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Wimbledon, le 10 partite più belle della storia da Borg a Federer

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Aggiornato 26/06/2021 alle 13:36 GMT+2

WIMBLEDON - Il 14 luglio 2019 si è giocato l'ultimo punto all'All England Club ma dopo due anni torna la magia londinese: scegliamo 10 sfide dei Championships da rivivere per la loro bellezza e il loro significato nella storia del tennis maschile e femminile.

Wimbledon 2001, Federer batte Sampras.

Credit Foto Imago

Wimbledon è mancato a tutti gli appassionati. Da quel 14 luglio 2019 non si è più giocato, dato che nel 2020 tutta la stagione sull'erba è stata cancellata dalla pandemia di Covid-19. Si ricomincia dunque dalla finale Djokovic-Federer, quattro ore e 57 minuti di battaglia, e da quei due match-point non sfruttati dallo svizzero, al termine di una delle partite più belle e drammatiche nella storia di questo sport. I Championships tornano da lunedì 28 giugno per terminare domenica 11 luglio con la finale maschile. Non ci resta che fare un salto nel passato proponendovi un elenco di sfide che di sicuro hanno lasciato il segno negli amanti del tennis, consapevoli che ognuno avrà nel cuore le proprie.
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Borg-McEnroe, "il match del XX secolo": una finale da leggenda a Wimbledon 1980

Navratilova-Evert, finale 1978 - 2-6 6-4 7-5

Il 7 luglio 1978, Martina Navratilova e Chris Evert si conoscevano già molto bene. Martina era riuscita a vincere soltanto 5 delle 26 partite disputate contro l’americana che, reduce dalla vittoria di sei degli ultimi sette confronti, era data per favorita. È la differenza di stili a rendere lo spettacolo indimenticabile: la lucida solidità della Evert contro l’arte della rete della Navratilova, l’acume tattico dell’una contro la costante propensione all’attacco dell’altra.
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Martina Navratilova batte Chris Evert nella finale 1978

Credit Foto Getty Images

Nonostante la tensione agonistica, lo spirito della partita è di grande sportività. Nella fase decisiva del match, sotto per 2-4 con break a sfavore, la Navratilova alza il proprio livello di gioco e regala agli spettatori entusiasmati tutte le meraviglie del proprio repertorio fino all’ultimo serve and volley vincente. L'impero di Martina comincia così.

Borg-McEnroe, finale 1980 - 1-6 7-5 6-3 6-7(16) 8-6

La madre delle sfide è la finale di Wimbledon del 5 luglio 1980. Nelson Mandela riesce a convincere le sue guardie a Robben Island a procurargli una radio in modo da poter ascoltare la cronaca, Andy Warhol si alza presto nella casa di sua madre, sulla 66esima, per non perdersi la diretta. Il tie-break più famoso della storia di questo sport va in scena nel quarto set con Borg avanti due set a uno. Un distillato di emozioni e cambi di prospettiva che mandano in visibilio milioni di telespettatori in tutto il mondo, oltre a quelli stipati dentro il centrale.
Non è l'emozione del momento, che mi spinge a scrivere di non averne visto mai uno più eccitante. Non ho lo spazio per trasferire tutte le note del taccuino, ma basterà forse dire che Mac ha messo undici prime su diciassette, e Borg addirittura quattordici. Alla fine, Mac si sarebbe imposto al settimo set point, annullando a Borg qualcosa come cinque match point! [Gianni Clerici]
In totale saranno 34 i punti in 21 minuti da cineteca. Sull’11-10 Borg, gli dei della racchetta strizzano l’occhio all’americano che, su un attacco strozzato col back di rovescio, trova un nastro malandrino sul quale Bjorn non può nulla. Finirà 18-16 McEnroe il parziale con un punto magnifico di John (il 16-15, con tanto di passante in corsa di dritto) a impreziosire l'illusione.
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Borg-McEnroe, l'indimenticabile tie-break nella finale di Wimbledon 1980

Mariana Simionescu, la promessa sposa di Borg, fuma sigarette a ripetizione e non crede ai suoi occhi. Al suo fianco, Lennart Bergelin, coach dello svedese, comincia a pensare che il regno del suo pupillo stia per finire. Non sarà così perché dallo 0-30 del primo gioco del quinto set, l'Orso farà suoi tutti i punti al servizio tranne uno, restando sempre avanti nello score fino all'8-6 del quinto trionfo consecutivo a Church Road.
Quando vinsi il tie-break per 18-16 sentivo di aver vinto il match. Pensai che Borg si sarebbe demotivato. Ma la forza che lo animava era al di là della mia immaginazione [John McEnroe]
John aveva varcato la soglia del centrale sommerso di fischi a cui facevano da contraltare le ovazioni per Bjorn. Il tennis è, però, in grado di sradicare le etichette, di ribaltare le percezioni, di trasformare i fischi in applausi. Il convinto applauso che il centrale tributa a McEnroe durante la premiazione è emblematico. L'americano soprannominato dalla stampa "SuperBrat" (Brat significa moccioso, ndr), l'uomo che il New York Times definisce il peggior rappresentante dei valori americani dai tempi di Al Capone, non esce mai dai ranghi durante la finale, non dà mai in escandescenze nel tempio sacro, non finisce dietro la lavagna come ci si aspetterebbe. E quegli applausi sono il preludio a qualcosa di grande: nei quattro anni seguenti avrebbe vinto tre volte su quell'erba.
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Borg McEnroe nella finale di Wimbledon 1980

Credit Foto Getty Images

Graf-Navratilova, finale 1988 - 5-7 6-2 6-1

Una finale che, come nessun'altra, riscrive le regole del tennis femminile: Steffi Graf batte Martina Navratilova 5-7 6-2 6-1 ribaltando il verdetto dell'anno precedente e vincendo il primo dei suoi 7 Championships. Dal 1985 al 1994, l'head-to-head di Graf-Navratilova (9-9) consacrerà la rivalità intergenerazionale più ponderata di sempre. Tra le due è un passaggio di consegne. Graf sarà una macchina da guerra imperturbabile nel 1988 e sarà la terza donna nella storia a centrare il Grande Slam dopo Maureen Connolly (1953) e Margaret Smith Court (1970). Un traguardo unico che con la medaglia d'oro alle Olimpiadi di Seul si trasformerà in Golden Slam.
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Graf-Navratilova - Finale Wimbledon 1988

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Federer-Sampras, ottavi 2001 - 7-6(7) 5-7 6-4 6-7(2) 7-5

Segnatevi sulla vostra agenda la data del 2 luglio 2001: è il giorno in cui tutto è cambiato a Wimbledon [Times]
Il titolo del Times sintetizza il passaggio del testimone. A Wimbledon, il sette volte campione Pete Sampras affronta agli ottavi per la prima e unica volta in carriera Roger Federer, un ragazzo con i capelli lunghi, la fascia e la collana. L'americano non perde ai Championships dal 1996 quando fu battuto da Krajicek, vale a dire da 31 match consecutivi, e sull'erba degli eletti ha infilato la bellezza di 56 vittorie nei precedenti 57 incontri. Finisce 7-6(7) 5-7 6-4 6-7(2) 7-5 per lo svizzero dopo quattro ore di gioco, cinque interminabili set e un match tiratissimo, con gli spettatori incollati alla sedia del campo centrale o alla poltrona davanti alla televisione. Sono le 19:20 ora locale. Si parla di profanazione del tempio: in realtà è solo l'inizio dell'epopea.
Ci sono dei ragazzi di qualità in arrivo ma questo è speciale. Roger gioca bene dappertutto, come me. Come me non si emoziona mai troppo ed è uno splendido atleta [Pete Sampras]
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Federer-Sampras - Wimbledon 2001

Credit Foto Getty Images

Notate queste due foto, sembra una sfumatura ma non lo è. All'uscita dal campo centrale Federer è davanti a Sampras (foto uno), ma farà un passo indietro per permettere al padrone di casa di uscire per primo e ricevere l'ovazione del pubblico per poi salutare a sua volta gli spettatori con il volto carico di emozione (foto due).
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Federer-Sampras - Wimbledon 2001

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Ivanisevic-Rafter, finale 2001 - 6-3 3-6 6-4 2-6 9-7

"He did it". Così i telecronisti di mezzo mondo commentano la favola di Goran Ivanisevic, che il 9 luglio 2001 scrive una delle pagine più memorabili nella storia di questo sport. Il croato, numero 125 del ranking ATP e invitato a Wimbledon grazie a una wild card, vince per la prima volta i Championships, sfatando un tabù che lo aveva visto perdere in finale in tre occasioni, nel 1992 contro Agassi e nel 1994 e 1998 con Pete Sampras.
Ho sempre visto gli altri alzare il trofeo. Io mi ero stancato di portare a casa quel maledetto piatto, ne avevo già troppi [Goran Ivanisevic]
Dopo la sconfitta al Queen’s per mano di Cristiano Caratti, i bookmakers inglesi non lo considerano certo tra i favoriti, quotandolo 150-1. Una finale insolita, cominciata di lunedì per la prima volta in 115 edizioni, lo mette di fronte a Pat Rafter. Gli organizzatori sono costretti a rivendere i 10mila biglietti del centrale a prezzi popolari, circa 40 sterline, per un eccezionale Monday’s People: le 10 ore di coda per accaparrarsi un ticket vengono ampiamente ripagate dallo spettacolo andato in scena tra Goran e Pat. Il croato aveva invitato solo papà Srdjan, reduce da un intervento al cuore con tanto di tre bypass, perché la mamma "portava sfortuna", essendo stata presente nelle precedenti tre finali perse. Finisce 6-3 3-6 6-4 2-6 9-7 per il miracolo della wild card e il tripudio dei tifosi croati che lo accoglieranno in patria come un eroe nazionale. Il successo è dedicato all'amico Drazen Petrovic, il Mozart del basket, scomparso prematuramente nel 1993.
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9 luglio 2001: la favola di Goran Ivanisevic, prima wild-card a conquistare Wimbledon

Venus Williams-Davenport, finale 2005 - 4-6 7-6(4) 9-7

Spettacolare, massacrante, americana. La più lunga finale della storia di Wimbledon femminile è da alcuni considerata anche la più bella. Il match dura due ore e 45 minuti ed è caratterizzato da grandi bordate da fondocampo da entrambe le parti, dall’inizio alla fine. La Davenport, sofferente a causa di un problema alla schiena, vince il primo set e serve per il match nel secondo, fallendo un match point sul 5-4 nel terzo, splendidamente annullato da un rovescio lungolinea fulminante della Williams. Giunta stremata alla fine del match, Venere sciupa la prima occasione con un doppio fallo. Al secondo match point, Davenport trova solo il nastro con il dritto e Venus Williams è un inno alla gioia.
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Venus Williams - Wimbledon 2005

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Nadal-Federer, finale 2008 - 6-4 6-4 6-7(5) 6-7(8) 9-7

Nelle nostre due prime finali di Wimbledon, tutti, me compreso, davano Federer favorito. Anche nel 2008 sapevo di non esserlo, però pensai per la prima volta di potermela giocare alla pari [Rafael Nadal in Rafa. La mia storia]
. Il 6 luglio 2008 a Wimbledon cambia la storia. Il tempo (quattro ore e 48 minuti) e i numeri (6-4 6-4 6-7 6-7 9-7) sanciscono il più grande trionfo di Nadal, proprio dove Federer era padrone incontrastato da cinque edizioni consecutive, le ultime due contro il suo più grande rivale. Lo svizzero si rifiuta di perdere e, sotto di due set, risale e annulla il secondo match point nel tie-break del quarto parziale estraendo dal cilindro un passante di rovescio sublime. La partita si decide al quinto set, ma sul calar della sera, dopo la pioggia e una penombra foriera di rivoluzione, è il mancino di Manacor a sdraiarsi sul campo centrale. Sono le 21:15.
Ero al culmine della mia carriera? Questo match, in questo luogo, con questa tensione, le sospensioni, il tramonto, il numero uno contro il numero due, il ritorno di Roger, la mia resistenza e, dopotutto, la mia tenuta mentale sul campo, ossessionato com'ero dalla sconfitta di un anno prima… Sì, è quasi impossibile immaginare che un'altra partita possa essere così intensa di drammi ed emozioni. È stata una felicità immensa [Rafael Nadal]
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Rafael Nadal esulta dopo la storica vittoria a Wimbledon 2008 contro Federer

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Federer-del Potro, semifinale Olimpiadi 2012 - 3-6 7-6(5) 19-17

Servono quattro ore e 26 minuti per eleggere il vincitore, ma alla fine Roger Federer centra l’obiettivo: va in finale alle Olimpiadi, sul campo che ama più di ogni altro al mondo, il centrale di Wimbledon, che l'aveva visto trionfare già sette volte, l'ultima 26 giorni prima. Occorrono 266 minuti, attenzione, per una partita al meglio dei tre set: un record, una maratona infinita, in cui il solo terzo parziale dura più dei primi due messi insieme.
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L'emozione di Federer dopo la semifinale vinta con Del Potro alle Olimpiadi di Londra 2012

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Palito esce dal campo in lacrime al termine di una sfida epica. Federer arriverà sfinito all'ultimo atto contro Andy Murray che si prenderà la sua rivincita. I Giochi Olimpici, tanto sentiti quanto unici per la loro atmosfera, sanno essere crudeli. Per una volta Wimbledon accantona il bianco e si riempie di colori.
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Federer e del Potro nella semifinale delle Olimpiadi di Londra 2012

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Federer-Murray, semifinale 2015 - 7-5 7-5 6-4

L'erba degli eletti per un'altra pagina memorabile. Roger Federer spazza via a suon di ace e vincenti un ottimo Andy Murray: 7-5 7-5 6-4 è il punteggio e per lo svizzero è la decima finale raggiunta su dieci semifinali giocate a Wimbledon. L'unico termine che riassume questo 10 su 10 è perfezione. Il livello di Federer è talmente alto che persino Murray, in un cambio campo del terzo set, si lascia andare a un sorriso emblematico rivolto verso il proprio box. Un'espressione come a voler dire: "E io cosa diavolo ci posso fare?". Gli era già capitato altre volte, come quando dopo la finale degli Australian Open 2010, si era rivolto così al pubblico televisivo inglese:
Mi dispiace di non aver vinto per voi. Posso piangere come Roger, ma non riesco a giocare come lui [Andy Murray]
Venti aces, 56 vincenti, 11 non forzati e il 76% di prime palle in campo in 2 ore e 7 minuti i numeri dello show. Un game da 20 punti resterà nella memoria degli appassionati e ricordato come "il game perfetto".
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Andy Murray si complimenta con Roger Federer - Wimbledon 2015

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Djokovic-Federer, finale 2019 - 7-6(5) 1-6 7-6(4) 4-6 13-12(3)

"Se quella di Melbourne è stata la partita più dura a livello fisico, la finale dei Championships 2019 lo è stata sul piano mentale". Usiamo le parole di Djokovic per raccontare una batosta che fa ancora molto male a Roger Federer. L'incontro più lungo disputato tra i due, durato 4 ore e 57 minuti, è anche la finale più lunga mai giocata a Wimbledon e, sempre in termini di durata, la seconda nella storia delle finali dei tornei dello Slam (proprio dopo gli Australian Open 2012). Per la terza volta in altrettante finali, il serbo batte lo svizzero nel suo giardino, sull'erba degli eletti. Per la prima volta, il verdetto viene stabilito dal tie-break sul 12 pari del quinto set dopo che Federer era stato avanti 8-7 40-15 e servizio. Djokovic eguaglia Borg con il quinto sigillo all'All England Club.
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Becker-Edberg in coro: "A Wimbledon 2019 la finale più bella di sempre, ma non ha vinto il migliore"

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