Le pagelle di Wimbledon 2021: Djokovic il più forte e punto, Berrettini da prendere sempre
Aggiornato 12/07/2021 alle 14:14 GMT+2
WIMBLEDON - Tra vincitori, vinti, sconfitti, sorprese, delusioni, giovani e italiani, diamo come al solito i voti. Da Djokovic e il titolo che vale l'aggancio a Federer e Nadal a Berrettini che mette la bandierina italiana in finale dopo 134 edizioni dei Championships. Wimbledon 2021: le pagelle di fine torneo.
I vincitori
Novak Djokovic. Ha navigato un tabellone francamente invidiabile come un surfista d’esperienza fa con le onde di un evento già visto, già vinto, già dominato. Si potrebbe anche parlare dei numeri, dei record, degli obiettivi futuri, di agganci, di 'grande slam' e di quel che vi pare. Annoieremmo. Voto 10. Al più forte e che lo dimostra ormai quasi sempre. Punto.
Ashleigh Barty. Nel tabellone femminile alla fine si è blaterato un sacco. Alla vigilia ci si sprecava in battute del tipo: “pescane una a caso è può vincere il torneo”. Ha vinto la n°1. Esattamente come nel maschile. Dimostrando di esserlo. Voto 10. Alla più brava.
I finalisti
Matteo Berrettini. A qualcuno va di fare ironia sul fatto che fino alla finale con Djokovic, il tennista con miglior classifica affrontato è stato il 18 del mondo. Liberissimi di portare tutte le obiezioni del mondo. Noi, un Berrettini, ce lo prendiamo sempre e comunque. Anche perché in 134 edizioni del torneo e 144 anni di storia una bandierina nella finale maschile non l'avevamo mai messa. Voto 9. Alle vittorie ‘scontate’.
Karolina Pliskova. Nel sottomondo di chi parla di tennis c’è una battuta: “La massima espressione fisica dello sforzo della Pliskova è la camminata veloce”. Sarà, intanto in qualche modo la buona Karo si è fatta un’altra finale slam: battendo la 2 e intimidendo, oltre il pronostico la 1. Voto 8. C’è di peggio.
Gli sconfitti
Roger Federer. Il problema di questo meraviglioso fuoriclasse è aver fatto credere alla gente, per una vita, di essere un alieno. E invece, a 40 anni, abbiamo scoperto che anche Federer è umano. Voto 9. Alle debolezze nascoste.
Serena Williams. Come Roger siamo ancora qui a parlare e sperare in una generazione che ha iniziato in un altro millennio. Quando la Williams vinceva il primo slam in buona parte del Paese si navigava col 56k. Oggi, da uno smartphone, volendo, si muovono capitali per milioni. Sparare un votaccio a una signora che è ancora qui a provarci sarebbe da cialtroni. Voto 8. Al coraggio.
Le sorprese
Hubert Hurkacz. Signori, questo ragazzo dal titolo vinto a Miami all’inizio di Wimbledon aveva vinto una partita. Una. Con Tommy Fabbiano. A Monte Carlo. Soffrendo come noi mai. Alzi la mano chi lo aspettava in semifinale a Wimbledon. Non vedo nessuno. Perfetto. Voto 8. Alla sorpresa.
Angelique Keber. Finita. Data per pronta al ritiro. Tre sconfitte al primo turno negli ultimi 3 slam giocati. Semifinalista a Wimbledon. Com’era quella? Ah, sì: “never underestimate the heart of a champion”. Voto 8. Alla riscossa.
Le delusioni
Stefanos Tsitsipas. Perché va bene la grande stagione sul rosso, vanno bene tutte le difficoltà della transizione su una nuova superficie, ma se l’ambizione è a quella dimensione lì non si può uscire al primo turno con Tiafoe con un 3 set a 0, dai. Voto 4. Alla stesa.
Bianca Andreescu. Da 5 del seeding con un 6-2 6-1 da Alizé Cornet? Anche qui... Va bene tutto: il fisico, gli infortuni, i problemi e quel che vi pare. Ma un primo turno così, una resa così, per una campionessa slam, non è un po’ troppo? Voto 4. Alla comparsata.
I giovani
Sebastian Korda. Quattro slam giocati in carriera, due ottavi di finale. Ha perso in 3 ore e 49 da Khachanov una partita che poteva vincere. Ricordate la questione sull’assenza di americani forti per il futuro? Ecco, per noi non esiste. Voto 7,5. Forte.
Emma Raducanu. “Chiii?”, vi sareste chiesti alla vigilia. Beh, la 338 del mondo, prima dell’inizio di Wimbledon. Zero presenze in uno slam, zero in un main draw di un WTA. Pronti-via, ottavi a Wimbledon. Sarà una delle tante meteore o sarà qui per restare? Non lo sappiamo, ma ha fatto vedere cose belle e per la risposta, in fondo, c’è tanto tempo. Voto 8, all’exploit.
Gli italiani
Jannik Sinner. Lecito aspettarsi qualcosa in più, ma Fucsovics si è dimostrato avversario vero e Jannik, purtroppo, al momento, è questo. Voto 5. All’involuzione (che si spera porti all’evoluzione).
Camila Giorgi. Nella moria di protagoniste della racchetta azzurra femminile, i riflettori sono sempre lì, sulla buona Giorgi. Chi vi scrive queste righe, ormai, da tempo, con la Giorgi, pende tutto per quel che è: ogni partita in più e manna, ogni partita in meno non è un dramma. La dimensione è quella. Voto 6. Alla monodimensione.
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