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Novak Djokovic, Parigi e ritorno: storia di una stagione all'inferno

Fabio Disingrini

Aggiornato 26/07/2017 alle 19:30 GMT+2

Dall'apice della sua carriera al ritiro annunciato: un'estate dopo il Roland Garros del Career Slam, Novak Djokovic si ferma. Tutto da rifare dopo 51 slam consecutivi: Nole deve ripartire da quella normalità impossibile sull'esempio di Federer e Nadal, che hanno fatto del tennis un simbolo di materia resistente.

Wimbledon 2017, Novak Djokovic

Credit Foto Getty Images

All’inizio del 2016, Novak Djokovic superava sia Federer che Nadal nell’head-to-head, battendo Murray per la quarta volta all’epilogo di Melbourne. Con 5 finali major consecutive di cui 3/4 conquistate l'anno prima - oltre a 6 Masters Mille, un ATP 500 e il Master di Londra - Nole aveva un’ossessione: vincere il Roland Garros per completare il suo Career Slam diventando, con buona pace di certi puristi del tennis, il dominatore di un’epoca.

Parigi sul tetto del mondo

Del Roland Garros di un anno fa s’è parlato a lungo come dell’apice della sua carriera e insieme foce di una crisi inesorabile. Non plus ultra come riflusso più interiore che fisico, più “esistenziale” che sportivo: come se il suo dodicesimo titolo slam, il più ambito, il più sofferto, l’avesse svuotato dei suoi stimoli più feroci, sottratto alla sua esemplare dedizione. Lui che aveva fatto del suo tennis una risorsa totale e automatica, un equilibrio perfetto di ordine e frequenza: Novak Djokovic e la sua sintesi meccanica di forza, velocità e resistenza, un prototipo (che sembrava) in continua evoluzione e insieme macchina finita.
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Roland Garros 2016, Novak Djokovic

Credit Foto Getty Images

2011/16: festa mobile

C’è stata una svolta, nel 2011, per un giocatore che pareva destinato alle briciole di Federer/Nadal prima che trasformasse la loro diarchia perfetta in una specie di dittatura. Era diventato l’invincibile senza la grazia di Roger, riscrivendo l’estetica muscolare di Rafa in una formula più fredda e robotica, svelando una pienezza (dis)umana e isolata dalla “passione” di Nadal.
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Wimbledon-Finalisten 2014: Djokovic und Federer

Credit Foto Imago

Oggi che gli dei sono tornati a spartirsi i sacramenti - che Federer ha vinto 2 slam e altrettanti Masters 1000 e Nadal ha scritto la Decima di Montecarlo, Barcellona e Parigi - Djokovic si ritira dalle scene saltando l'ultimo slam della stagione. Ora che la "perdita" di Andy Murray è coetanea e concomitante: lui che davvero “sfortunato” - prima spettatore senz’armi dei fasti di Federer/Nadal, poi respinto da Djokovic suo coetaneo - aveva giovato per primo della crisi di Nole per diventare numero 1, rivincere Wimbledon e le Olimpiadi.

Un'estate pericolosa

Estate 2016. L’eliminazione al terzo turno di Wimbledon da due volte campione in carica sembra un “normale” calo di prestazione dopo il Roland Garros, anche se sull’erba del Championships sfuma il Grande Slam che manca nel tennis maschile da Laver 1969. Djokovic scaccia i primi fantasmi vincendo la Rogers Cup, ma alle Olimpiadi esce subito per mano di Del Potro mentre circolano le foto con l’attrice indiana Deepika Dippy Padukone e qualche rumor dal villaggio di Rio. Si sa che i Giochi sono un torneo sui generis, che certi medagliati del tennis si chiamano Nicolás Massú (Atene 2004) o Monica Puig (Rio 2016), che il prestigio (e il montepremi) dello US Open è di un altro livello e Nole lo alza, cedendo solo a Wawrinka in finale.

Per chi suona la campana

Inverno 2016. Dopo 3 anni e 6 slam vinti, per un totale di 25 tornei in bacheca, Djokovic si separa da Boris Becker e i motivi sembrano girare intorno al nome di Pepe Imaz - ex tennista spagnolo e oggi mental coach, meglio conosciuto come il guru - sempre più vicino a Nole. Le parole di Becker però sono davvero emblematiche: “Gli ultimi sei mesi sono stati molto complicati, Novak ha scelto di passare più tempo con la famiglia e sono il primo a pensare che la famiglia venga sempre al primo posto, ma lui ha voluto perseguire anche altri interessi fuori dal campo.
Nole non ha dedicato tutto il tempo che doveva al tennis e lui lo sa. Un campione deve essere prima di tutto egoista: è più facile quando hai vent’anni, poi inizi ad avere un figlio, una moglie, una famiglia a cui pensare e qualcosa rischia di passare in secondo piano.
Parole forti ma necessarie, sta di fatto che Djokovic inizia il 2017 battendo Murray a Doha in una finale tirata: sembra che i protagonisti non cambino mentre tutto sta cambiando perché a Melbourne, nella sua Melbourne, Nole viene eliminato al secondo turno da Istomin e s’avvera la finale dei sogni: Federer contro Nadal, la restaurazione.

Avere e non avere

Tecnicamente, Djokovic perde profondità, il suo footwork (incredibile a dirsi) è più lento, le percentuali di servizio calano. Le falle mentali diventano strutturali e le due sconfitte oltreoceano con Kyrgios (Acapulco e Indian Wells) sono più che sintomatiche. Ci vuole una scossa: Nole corteggia e convince Agassi ad allenarlo per tornare ad essere il miglior “difensore” della sua generazione: "Avevo deciso di dire no, poi mia moglie Steffi (Graf, ndr) mi ha detto ‘Avanti, vai‘. Novak può giocare anche meglio di come abbia fatto in passato, deve solo capire cosa l'ha reso tanto forte ma non sono certo che ne sia ancora consapevole". Niente da fare: contro Thiem, al Roland Garros, la resa è incondizionata. Parigi, un anno dopo.
Ci sono stati molti cambiamenti, sia nel mio staff che nella mia vita. Penso a molte cose, ma mi sento anche responsabile verso il tennis e i miei tifosi. Non è una decisione facile da prendere: ci penserò in questi giorni e deciderò, non escludo nulla.
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Roland Garros 2017, Novak Djokovic&Andre Agassi

Credit Foto Getty Images

Addio alle armi

Verso Wimbledon, Nole fa i conti con la normalità e gioca un torneo di preparazione vincendo a Eastbourne. Le sensazioni sono positive e la famiglia è unita perché la moglie Jelena è incinta del secondogenito:
Siamo pieni di gioia, andiamo d'accordo e queste giornate saranno ancor più speciali per noi. Negli ultimi tempi è stato cruciale avere il pieno supporto dalla mia famiglia, che è essenziale per la mia stabilità.
A Wimbledon, Djokovic non è più il giocatore invincibile del 2015 ma procede a fari spenti fino ai quarti di finale con Berdych e un bottino contro il ceco di 25 vittorie in 27 precedenti. Il gomito però fa male, Nole perde il primo set e si ritira dopo un’ora: un problema che, si scopre in conferenza stampa, non gli dà pace da 7 mesi.
Djokovic info

Il sole sorgerà ancora

26 luglio 2017. Novak Djokovic sceglie il sole di Belgrado e un campo in terra battuta (sì, come quello di Parigi), per annunciare che salterà gli US Open e tutti i tornei dell'anno: "Sento ancora dolore e ho capito che devo fermarmi perché negli ultimi mesi il problema è peggiorato". Da quando nel 2005 debuttò agli Australian Open, Nole non ha mai saltato uno slam e nemmeno un torneo per infortunio:
Starò senza racchetta per due mesi: non è una decisione facile ma guardo al lato positivo perché spenderò questo tempo nel migliore dei modi, ovvero con la mia famiglia.
Health Time. Le storie di Federer e Nadal sono l’esempio che esiste uno stato di vittoria nel divieto della sconfitta, un simbolo di tennis dei primati come materia resistente. Oggi che Federer è il campione dell'incredibile e Nadal squisitamente più umano. Perché a quelli che non sono mai caduti, non s'è svelata la bellezza della vita. Ajde Nole.
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