Federer, la lezione è impietosa: Matteo Berrettini fa in tutto 5 game

Lo svizzero, sul centrale, infligge un'ora di lezione gratuita a un Berrettini semplicemente impotente: 6-1, 6-2, 6-2 con Federer che accede così in scioltezza ai quarti di finale. Lo svizzero troverà il giapponese Kei Nishikori.

Federer e Berrettini a rete

Credit Foto Eurosport

dall'inviato a Wimbledon - Se chiedete a chi l’ha affrontato per la prima volta, specie su questa superficie, troverete sostanzialmente sempre questa risposta: “Federer non ti lascia il tempo di pensare”. Ecco, aggiungente un nuovo capitolo e contrassegnatelo sotto la voce Matteo Berrettini, che sul centrale di Wimbledon ha avuto giusto il modo di entrare, salutare, e riprendere la via degli spogliatoi. Un'ora e 14 minuti. Esattamente quanto ci mise Fabio Fognini ormai 7 anni fa, quando a Federer strappò un totale di 6 game e, come Berrettini, se ne tornò mestamente negli spogliatoi.
No, Matteo Berretini, non è stato una minaccia per Roger Federer, di cui troppo spesso, se di mezzo ci vanno i colori azzurri, si tende a perdere il contatto con la realtà. L’elvetico è un’altra cosa. Appartiene a un’altra dimensione. Gioca un’altra disciplina. Già perché se Federer non ha sostanzialmente mai sofferto in carriera i big-server – ad eccezione del clamoroso ko dello scorso anno proprio contro Kevin Anderson – in fondo non poteva che essere così anche oggi con il buon Matteo, che al livello degli Isner, dei Raonic o degli stessi Anderson non ci è ancora arrivato.
E’ così passato un treno sopra il ‘povero’ Berrettini. Che sostanzialmente ha dovuto ingoiare l’amara pillola della realtà dei fatti: l’appartenenza di Federer ad un’altra categoria, specialmente in questi giardini.
Ciò non leva al romano il benché minimo merito di quanto fatto in questo suo cammino londinese: a questa partita tutti l’aspettavano e a questa partita Matteo è arrivato. Quella di oggi, però, è una dura, cruda, impietosa e certamente utile – per il futuro – lezione tennistica. Quella imposta da ‘mastro Federer’, che ha ancora una volta scherzato con la nuova generazione e ci ha ricordato, con il suo tennis impossibile, l’appartenenza a una dimensione altra. Sei-uno, sei-due, sei-due in una partita che tale non si è mai potuta definire. Quarto di finale messo saccoccia e via dritto il prossimo obiettivo: Kei Nishikori. Per Berrettini il ricordo della prima volta e il sorriso amaro di chi, per un giorno, non ci ha davvero capito nulla.
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