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Safin: "Coronavirus creato per impiantarci microchip, Bill Gates sapeva tutto"

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Pubblicato 20/04/2020 alle 09:55 GMT+2

L'ex numero uno del mondo, in una diretta Instagram con il quotidiano sportivo Sports.ru, ha illustrato le sue fantasiose idee sulla nascita e diffusione del Covid-19.

Marat Safin

Credit Foto Getty Images

Marat Safin, numero uno del mondo alla fine del 2000, in campo è sempre stato un giocatore capace di tutto. La personalità non gli manca e lo dimostra anche in questa teoria davvero singolare. D'altronde, il Coronavirus è terreno fertile per i complottisti. Il russo, nel corso di una diretta Instagram con il quotidiano sportivo Sports.ru, ha illustrato le sue fantasiose idee sulla nascita e diffusione del Covid-19:
E' stato preparato tutto per poter impiantare microchip nelle persone. Nel 2015, Bill Gates ha dichiarato che ci sarebbe stata una pandemia. Non credo che sia un indovino. Lo sapevano e tutti si stavano preparando. Al World Economic Forum di Davos sono state effettuate simulazioni due settimane prima che il virus fosse conosciuto nel mondo
La sua teoria della cospirazione prosegue:
Le persone stanno andando nel panico e credono a quello che dice la televisione. Verranno vaccinate con nanochip. I leader politici sono cospiratori? Ci sono uomini più potenti dei leader politici. Quelli che gestiscono davvero i soldi sono i proprietari del mondo. Un governo ombra mondiale? Chiamatelo come volete. Comunque non sono cose che mi sto inventando io: è tutto su Internet...
Una volta ritiratosi dal tennis, Safin si è candidato alla Duma di Stato alle elezioni parlamentari russe del 2011 per Russia Unita di Vladimir Putin, venendo eletto rappresentante dell'Oblast' di Nižnij Novgorod. Oltre a occuparsi di tennis, sport e scuole, il vincitore di due Slam (US Open 2000 e Australian Open 2005) è stato presidente della commissione Associazioni Pubbliche e Organizzazioni Religiose supportando, inoltre, la legge che impediva ai cittadini statunitensi di adottare orfani russi. Rieletto nel 2016, Safin ha rassegnato le dimissioni nel maggio del 2017 perché, entrato nella Tennis Hall of Fame l'anno precedente, non riusciva a conciliare gli obblighi di governo con quelli di rappresentanza sportiva.
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