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Ciclismo e discesa: qual è la posizione più efficace? Viaggio aerodinamico tra Froome e... Superman!

Niccolò Campriani

Aggiornato 10/07/2017 alle 13:17 GMT+2

Nuova puntata della rubrica di Niccolò Campriani! Tre volte oro olimpico nel tiro, Niccolò racconta su Eurosport l'impatto dell'evoluzione tecnica e tecnologica nel mondo dello sport. In questo quarto articolo torniamo a parlare di ciclismo analizzando le posizioni più performanti in discesa: da Froome a Superman, passando per Pantani e Nibali.

Froome vs Superman: l'aerodinamica in discesa

Credit Foto Eurosport

Non provateci a casa!
Sebbene l’articolo di oggi non riguardi né wrestling né arti marziali, mai incipit fu più appropriato. La tecnica in questione riguarda il mondo del ciclismo e di fatto è tanto rilevante quanto rischiosa: questa è l’arte del discesista. Domandatelo ai vari Nibali, Froome, Sagan. Ognuno di questi fuoriclasse è chiamato a improvvisarsi funambolo non appena la strada inizia a scendere. In questo slalom di tornanti, tra inchiodate e ripartenze, le punte di velocità arrivano a toccare oltre i 90 km/h. Il coraggio in questi casi è condizione necessaria ma non sufficiente. Al sangue freddo occorre affiancare anche una grande padronanza del mezzo. Pertanto, in occasione di questo emozionante Tour de France, ho pensato di analizzare le tecniche più svariate, e per certi versi estreme, adottate dai migliori discesisti.
Ciclismo: le diverse posizioni in discesa

Froome e l'efficacia della postura "uovo-ariete"

Impossibile non cominciare proprio dal tre volte vincitore della Grande Boucle, Chris Froome. Lo scorso anno, nel corso dell’ottava tappa, il britannico incuriosì il mondo intero sfoderando una posizione da discesista a dir poco singolare. Froome scelse infatti di affrontare la discesa del Peyresourde raccogliendosi a 'uovo' sul manubrio della propria bici. L’elemento di stravaganza non era tanto la seduta sul tubo orizzontale del telaio, tecnica adottata da altri discesisti, bensì quella posizione del corpo così imprudentemente sporta in avanti. Un Froome in versione 'ariete' che tuttavia risultò efficace nella sua azione: discesa di 15.5 km divorata in poco più di 14 minuti con una velocità media di 62.5 km/h. Grazie a questa andatura forsennata il fuoriclasse inglese riuscì a scappar via dal gruppetto con cui aveva scollinato e conquistarsi un vantaggio a fine discesa pari a 13 secondi. L’impresa venne additata solo in parte alle doti atletiche di Froome, buona parte del merito fu infatti ricondotta all’originalità di quella postura: e se il Britannico avesse trovato il Santo Gral dei discesisti?
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Il super-attacco di Froome: pedala sulla canna in discesa!

Lo studio: area frontale e coefficiente di attrito

Un gruppo di ricercatori olandesi e belgi capitanati dal Prof. Bert Blocken decise di fare luce sulla questione. L’obiettivo dichiarato del team era quello di confrontare l’aerodinamicità delle posizioni in bici relative alle varie scuole di pensiero. Dalle forme più o meno accovacciate di Nibali e Sagan, i quali a differenza di Froome alternano la seduta tra la punta del sellino e la parte posteriore del telaio, fino ad arrivare alla posizione atipica del grande Pantani, che rischiava l’osso del collo ogni qual volta decideva di metterla in pratica. Ciascuna di queste posture fu studiata da Blocken e dal suo team sulla base di due caratteristiche principali: l’area frontale e il coefficiente di attrito.
L’area frontale rappresenta banalmente la quantità di superficie esposta al vento. Una vasta area frontale comporta in fase di avanzamento un maggiore volume d’aria da spingere ai lati e pertanto una peggiore penetrazione. Il coefficiente d’attrito è invece un valore ben più complesso, per semplicità possiamo interpretarlo come il grado di facilità con cui una determinata forma 'scivola' attraverso l’aria. Profili sottili e allungati generano un attrito minore rispetto a corpi tozzi e corti. È lo stesso principio per cui un siluro e un pallone possono avere la stessa area frontale ma il siluro è in ogni caso più aerodinamico.
Ciclismo: le diverse posizioni in discesa

Froome? Il discesista perfetto è Superman...

Ebbene, dopo simulazioni in galleria del vento e paginate di calcoli, i ricercatori giunsero a un’inaspettata conclusione: la posa a 'uovo' di Froome, quella geniale intuizione, non era niente di che. Per carità, la scelta del Britannico rimaneva preferibile rispetto alle tradizionali posizioni sul sellino, ma il team di tecnici evidenziò come altre soluzioni erano in definitiva più efficaci. Nell’intento di fornire un ordine di grandezza Blocken calcolò quanto tempo avrebbe impiegato Froome per la medesima discesa di Peyresourde qualora avesse adottato un diverso stile. Il risultato la dice lunga: l’inglese avrebbe guadagnato altri 46 secondi con la 'posizione Pantani' e più di un minuto scegliendo una seduta sul telaio maggiormente arretrata. È quindi proprio quest’ultima la miglior posizione da discesista? Questo dipende dal fegato del corridore. Sì perché, a dir la verità, i più adrenalinici avrebbero a disposizione una postura in bici ancor più aerodinamica: la posizione del ‘superman’, brillantemente eseguita dal corridore nel video qua riportato.
Ciclismo: le diverse posizioni in discesa
Al di là delle esilaranti reazioni del motociclista e degli altri corridori ciò che più colpisce è la sorprendente differenza di velocità rispetto al resto del gruppo. Sebbene il battistrada spinga con forza sui pedali non ha nessuna chance di tenere il passo con quel siluro su due ruote. Un’accelerazione micidiale ottenuta senza alcuno sforzo se non quello di mantenere una perfetta posa orizzontale. D’altronde non esiste posizione più ficcante e allungata di questa: basti pensare che così facendo l’area frontale, ridotta alle sole spalle e testa del corridore, risulta più che dimezzata!
Rinnovo l’appello iniziale: non provateci a casa. Questo, signore e signori, è ciclismo acrobatico. E se il ‘Tour de France’ incontra il ‘Circus Soleil’ lo spettacolo è assicurato.
***
Ringrazio il Prof. Simon Choppin della Sheffield Hallam University e il suo Centro di Ricerca e Consulenza in Ingegneria dello Sport (CSER), il più grande al mondo in questo campo, per la gentile condivisione di dati e grafici. Per saperne di più

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