Alla scoperta di Elena Bertocchi attraverso il suo tecnico Scola: “Ai Mondiali cerchiamo continuità”

Ilaria Bottura

Aggiornato 13/07/2017 alle 20:11 GMT+2

Dario Scola, vecchia conoscenza di Eurosport, ci racconta che cosa si aspetta dalla sua allieva, fresca di titolo europeo da 1 metro e nel sincro misto con Maicol Verzotto, a questi Mondiali di Budapest che stanno per arrivare. "L'obiettivo minimo è la finale - spiega - almeno nelle due discipline forti. Da 3 metri invece è ancora un po' monella... Erede di Tania Cagnotto? Magari!"

Elena Bertocchi oro da 1 m agli Europei di Kiev

Credit Foto Getty Images

Per i tuffi italiani è tramontata definitivamente l’era di Tania Cagnotto: la bolzanina si è ritirata dopo l’ultima gara a Torino qualche tempo fa e ora tutti vedono come sua erede designata Elena Bertocchi, oro europeo dal metro a Kiev e in sincro misto facendo coppia con Maicol Verzotto.
Ma quanto pesa questa investitura alla tuffatrice milanese, che ha 22 anni? L’abbiamo chiesto in vista dei Mondiali di Budapest al suo allenatore Dario Scola, vecchio amico di Eurosport visto che per anni è stato la voce tecnica dei tuffi sui nostri canali.
Io non sono molto attivo sui social, però so che ogni volta che Elena viene accostata a Tania le sue risposte sono sempre morigerate e sensate. Tania è stata un’atleta unica, trovare un’altra atleta donna così forte in Italia è quasi impensabile. Se solo riuscissimo a raccogliere un 10% della sua eredità sarei già contento: facendo il conto di tutto quello che la Cagnotto ha vinto, il conteggio delle medaglie non sarebbe così male! Elena comunque è stata brava: tre anni fa, quando ha fatto il suo esordio tra le grandi, c’erano ancora Cagnotto, Marconi e Dallapè, ma lei non ha mai mollato. Le avevo detto di avvicinarsi a loro, perché solo così sarebbe diventata competitiva e lei ci ha sempre creduto. Pian piano sono arrivati i risultati e col tempo è riuscita anche a riconfermarsi. Se vogliamo proprio guardare i dettagli, del punteggio di Kiev dal metro sono contento, perché è più o meno lo stesso che aveva fatto Tania a Londra l’anno scorso, ed è il punteggio che serve per vincere a livello europeo. Dai 3 metri, invece, la strada è più complicata. Del resto, anche la storia di Tania Cagnotto insegna: dal metro dominava, ma non dai 3.
Dai 3 metri, infatti, nell’ultimo Grand Prix di Bolzano, Elena Bertocchi è uscita sconfitta per colpa di un tuffo in particolare, il doppio e mezzo indietro carpiato, che entrato scarso in acqua le ha fruttato pochi punti.
Questo è il classico tuffo da gioie e dolori – ci racconta Scola – Paradossalmente è il salto con cui, nella sua carriera, abbiamo raccolto più punti, ma che cela molte insidie. Negli altri tuffi siamo più tranquilli e continui, ma se sei una combattente e negli altri arrivi a dare il 90% di quello che hai, in questo lei invece dà il tutto per tutto a livello di tensione. E a volte è troppo. E’ difficile per lei a volte controllarsi, così come è diffiicile per me, da allenatore, dirle di metterci un po’ meno intensità. La strada dei 3 metri, come dicevo, è ancora lunga: vuole regolarità e sbagliare è più difficile. Nel metro invece Elena questa regolarità già ce l’ha e difficilmente sbaglia.
Peserà questo errore sull’approccio ai Mondiali, oppure Elena è tranquilla?
Da questa delusione di Bolzano si è ripresa ed è tranquilla. A questi Mondiali cerchiamo continuità dopo l’esperienza di Kiev. Visto che dai 3 metri siamo ancora un po’ a corrente alternata, diciamo che le discipline cui puntiamo di più sono il metro nell’individuale e il sincro misto con Maicol Verzotto. Dal metro l’obiettivo minimo è la finale, e non aggiungo altro per scaramanzia! (ride ndr). Lo stesso ci aspettiamo dal sincro, perché un buon risultato vorrebbe dire entrare nelle World Series per l’anno prossimo. Dai 3 metri, invece, siamo ancora sbarazzine e monelle… Vediamo!
Visto che il doppio e mezzo indietro carpiato dà qualche problema dai tre metri, qual è invece il vero tuffo della sicurezza?
Non si può prescindere dal triplo e mezzo avanti se si vuole entrare in finale. Ormai lo presentano più o meno tutti e fatto bene vuol dire essere al livello degli altri concorrenti mondiali.
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Elena Bertocchi Maicol Verzotto 2017

Credit Foto LaPresse

A proposito di sincro misto, come funzionano gli allenamenti con Maicol Verzotto, visto che lui si divide anche con Noemi Batki per il sincro misto dalla piattaforma 10 m?
Voglio assolutamente rivolgere un plauso a Maicol perché sta interpretando il suo ruolo in maniera sopraffina. Lo fa anche con Noemi che ha più o meno la sua età, ma in particolare con Elena l’ha presa a braccetto. Maicol è un ragazzo tranquillo ed è bravissimo a trasmettere serenità alle ragazze. In questo, l’esperienza con Maicol in sincro ha aiutato tanto Elena a tranquillizzarsi. E devo dire che si meritano i risultati che hanno raggiunto finora. Lui prima si tuffava in coppia con Tania Cagnotto, quindi a Elena in questo senso è toccata davvero un’eredità pesante; siamo stati onorati della sua offerta quando è arrivata la chiamata del suo team. Abbiamo provato con qualche dubbio, ma con calma gli allenamenti stanno dando i risultati.
Mi corregga se sbaglio: è vero che generalmente nel sincro misto l’uomo è quello più sacrificato, visto che la spinta di un maschio è più potente e quindi deve adattarsi all’altezza minore raggiunta dalla partner e imparare a “girare” un salto (già acquisito) in uno spazio e un tempo inferiori?
Esattamente, e in questo Maicol è fantastico perché non si lamenta mai. I tuffatori esperti hanno la loro impostazione della tavola e saltano sempre con quei parametri. A parte casi particolari, come il Canada e l’Australia, dove la donna ha una potenza e un’altezza paragonabili a quelle degli uomini, generalmente il lato debole del sincro è proprio la ragazza ed è il partner maschio che deve adattarsi, ovviamente con le difficoltà di cui si parlava prima. E Maicol in questo è bravissimo, perché regola la tavola in modo che sia più dura, esegue il tuffo in maniera per lui non del tutto naturale e non dice mai nulla. Dal canto suo, per Elena avere lui accanto è uno stimolo per avvicinarsi al livello di Maicol e migliorare.
Visto che parlava della tranquillità di Maicol, considerando che Elena è ancora molto giovane, com’è negli allenamenti?
Esattamente come in gara, ha bisogno di sentirsi bene. Deve essere tutto a posto a casa, col fidanzato, con gli amici… Questi aspetti fanno la differenza e a volte un po’ condizionano. D’altro canto, però, il talento senza disciplina non serve e lei è una che si impegna tanto. Mette sempre il cuore in tutto quello che fa, non si tira mai indietro e se è serena tutto riesce meglio. E in questo mi ci metto un po’ in mezzo anch’io, perché anche se oggi tutti gli atleti hanno un supporto psicologico, devo essere psicologo anch’io per quel che posso: sono fatto così, vivo la mia esperienza di allenatore intensamente e come io chiedo ai miei atleti, a mia volta voglio che anche loro abbiano il massimo da me.
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