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Tennis, Berrettini e le statistiche da fenomeno sull'erba: verso il sogno Wimbledon

Simone Eterno

Pubblicato 20/06/2022 alle 10:29 GMT+2

WIMBLEDON - Insieme a Djokovic e Nadal, Matteo Berrettini è uno dei principali favoriti alla vittoria di Wimbledon. Le sue statistiche sull'erba parlano chiaro e le incognite fisiche legate al rientro sono state messe a tacere con due settimane sorprendenti tra Stoccarda e Londra. Tra numeri e ambizioni, dentro anche a qualche critica degli esteti, Matteo Berrettini è ormai nell'elite del tennis.

LONDON, ENGLAND - JUNE 19: Matteo Berrettini of Italy celebrates with the trophy after winning against Filip Krajinovic of Serbia during the Men's Singles Final match on day seven of the cinch Championships at The Queen's Club on June 19, 2022 in London,

Credit Foto Eurosport

Qualcosa in più di un outsider. Per un milione di motivi. Matteo Berrettini si presenta a Wimbledon forte di uno status di assoluto protagonista nell’elite attuale del tennis mondiale. E poco importano i giochini sul ranking degli avversari incontrati fin qui nei tornei vinti. E’ vero, Matteo non ha certo sfidato i più forti del mondo, ma vincere non è mai ‘gratis’ e i numeri che contano, per Berrettini, sono altri. Partiamo dal primo, forse il più importante: 84. Come i giorni di inattività a cui Matteo era stato costretto dopo la piccola operazione chirurgica alla mano che di fatto gli era costata l’intera stagione sul rosso. Se vincere non è mai semplice, vincere al rientro lo è ancora meno. Ecco perché le due vittorie di Berrettini a Stoccarda e al Queen’s hanno un peso specifico differente, un qualcosa che va valutato al di là del ranking degli avversari incrociati.

Statistiche da leggenda

E’ questo il dato più prezioso del rientro di Berrettini nel circuito, che ha così ripreso un cammino tutt’altro che banale nell’ottica di questa superficie. Se il romano si presenta a Wimbledon nel lotto dei principali favoriti per la vittoria finale, non è solo per quanto fatto lo scorso anno. Dal 2019 a oggi, Berrettini, sull’erba, ha perso 3 partite e ne ha vinte 32: la finale all’All England Club lo scorso anno, con Novak Djokovic; e l’ottavo di due anni prima allo stesso torneo, quando assaggiò la lezione di re Roger Federer. L’altra è una semifinale ad Halle nel 2019 con Goffin arrivata dopo una striscia di otto vittorie consecutive.
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Una delle sole 3 sconfitte di Berrettini sull'erba dal 2019 a oggi: la lezione a Wimbledon '19 contro Federer

Credit Foto Getty Images

E’ questa la dimensione di Matteo Berrettini su questa superficie: quella di un assoluto specialista. Ed è qui che intervengono altri numeri, se siete quel tipo di pubblico che alle immagini, alla realtà delle cose, vuole la controprova delle statistiche. Tra i più titolati sull’erba, dei tennisti in attività, solo le 4 leggende: Federer, Djokovic, Nadal e Murray. Proseguiamo? Proseguiamo. Per percentuale di vittorie su questa superficie, Berrettini al momento si mette dietro anche leggende assolute della disciplina: da Pete Sampras a Boris Becker. Chiaro, in questo caso sono statistiche da prendere con le molle vista la differente quantità di partite giocate in carriera, ma in qualche modo, anche questa, è un’indicazione interessante per inquadrare il livello di Matteo.

Non solo servizio e dritto

Un livello che sull’erba lo pone dentro questo gotha tennistico. Perché oltre a servizio e dritto c’è di più. Molto di più. E l’abbiamo visto nelle due settimane fin qui di tennis mostrato tra Stoccarda e Londra. C’è il back di rovescio, ad esempio. Fondamentale insidioso in entrambe le fasi. Berrettini ha dimostrato di saperlo utilizzare sia in fase difensiva, quanto di poterlo giocare molto basso e fastidioso anche in proiezione per la successiva discesa a rete. Già, perché il gioco di volo è diventata un'altra delle caratteristiche chiave di Matteo. La finale con Krajinovic ne è stato un evidente esempio. La sensibilità nei pressi del net è qualcosa che Berrettini ha migliorato tantissimo nel suo percorso di crescita; e contro il serbo non sono mancate volée in allungo, stop volley e recuperi sia sul lato del dritto che su quello del rovescio. Etichettare insomma Berrettini come un giocatore dal solo servizio e dritto, sarebbe ingeneroso oltre che scorretto. E’ l’arma principale, certo. Ma non c’è solo quello.
Per questo e per tutta la serie di risultati messi insieme con costanza da 3 anni a questa parte, Matteo Berrettini è il tennista n°1 d’Italia. Un giocatore che riesce a nascondere bene le debolezze in campo – il lato del rovescio resta inevitabilmente una di quelle – ma che sull’erba, proprio grazie allo slice basso e insidioso, si rende ancor meno vulnerabile. Un tennista la cui vera incognita è casomai legata alle condizioni fisiche. Il corpo di Berrettini resta infatti una macchina tirata quasi al limite e dove la minima frizione dentro gli ingranaggi rischia di far saltare la fuoriserie. Mettiamola così: un mezzo velocissimo, ma particolarmente delicato. Per questo la manutenzione resta una chiave fondamentale. Così come questa resta la chiave primaria nell’ottica di valutazione sul fronte Wimbledon. Ancor prima degli avversari – con cui Berrettini ha comunque dimostrato di potersela giocare sempre e comunque – serve che Matteo resti nell’identica condizione mostrata in queste due settimane tra Stoccarda e Londra. Sarà quella la discriminante primaria per l’All England Club e per provare a bissare – e perché no a migliorare – quella storica finale raggiunta la scorso anno, quando diventò il primo italiano in 144 anni di storia del torneo, a spingersi fino all’ultima partita della seconda domenica.
Il resto sono chiacchiere da bar. Comprensibili, se si parla di gusto. Decisamente meno, se si discute di valore. Con 7 finali ATP vinte in carriera sulle 10 disputate, Matteo Berrettini non è argomento di discussione. Testa e tennis, sono quelli di un top.
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Berrettini trionfa a Stoccarda: rivivi la finale con Murray in 90"

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