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Coronavirus, nuovo Dpcm: cosa può cambiare per palestre e piscine

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Aggiornato 22/02/2021 alle 09:55 GMT+1

CORONAVIRUS - Il Cts ha validato le norme per la possibile riapertura di palestre e piscine dal 6 marzo. Ora toccherà al Governo il compito di inserirle nel nuovo Dpcm. Si va dai 10 mq in vasca al divieto di utilizzo delle docce fino alle lezioni individuali in palestra. Intanto l'Associazione Nazionale Impianti Sport e Fitness scrive a Draghi

Palestre: dopo mesi di stallo si va verso la riapertura in "zona gialla"

Credit Foto Getty Images

A meno di due settimane dal primo DPCM del governo Draghi, anche il mondo dello sport amatoriale si interroga sul futuro. Lezioni individuali in palestra e 10 metri quadrati per persona in piscina sono le regole principali stabilite dal Ministero dello Sport e accettate dal Comitato tecnico scientifico per permettere agli impianti sportivi di tornare ad accogliere gli appassionati dal 6 marzo. Misure che saranno prese in esame nei prossimi giorni in vista del nuovo documento. Vediamole più nel dettaglio.

Le linee guida del Cts

"Si valuta con molta preoccupazione, in questa fase dell’epidemia sostenuta, il riscontro potenziale di aggregazioni tra persone all’interno degli impianti sportivi, soprattutto in ambienti chiusi e confinati. Ma si ritiene particolarmente importante il ritorno alla fruizione delle attività fisiche, soprattutto nei soggetti in età evolutiva e negli individui con patologie croniche e negli anziani, nei quali il benessere psico-fisico acquisisce una dimensione fondamentale sullo stato di salute".

La lettera di Anif Eurowellness (Associazione Nazionale Impianti Sport e Fitness) a Draghi

"Riaprire presto, ricevere dei ristori necessari e sufficienti alla ripresa, portare a termine la riforma dello sport. Ci auguriamo che al più presto Lei, Presidente, possa indicarci un referente nel campo dello sport, con il quale vorremmo, da subito, poter collaborare per completare il percorso che abbiamo fin qui fatto, cercando di concretizzare i tre punti fondamentali sopra citati. I tempi per salvare il settore sono ormai quasi esauriti, ci sono importanti scadenze il 28 febbraio per cui occorre intervenire con urgenza. Il mondo della pratica sportiva conta 1 milione di lavoratori, 100 mila centri sportivi, 20 milioni di frequentatori e la crisi pandemica ha provocato un mancato flusso economico di 9.5 miliardi di euro. Questo danno economico-finanziario ha condannato alla chiusura definitiva molti centri sportivi e gli altri, per potersi riprendere, hanno bisogno di sussidi. I centri sportivi sono luoghi di prevenzione e non di trasmissione del virus, in quanto adottano protocolli severissimi per impedirne il contagio".

Le proposte del Ministero dello Sport

  • in zona arancione: oltre alle attività consentite nelle aree "zona rossa" (sport individuali all’aperto), consentite nelle palestre, piscine e tensostrutture le attività sportive di base individuali, anche acquatiche, e le attività sportive dilettantistiche non di squadra o di contatto; consentiti gli allenamenti per le attività sportive di contatto e per gli sport di squadra esclusivamente se svolti in forma individuale, nel rispetto del distanziamento e del divieto di assembramento. Consentite le attività sportive e di danza indirizzata ai bambini in età scolare, in coerenza con l’apertura delle scuole.
  • in zona gialla: oltre alle attività consentite nelle regioni rosse e zona arancioni, sono consentiti gli allenamenti per gli sport da contatto e di squadra dilettantistico e di base.

Le regole in palestra e piscina

  • rispetto della distanze interpersonale di almeno due metri;
  • pulizia delle aree di contatto di ciascun attrezzo con prodotto igienizzante;
  • negli spogliatoi non si possono lasciare gli indumenti indossati per l’attività fisica, ma bisogna riporli in zaini o borse personali;
  • vietato l’uso delle docce.
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