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Malagò lancia l'allarme: “Società sportive al collasso, all'estero atleti olimpici già vaccinati"

DaOAsport

Pubblicato 22/03/2021 alle 18:59 GMT+1

Sport italiano - Il presidente del CONI Giovanni Malagò denuncia la situazione di estrema difficoltà che lo sport italiano sta vivendo: "Si è tutelato il lavoratore, ma è importante che la fabbrica resti aperta.

Giovanni Malagò, presidente del Coni - 2020

Credit Foto Getty Images

Giovanni Malagò lancia l’allarme e lo fa con decisione. Il presidente del Coni, ai microfoni di Radio anch’io sport, parla della grave situazione delle società sportive dovuta alla pandemia. La crisi sanitaria infatti sta avendo delle ripercussioni molto importanti su tantissime attività economiche e lo sport da questo punto di vista non fa eccezione.
Il sistema sport è al collasso, la pandemia sta trascinando tutti per problemi che sono sostanzialmente di carattere finanziario.
"Tralascio gli aspetti sociali, psicologici e sportivi. Ci sono 4 categorie: i tecnici, gli atleti, i titolari delle aziende e chi lavora all’interno delle società. Queste ultime due sono entrambe in crisi perché se il precedente Governo e quello attuale, in qualche modo, hanno cercato di dare una mano ai dipendenti, per le società questo non è stato fatto. Nell’attenzione di salvaguardare il lavoratore, si rischia di non aver salvaguardato il datore di lavoro. È molto importante dare la cassa integrazione all’operaio, ma anche che la fabbrica resti aperta. Se ci sono le risorse economiche va razionalizzato il sistema. Vanno trovate delle sinergie con progetti dei privati che investano nel settore”, le parole del presidente del Coni (fonte: gazzetta.it).
Altro tema scottante è quello dei vaccini sugli atleti e anche in questo caso Malagò sottolinea i rischi di un contesto nel quale ci sono delle fasce che possono goderne e altre no:
Non abbiamo voluto forzare o creare alcuna forma di canale privilegiato per gli atleti, abbiamo pensato che fosse la strada più giusta e più saggia. Ma più ci si avvicina all’appuntamento più il rischio che l’atleta butti, se dovesse contrarre il virus, cinque anni di sacrifici e allenamenti, magari con la qualifica in tasca, è alto.
"Del resto già una buona parte degli atleti per i Giochi è già vaccinata in quanto atleti dei corpi militari e questa non la trovo una cosa giusta. I nostri competitor in moltissime nazioni sono stati vaccinati. Cito poi alcuni casi come quello di Vanessa Ferrari che stava inseguendo il sogno dell’ennesima Olimpiade ed ha contratto il Covid, o Arianna Castiglioni che alla vigilia degli Assoluti di Riccione lo ha contratto pochi giorni dopo aver fatto il vaccino. C’è poi il caso di Tamberi, c’è stata falla nell’organizzazione degli Europei. Ma nel suo caso è a quattro mesi dalle gare ed è qualificato. Quindi ogni caso è diverso”.
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