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Tennis, Alcaraz 1° e Nadal 2°: ranking ATP storico per la Spagna, ma occhio a Djokovic e a un 2022 "fasullo"

Simone Eterno

Pubblicato 03/10/2022 alle 11:37 GMT+2

TENNIS - 22 anni dopo Sampras e Agassi, una nazione tornare ad avere n°1 e n°2 del mondo del ranking ATP: è la Spagna di Carlos Alcaraz e Rafael Nadal. Una giornata storica per la racchetta, ma quello del 2022 resta un ranking da prendere con le molle: senza i punti di Wimbledon e con un Djokovic privo di 2 slam e 4 Masters 1000, la classifica è 'drogata' dall'assenza del serbo.

MAY 06: Carlos Alcaraz greets Rafael Nadal at the net following their match at the Mutua Madrid Open, on May 6, 2022, in Madrid, Spain.

Credit Foto Getty Images

La prima settimana di questo ottobre 2022 segna a suo modo una data storica per il tennis: 22 anni dopo i mitici Pete Sampras e Andre Agassi, Carlos Alcaraz e Rafael Nadal tornano a portare una stessa nazione in posizione n°1 e n°2 del ranking mondiale ATP. E’ la prima volta di sempre per la Spagna e arriva dopo i strani incastri di questa anomala stagione tennistica, segnata da due eventi: la “particolare” annata di Djokovic e l’irrilevanza – in termini matematici – del torneo di Wimbledon.
TENNISTAPUNTI ATP
1. Carlos Alcaraz6740
2. Rafael Nadal5810
3. Casper Ruud5645
4. Daniil Medvedev5065
5. Alexander Zverev5040
6. Stefanos Tsitsipas4810
7. Novak Djokovic3820
8. Cameron Norrie3445
9. Andrey Rublev3345
10. Hubert Hurkacz3175
*Classifica ufficiale ATP a lunedì 3 ottobre 2022
Sì perché se il ranking parla chiaro, altrettanto l’ha fatto il campo. Seppure la lista dei partecipanti all’ATP 250 di Tel Aviv non fosse certo degna dei torni più difficili al mondo, Novak Djokvoic – a oggi n°7 del mondo e addirittura n°15 della Race – si è laureato campione centrando il terzo titolo della stagione; l’unico ad aver vinto quest’anno – grazie a Roma e appunto Wimbledon – su tutte le superfici. Quella del serbo è stata un’indicazione piuttosto interessante, perché vincere non è mai banale e farlo a distanza di 3 mesi dall’ultima partita ufficiale lo è forse ancor di più. Novak Djokovic infatti non giocava un match “vero” dall’ultima finale di Wimbledon vinta con Kyrgios e con il successo a Tel Aviv ha in qualche modo messo in dubbio ancor di più la validità del sistema di ranking in corso in questa stagione.
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Novak Djokovic con il titolo vinto all'ATP 250 di Tel Aviv, 89° titolo ATP della carriera

Credit Foto AFP

A oggi 15° della Race a 2220 punti – 5 in meno di Matteo Berrettini – al serbo mancano 2000 punti del successo a Wimbledon che già oggi lo indicherebbero come attuale settima forza della corsa al ranking in questo 2022. Un bottino che Djokovic è stato in grado per giunta di raggiungere giocando la metà esatta dei principali tornei della stagione: al serbo mancano 2 slam – Australia e US Open – così come 4 Masters 1000 nordamericani – Indian Wells, Miami, Montreal e Cincinnati. Insomma, per quanto al vertice di sia un Carlos Alcaraz assoluto protagonista di questa stagione e un Rafael Nadal solito meraviglioso interprete della racchetta, in questo 2022 il ranking tennistico pare avere un po’ meno ‘senso’ di quanto ne abbia sempre avuto di solito, se non altro per l’assenza di un protagonista che chiaramente, quando ha potuto giocare, ha dimostrato ancora una volta il proprio valore.
Ecco perché il finale di stagione resta interessante. Djokovic può provare a risalire una classifica che tra il 500 di Astana al via questa settimana, Parigi Bercy e le ATP Finals mettono in palio per lui 3000 punti potenziali (che diventerebbero 3500 nel caso il serbo decida di partecipare all’ultimo al torneo di Vienna o Basilea dell’ultima settimana di ottobre). Un bottino che Djokovic ha messo nel mirino per andare a ricostruire una classifica per lui ‘fasulla’, ma pur sempre unico metro d'iscrizione per ricominciare, con più normalità, un 2023 in cui il serbo tornerà a dare la caccia al record di 22 titoli slam proprio di Rafael Nadal.
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Djokovic: "Federer eterno, ma il mio rivale n.1 è Nadal"

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