, davano per scontato. Perderlo da Barbora Krejcikova, certo, non è un bel segnale, ma che volete dirle di più? Se l’è giocata. Forse non al meglio. Sicuramente avrebbe dovuto richiedere la verifica sul match point. Magari gli orsetti gommosi non sono proprio il top dei valori nutrizionali mentre affronti una finale slam... Ma se avesse fatto tutte le cose per bene, non sarebbe stata Nastia. Voto 8. Alla buonora.
Gli sconfitti
Rafael Nadal. E’ un ko che fa male perché mostra al mondo la fine di un’era. Soderling imbeccò il match della vita in un umido pomeriggio del 2009. Nel 2016 il suo fisico non arrivò al meglio. Quest’anno, dopo 15 anni di dominio assoluto, la sconfitta fa cadere l’aura di imbattibilità nella sua arena. E’ però uscito esattamente come ce lo saremmo aspettato: dando tutto, dopo una battaglia epica. Voto 9. Al re nudo.
Iga Switaek. Lo vinci, lo vinci, lo vinci, lo vinci, lo vinci... Non deve essere il massimo affrontarlo così, da 19enne, con un tormentone da mandarti fuori di testa come nemmeno un pezzo di Giusy Ferreri in una qualsiasi estate italiana alla radio. Perché sì, la povera Iga, su qualsiasi stazione girasse, si ritrovava sempre quel ritornello lì. E alla fine, distrutta, ha spento l'apparecchio. Comprensibile. Voto 6. Alla pazienza.
Le sorprese
Daniil Medvedev. Divertente, come al solito. Nel suo approccio alla vita, al torneo, alle cose. Ha iniziato festeggiando come un trionfo la vittoria su Bublik al primo turno e ha finito con un mezzo dissing agli organizzatori, che hanno scelto Amazon prima del pubblico. Il tutto arrivando ai quarti di finale di una superficie su cui non porterebbe a passeggiare nemmeno il suo cane. Per me, uno così, è sempre promosso. Voto 8. Al personaggio.
Tamara Zidansek. Nel femminile c’era l’imbarazzo della scelta. Ma se proprio dobbiamo andare oltre alla vincitrice, su cui ci siamo già espressi, allora l’occhio va sulla Zidansek. Zinedine, come soprannominata dalla nostra Roberta Vinci, si è spinta fino all’imponderabile prima del torneo: la semifinale. Le vittorie su Andreescu e Badosa le due ciliegine. Voto 9. Al cammino.
Le delusioni
Andrey Rublev. Struff in giornata spara dai missiloni che sarebbe meglio evitare, ma dopo averla ripresa da 0 a 2 sotto ti aspetti che vada a vincerla. Di solito, quelli forti, fanno così. E Andrey Rublev qui si presentava con tutti i crismi di ‘quello forte’. Si è fatto fregare, invece, sul più bello; tirando giù tutto il possibile, in uno show di irascibilità che fa davvero molto Rublev. Voto 5. Alla giornata.
Aryna Sabalenka. La finale a Stoccarda e la vittoria a Madrid. Qui, da numero 3 del mondo, era qualcosa in più di una delle potenziali vincitrice. Diciamocela tutta: era una seria pretendente. Invece, ancora una volta, si è arresa, con un impietoso 6-0 al set decisivo, a Pavlyuchenkova. Che per carità, è giocatrice di talento. Però, ecco, insomma... Anche no, se sei la 3 del mondo e nel mentre sono già saltate Barty e Osaka. Voto 4. Godot.
I giovani
Lorenzo Musetti. Quella partita lì ci ha proprio gasato. La sfrontatezza, la faccia tosta, l’irriverenza di sfidare Djokovic e di farlo con le sue armi. Per due set ha fermato Parigi e fatto sognare l’Italia. Certo, poi è tornato sulla Terra, ma il tempo è dalla sua. Unica nota: il ritiro, ecco, poteva evitarlo. Voto 7.5. Al carattere.
Cori ‘Coco’ Gauff. Dopo copertine, titoli, pagine, audio e chi più ne ha più ne metta su argomenti vari come età, storia, impegni sociali eccetera, si è finalmente tornato a parlare di tennis. E Coco Gauff mostra progressi. Seri. Un torneo di spessore e un quarto di finale che senza qualche tremolio nel primo set forse sarebbe potuto essere qualcosa in più. La strada comunque è quella giusta. Strict to the point, direbbero dalle sue parti. Voto 7,5. All’obiettivo.
Gli italiani
Li avevamo già trattati in un capitolo a parte a loro dedicato: a questa pagina il link.
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