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Malagò ripete l'allarme: "Il 27 gennaio è una data sacra, ma la situazione è rovente"

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Aggiornato 19/01/2021 alle 16:43 GMT+1

OLIMPIADI - Il presidente del Coni spera ancora in un decreto legge che definisca l'autonomia del Comitato e consenta all'Italia di andare a Tokyo con inno e bandiera: "So che ci sono altre priorità, ma dopo più di due anni di via crucis ci auguriamo che ciò che era stato promesso sia mantenuto"

Giovanni Malagò, presidente del Coni - 2020

Credit Foto Getty Images

Caldo, bollente, rovente
Giovanni Malagò fa la fotografia della situazione italiana ad una settimana dalla "data sacra" del 27 gennaio. Per la violazione dell’autonomia del Coni, il CIO potrebbe punire l’Italia in vista di Tokyo 2021. "Si tratta dell’ultima riunione prima della sessione in cui saranno rinnovate le cariche. Ci rendiamo conto che ci sono altre priorità, ma dopo più di due anni di via crucis ci auguriamo che ciò che era stato promesso sia mantenuto".
L'unica svolta sarebbe un decreto legge. Qualcosa che dia al Coni l’autonomia. Un decreto "leggero" per mettere un cerotto sulla ferita. "È chiaro che non vorrei che fosse così, ma non potrà che essere così". Per Malagò non si pone la questione di un contratto di servizio con Sport e Salute. "Già trattato e superato", chiarisce insieme al segretario Carlo Mornati.
Per Malagò, in caso di mancata risoluzione del problema, sarà difficile evitare un intervento del Cio. "Non può perdere la sua credibilità". Il ritardo? "Non so se ci sia malafede o ignoranza, c’è sicuramente una sottovalutazione, le parole usate da Carraro, un atteggiamento purtroppo che si usa in Italia, tanto prima o poi, poi vediamo...".
Carraro che poco prima aveva detto la sua all’uscita dalla giunta: "Sono sicuro che in questo momento noi non ottemperiamo ad alcune norme perché il Coni non ha la garanzia della funzionalità, ma siamo un Paese democratico dove 20 federazioni che hanno fatto le loro assemblee e non ci sono state interferenze politiche. Gli atleti e i tecnici meritano di andare ai Giochi con inno e bandiera. Questo governo è in ritardo, certo preferirei si risolvesse il problema prima del 27 gennaio per non fare la figura di ricevere un warning che non dà prestigio al nostro Paese. Non credo si possa pensare ad una ipotesi che di solito accade in Paesi dove gli atleti vengono drogati o dove non c'è democrazia".
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