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C’è il tennis della strafottenza e quello del fair play: due scuole di pensiero a confronto

Ilaria Bottura

Aggiornato 05/07/2019 alle 12:05 GMT+2

Da un lato c'è Kyrgios, che colpisce Nadal e non solo non si scusa, ma rincara la dose. E dall'altro c'è Matteo Berrettini, che vince nell'ultimo match di Baghdatis e gli lascia la scena per il tributo alla carriera di un tennista unico. Tennis non convenzionale contrapposto a educazione: voi che cosa preferite?

Focus Kyrgios Berrettini

Credit Foto Eurosport

In principio era il tennis di classe, quello dei ricchi, quello dove la cortesia era di casa e dove non volava una parola storta. Il tennis di eleganza nel comportamento, prima che nel gioco... Stiamo parlando di ere fa, di costumi anacronistici e di racchette in legno, perché poi è arrivata una prima ondata di bad boys che hanno stravolto il mondo del polite che aveva patinato per anni i club del tennis.

Dal fair play alle sfuriate

Sono indimenticabili le sfuriate di Jimmy Connors, per non parlare del teatrale “You cannot be serious!” urlato da John McEnroe... E arriviamo quindi ai giorni nostri, dove troviamo un mix delle due tipologie di giocatori: da un lato quelli che prendono applausi ovunque vadano a giocare, anche se perdono, e dall’altro quelli che sembrano goderci nell’avere un brutto rapporto almeno col pubblico e possibilmente anche con i colleghi.

Il caso di Kyrgios

Dopo avervi parlato della bravata di Bernard Tomic, ovviamente il caso ora è Nick Kyrgios, che da giorni alimentava con la sua irriverenza la tensione per la sfida con Rafael Nadal. Durante l'incontro con il maiorchino, l’australiano ha mantenuto un atteggiamento quantomeno discutibile, ha tirato un colpo addosso all’avversario, non si è voluto scusare e in conferenza stampa ha dato la sua – altrettanto discutibile – motivazione sulla ragione per cui non l’ha fatto.
Quando gli è arrivato il passante addosso, perché avrei dovuto scusarmi? Quanti Slam ha vinto, quanti soldi ha guadagnato? E non può prendersi una pallata nel petto se capita?
Le ragioni che portano Kyrgios a parlare in questo modo non le conosciamo, sappiamo solo che si tratta di un soggetto ormai noto per le sue intemperanze ed evidentemente l’effetto della terapia forzata dallo psicologo che l’ATP gli aveva imposto (per cercare di calmarsi e migliorare il carattere) ormai è svanito.

Rispetto per i colleghi

A molti Kygios piace perché non è un giocatore convenzionale (come del resto non lo era Andre Agassi!), a volte in campo regala attimi di puro spettacolo ed è uno che esce dagli schemi. Però probabilmente a tutto c’è un limite. Che ci sia ruggine con Nadal è altrettanto normale: non si può andare d’accordo con tutti e lo stesso Rafa non a tutti piace. Perciò ricordiamoci che i soldi che guadagna il mancino di Manacor arrivano da quanto ha vinto, e cioè tantissimo: già solo per questo merita rispetto. Un rispetto che Nadal stesso tributa a tutti i colleghi, anche gli avversari più ostici, come per esempio è accaduto al Roland Garros, quando ha eliminato Roger Federer: pur essendo Nadal il Re di Parigi, il pubblico era in standing ovation per lo svizzero e lo stesso Rafa, che si stava cambiando la maglietta sudata per affrontare l’intervista di fine match, ha smesso di vestirsi ed è rimasto con una manica della tuta infilata e l’altra no, perché anche lui si è messo ad applaudire con il pubblico mentre Roger usciva dal campo.
Certo, Rafa è più grande di Nick e quindi più maturo... E quindi? L’età sarebbe una giustificazione? Assolutamente no. Perché per un Nick Kyrgios che fa girare le scatole (passateci il termine) a tutti i colleghi o quasi, c’è poi un Matteo Berrettini che dà una lezione di educazione e di grande fair play a tutti.

Non è una questione d'età: Berrettini insegna (l'educazione)

Matteo ha un anno meno di Nick, quindi sarebbe giustificato quanto Kyrgios se si lasciasse andare a qualche “cafonata” o caduta di stile... E invece no. Additato da tutti come ragazzo serio e gran lavoratore, mai fuori posto e sempre garbato, nella sfida con Marcos Baghdatis ha dato prova di grande educazione, correttezza, intelligenza e umanità. Che cosa è successo? E’ successo che il cipriota aveva annunciato il ritiro dal tennis dopo Wimbledon e il destino ha voluto che il suo ultimo carnefice fosse proprio il giovane romano.
La tradizione vuole che gli applausi in campo, però, siano destinati al vincitore del match e non allo sconfitto, ma questa volta è stato diverso: Matteo, dopo grandi abbracci, si è umilmente defilato e ha lasciato la ribalta all’avversario, che si è scatenato in baci, abbracci, saluti e distribuzione di doni, per chiudere la carriera con un sorriso. Il risultato è stato che Berrettini ha lasciato il campo prima dell’avversario e nell’andarsene ha disteso un braccio verso Baghdatis come a dire “Applaudite lui che se lo merita, ve lo lascio” ed è uscito in sordina.
Un gesto di classe infinita che stride con l’atteggiamento fin troppo guascone di Kyrgios, e purtroppo, per dovere di cronaca, bisogna sottolineare che non è il solo. Ma fortunatamente c’è anche chi, come i due Berrettini, Lorenzo Sonego e altri personaggi come Nadal, Federer e uno su tutti Juan Martin Del Potro, riesce a riportare un po’ di classe in questo tennis che a volte si imbizzarrisce.
Preferite l'irriverenza di Kyrgios o l'umiltà di Berrettini?
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