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Wimbledon, Nick Kyrgios vs Novak Djokovic: quasi amici, la nuova realtà dei due finalisti

Simone Eterno

Aggiornato 09/07/2022 alle 23:31 GMT+2

WIMBLEDON - Come in quella pellicola francese di qualche anno fa, Nick Kyrgios e Novak Djokovic sono passati dal detestarsi a uno status di semi amicizia. La finale di Wimbledon 2022 però rappresenta un'enorme occasione per entrambi: Nole prova a salvare una stagione, Nick è di fronte alla chance della vita. Questa nuova, strana, storia di tennis.

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dall’inviato a Wimbledon. A ‘bromance’, l’ha definita Nick Kyrgios l’altro giorno. “Non so se è una ‘bromance’, non ancora, ma mi hanno fatto piacere le sue parole in Australia”. E poi ancora, l’incrocio sul campo di allenamento, sabato. “Ehi, ti ci sono voluti 5 anni per dire qualcosa di carino su di me” – “Sì, ma l’ho detto quando più era necessario” – “Lo so, lo so. E lo apprezzo”. Infine, l’ultima proprio qualche ora fa: “Ma quindi, siamo amici adesso?” – “Solo se mi inviti a cena” – “Va bene, chi vince domani paga”.
Quasi amiciè la nuova definizione di Novak Djokovic e Nick Kyrgios, finalisti dell’edizione 2022 del singolare maschile a Wimbledon. Un po' come in quella pellicola francese di ormai una decina d'anni fa. Una storia di due persone che si stavano francamente antipatiche, agli antipodi per mondi e modi fare. Due uomini che si guardano dentro e scoprono, in fondo, di non essere poi così lontani. Il plot-twist, il cambio di trama, l'avvenimento che cambia la storia della narrazione, nei fatti di inizio anno che hanno coinvolto Djokovic in Australia.
Domani, per la prima volta dopo 5 anni, si incroceranno nuovamente su un campo da tennis. L’occasione della vita, quella del rinato Kyrgios. La chance per accorciare su Nadal, quella di Nole. Per entrambi, va da se, un titolo dal peso specifico enorme.

Il peso di Kyrgios: la chance della vita

Da un lato infatti Nick Kyrgios sembra aver raggiunto, se non altro in questo mesetto di stagione sull’erba, una sorta d'insperata maturazione. A 27 anni e dopo una carriera di bizze, l’australiano pare aver imparato a gestire se stesso. Meglio tardi che mai, affermerà qualcuno. Ma è proprio nelle parole di Djokovic, più che in quelle del diretto interessato, che si nascondo dettagli di questa seconda parte di carriera di Kyrgios. “L’altro giorno l’ho visto negli spogliatoi che si pesava con la propria bilancia. Mi ha fatto sorridere e da un certo punto lo apprezzo, perché è il mio stesso identico approccio alle cose”. E così scopriamo che Kyrgios, a 27 anni, non solo non si fa più trovare nei pub del Village alle 4 del mattino prima di un match con Nadal, ma è diventato una sorta di maniaco dei dettagli . “Mi ha aiutato vincere il doppio con Thanasi (Kokkimakis ndr) in Australia. Lì ho capito che il giorno di pausa è importante nelle sue settimane slam, che bisogna riposarsi, che bisogna curare il proprio fisico”.
E’ questo il Kyrgios che in qualche modo è stato in grado di spingersi fino a una finale inaspettata e da un certo punto di vista anche insperata a questo punto della sua carriera. Perché bizze con Paul Jubb del primo turno escluse – lo spunto al pubblico e le 10,000 sterline di multe – Kyrgios è tutto sommato riuscito a gestire in maniera abbastanza fluida anche se stesso dentro il campo. Tsitsipas non sarà forse troppo d’accordo con questa affermazione, ma non è scorretto interpretare questo Kyrgios come una sorta di ‘nuovo Kyrgios’, se non altro per la mera affermazione dei suoi risultati. L’australiano non era mai andato oltre ai quarti di finale slam in carriera, giocati per giunta solo due volte da ‘ragazzino’: Wimbledon 2014 e Australian Open 2015. Questo cammino, certamente aiutato anche dai vari forfait di Berrettini e Nadal – su tutti – oltre che di Bautista-Agut nel potenziale sviluppo teorico del suo tabellone, ha rappresentato l’epifania di un tennista che quasi nessuno aspettava più a questo livello.
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Nick Kyrgios sui prati di allenamento a Wimbledon 2022

Credit Foto Getty Images

Il peso di Djokovic: zero margine d'errore per dare un senso al 2022

Certo, dall’altra parte Kyrgios dovrà affrontare ora Novak Djokovic, il cui approccio a questo torneo è una sorta di ‘all-in’ alla stagione tennistica. Le vicende australiane infatti non hanno solo privato Nole del suo feudo di caccia principale – Melbourne Park – ma hanno anche lasciato discrete scorie su tutta la stagione del rosso. Djokovic ha faticato a entrare nel suo reale stato di forma, visto – forse – solo nel successo agli Internazionali. A Wimbledon – e senza partite nelle gambe sull’erba – ha intrapreso dunque quel cammino necessario per dare un senso al suo complicato 2022. Non lo vedremo certamente negli Stati Uniti a meno di un ripensamento improbabile del governo americano - così come di quello canadese, sulla questione vaccini.
E dunque, da attuale n°10 della Race, la stagione di Djokovic dipende fortemente da questo torneo. Se vince accorcia su Nadal a -1 nella rincorsa ai 22 titoli slam del maiorchino e si dà una chance anche in ottica ATP Finals di Torino, dove verrebbe invitato in quanto vincitore slamanche se non dovesse riuscire a scalare la classifica (questo a patto che un altro giocatore non vinca US Open e si piazzi in classifica davanti a lui occupando una posizione tra la 8 e la 20 della Race, ci informa Nicola Arzani dell’ATP). L’altro perché, appunto, proprio per via dell’impossibilità di viaggiare in nordamerica, Djokovic sarebbe in sostanza disoccupato fino alla Laver Cup di settembre e la successiva stagione indoor. Traduzione? In campo, Djokovic, nella finale con Kyrgios, entra avendo sulle spalle tutta la pressione del mondo. Pressione che in qualche modo il serbo ha fatto percepire come di non semplice gestione anche nel suo cammino. Le brutte partenze con Sinner e Norrie, il set perso all’esordio nel primo turno con Kwon; anche la partita non pulitissima nei primi due set con van Rijthoven. Che Djokovic giochi con un gorilla sulle spalle pare evidente. E sfidare un avversario mai battuto in carriera forse non aiuta. Perché se è vero che entrambe le partite del 2017 arrivarono in un momento non semplicissimo della carriera di Djokovic, sfidare un giocatore con cui Nole ha perso 4 set su 4 un pensierino, in fondo in fondo, può valerlo anche se sei Novak Djokovic. Troverà inoltre un tipo di minaccia tecnica che il serbo non affronta da un po’: un grandissimo servitore che cercherà di dare pochissimo ritmo alla partita. Da qui, dunque, Nole dovrà andare a ripassare per bene la voce “super risposte”, capitolo in ogni caso sempre interpretato in maniera straordinaria nel corso della carriera.
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Novak Djokovic a Wimbledon 2022

Credit Foto Getty Images

Il resto lo farà, probabilmente, l’emotività. E questo punto non gioca a favore dell’australiano. L’altro giorno dichiarava di aver “dormito un’ora la scorsa notte”, così come di “non veder l’ora di giocare, vorrei che la finale fosse già adesso”. C’è da vedere quanto questa attesa avrà consumato l’alunno Kyrgios prima del grande esame. Concetti sconosciuti, questi, per il professor Djokovic, che con le sue 32 presenze in finale slam – record all-time del maschile – è ormai un luminare della materia. Insomma gli ingredienti sembrano esserci davvero tutti: l’occasione, la rivalità sportiva, una specie di amicizia improvvisamente sbocciata. Al campo, a questo punto, il solo compito di fornirci l’ingrediente più importante: lo spettacolo.
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