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Nel mito di Rafa Nadal: l'uomo che al Roland Garros ha sconfitto anche la matematica

Simone Eterno

Pubblicato 24/05/2024 alle 21:24 GMT+2

ROLAND GARROS - Quello a Roland Garros 2024 sarà presumibilmente l'ultimo giro di danze di Rafael Nadal sul campo che l'ha reso mito, nel torneo dove ha sconfitto oltre che gli avversari, i pregiudizi e le male lingue, anche un concetto quasi impossibile da sfidare: la probabilità statistica. Un elogio al mito di Nadal sulla terra rossa e al suo ultimo giro di danze.

Rafael Nadal

Credit Foto Getty Images

C'è voluto del tempo per conquistare i francesi. Parecchio tempo. Rafael Nadal lo sa bene. Quanto avrebbero voluto che anziché a Manacor, Rafa, fosse nato un po' più in là nel Mediterraneo. Magari in Corsica, così da potergli accostare vicino al nome quel 'drapeau blue, blanc e rouge' che da più di 40 anni manca a Parigi. Ha impiegato anni, vittorie, Rafa, per prendersi 'tutto' il pubblico francese. Inizialmente, più di qualcuno, aveva storto in naso per quel ragazzetto spagnolo dalla zazzera ribelle e il bicipite pronunciato. In tanti, a Parigi, che di eleganza e grandeur ne è capitale mondiale, preferivano le gesta dell'altro eroe della racchetta, Roger, più 'signorile' nei suoi gesti in campo, più consono a quell'eleganza di cui si è fatta marchio Parigi. Qualcuno tra le righe negli anni aveva anche accusato Nadal. Dalla televisione pubblica e le sue inchieste al discusso magazine satirico Charlie Hebdo, che nel giugno del 2015, dieci anni dopo il suo primo successo, se ne uscì con una copertina 'vagamente allusiva'.
Rafael Nadal ha insomma dovuto combattere prima gli avversari e poi una sorta di pregiudizio. Ha dovuto convincere, superare allusioni e invidie. Sentimenti che, di anno in anno, più vinceva e più aumentavano. Fino al punto di 'rottura', in questo caso nell'accezione positiva del termine. Sì perché non avendo altro per rispondere all'infuori dei risultati portati dal suo talento, Nadal non è mai caduto nelle polemiche. A chi chiacchierava, alludeva, tifava o simpatizzava altrove, rispondeva con i risultati sul campo. E il tempo, come alla fine fa sempre, ha spazzato via tutto. Si sono arresi i francesi, si sono arresi i più scettici, si è arreso anche quella parte di tifo - per lo più federeriano - che inizialmente mal sopportava Nadal. Si sono inchinati, un po' tutti, alla dura realtà dei fatti, a ciò che a un certo punto diventa incontestabile perché evidente. Sì perché non è mai esistito nello sport che si possa definire veramente globale - non ce ne vogliano sciatori o nuotatori, o altre 'nicchie' praticate solo per una porzione di mondo - qualcosa di simile alla storia tra Rafael Nadal e il Ronald Garros. Centoquindici partite disputate in un arco temporale di 19 anni, centododici vittorie. Battere Nadal a Parigi è stato nella storia del gioco pressoché impossibile. È servita un'uggiosa giornata parigina di totale grazia tennistica di uno straordinario colpitore scandinavo, Robin Soderling; e la classe di colui che ha riscritto quasi ogni record nella storia del gioco, Novak Djokovic. Fine. Gli altri sfortunati passati dalle grinfie di Rafa al Roland Garros, si sono sempre arresi. Una specie di legge non scritta, di diritto divino trasformato in realtà. Sì perché se vi soffermate a riflettere davvero, se pesate tempo e avversari, capirete come il concetto di 3 partite perse su 115 giocate in 19 anni, sia totalmente privo di senso, si manifesti come una realtà dai connotati utopici, di uno schiaffo alla probabilità statistica.
Sarà per questa ragione che questa sua ultima, probabile, anzi, quasi certa apparizione a Parigi, ha un sapore così diverso per Nadal. Rafa si presenta a questo Roland Garros con una vulnerabilità che fa quasi tenerezza. Perché per la prima volta in vent'anni sa di non poter vincere; perché per la prima volta sa di essere qui, in fondo, solo per salutare, per omaggiare l'arena che l'ha reso mito. Persino quei francesi inizialmente tanto diffidenti l'hanno capito. E non a caso l'hanno accolto fin dal primo allenamento, ancor prima dell'inizio delle competizioni, con il tributo che si confà all'occasione.
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Nadal scalda i motori: rivivi il primo allenamento di Rafa a Parigi

Tutti in fondo stanno ripercorrendo quelle emozioni e quelle sensazioni già avute qualche tempo fa, quando fu Federer a salutare. In quelle lacrime diventate di culto alla Laver Cup, Nadal rivide - come noi rivediamo lui oggi sullo Chatrier - un pezzo di vita passargli davanti. Pensate a chi eravate e cosa facevate nel giugno del 2005, quando il neo 19enne Rafa vinceva il primo dei suoi quattordici titoli al Roland Garros.
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Rafael Nadal col il tuo primo titolo vinto al Roland Garros nel 2005 in finale su Puerta

Credit Foto Getty Images

È da qui che nasce l'emozione, da qui che scatta quella voglia quasi collettiva di voler 'proteggere' Nadal in questa sua ultima apparizione a Parigi. Sarà impossibile non tifare per lui, anche se per lui non avete mai tifato. Nadal ha scandito il ritmo delle nostre vite nelle ultime 20 primavere, quelle che gli hanno permesso di scrivere numeri che resteranno ineguagliabili nella storia del gioco su questa superficie. 63 titoli sulla terra rossa. Il 91% di vittorie ogni qualvolta ha disputato una partita ufficiale sulla terra battuta. 14 trionfi al Roland Garros, 12 titoli a Barcellona e 11 titoli a Monte Carlo. Nadal si prende primo, secondo e terzo gradino del podio nella storia del gioco alla voce 'giocatori che hanno vinto più di una volta lo stesso torneo', lasciando fuori dalla 'zona medaglie' persino le storie di Djokovic in Australia (10) o di Federer ad Halle e Basilea (10). Di numeri e record sulla superficie si potrebbe insomma continuare per righe e righe, fino a diventare ridondanti. Perché i numeri sono sì funzionali alla creazione del mito, ma le emozioni poi trascendono le statistiche.
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Rafael Nadal con l'ultimo titolo vinto al Roland Garros, il quattordicesimo, nel 2022 in finale con Ruud

Credit Foto Getty Images

Ed è per questo che in fondo siamo ancora tutti qui, quest'oggi: le emozioni. I ricordi che regala lo sport, le associazioni ai momenti della nostra vita. Tante passano, alcune le ricordiamo, altre restano indelebili. L'ultima danza di Rafael Nadal, l'uomo che a Parigi ha in sostanza sconfitto la probabilità rendendo reale l'imponderabile, si configurerà certamente nell'ultima di queste categorie. Preparate i fazzoletti. Ne avremo bisogno.

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