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Jannik Sinner: "Ho un bersaglio sulla schiena, ma mi piace sentire la pressione. Alcaraz? Mi spinge a migliorarmi sempre di più"
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Pubblicato 15/07/2025 alle 19:34 GMT+2
TENNIS, WIMBLEDON - In un'intervista concessa a CNBC, Jannik Sinner approfondisce le emozioni vissute durante e dopo la conquista dello Slam londinese. "Ho un bersaglio sulla schiena, ed è per questo che continuo ad allenarmi duramente. Ma la pressione mi piace, se non la senti, vuol dire che non ti importa".
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Video credit: Eurosport
La cavalcata di Wimbledon è stata uno scrigno di emozioni per Jannik Sinner. Dalla delusione per le sconfitte a Roma e al Roland Garros, al bruciante desiderio di rivalsa, alla gioia per il trionfo arricchita dalla presenza della famiglia sugli spalti. Il numero uno al mondo ne ha parlato in un'intervista rilasciata a CNBC, partendo dallo stimolo continuo dato dal confronto con Carlos Alcaraz.
"La rivalità con Alcaraz mi spinge a migliorare. Perché, quando perdi con qualcuno, vuoi lavorare ancora di più per cercare di migliorare".
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Carlos Alcaraz e Jannik Sinner durante la finale di Wimbledon 2025
Credit Foto Getty Images
Il bersaglio sulla schiena
Essere numero uno al mondo e aver vinto quattro degli ultimi sette Slam lo colloca in una posizione peculiare. "La pressione mi piace - riconosce Sinner -. Se non la senti, vuol dire che non ti importa nulla di quello che stai facendo. Mi sento un privilegiato per essere in questa posizione, ed è questo ciò che mi motiva a dare sempre il massimo. Certo, ho un bersaglio sulla schiena, tutti mi studiano, ma è proprio per questo che continuo ad allenarmi duramente. Devo sempre migliorare e ho bisogno della mia squadra".
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Jannik Sinner con il trofeo di Wimbledon 2025
Credit Foto Getty Images
L'emozione di vincere davanti alla famiglia
"Vincere a Wimbledon è stata una sensazione incredibile - conclude l'azzurro -, perché avevo lì con me tutta la mia famiglia e tutto il mio team. Mia mamma è arrivata a Londra il giorno della finale, apposta per vedermi. Soffre un po' durante le partite, ma è normale, è una mamma...".
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