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La lotta "schiena" il decreto di Trump: memorabile e leale sfida Iran-USA

Paolo Pegoraro

Aggiornato 18/02/2017 alle 19:56 GMT+1

Inzialmente esclusi dalla Coppa del Mondo di lotta libera in Iran per via del decreto anti-immigrati di Trump, gli USA sono stati riammessi dando vita a una sfida leggendaria con la Nazionale padrona di casa. A vincere sport, passione e spirito di fratellanza, con buona pace delle tensioni tra Washington e Teheran.

Jordan Burroughs - Coppa del mondo di lotta

Credit Foto Imago

La lotta ha dimostrato oggi più che mai la sua capacità di unire tra loro popoli e nazioni
Lo ha affermato un compiaciuto Nenad Lalovic, presidente della United World Wrestling, la federazione internazionale che gestisce i sue stili di lotta olimpica (lotta libera e lotta greco-romana), a margine della conclusione dell’ultima coppa del mondo di lotta libera a Kermanshah, Iran occidentale. L’entusiasmo del numero uno della lotta libera è più che mai giustificato perchè la kermesse in terra iraniana è stata un successone, sia in termini di contenuti sportivi che di affluenza nei palazzetti e partecipazione popolare.
“Partecipazione” è una parola chiave in questa storia di diplomazia e sport: in un primo momento infatti la quotatissima nazionale statunitense era stata esclusa per via del decreto anti-immigrati firmato da Donald Trump, che vietava l’ingresso negli Stati Uniti per i cittadini dei Paesi musulmani di Iraq, Siria, Libia, Somalia, Yemen, Sudan e proprio l’Iran. Giudicato “incostituzionale” dalla nona sezione della corte di appello di San Francisco, il decreto era stato bloccato convincendo di riflesso le autorità iraniane a reintegrare la nazionale di lotta libera stelle e strisce alla fase finale della Coppa del Mondo.
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Iran, USA, Peyman Yarahmadi, Jordan Burroughs

Credit Foto AFP

Dopo trionfale cavalcata nei rispettivi Pool sono proprio le squadre di Iran e Stati Uniti ad affrontarsi nell’atto finale di venerdì 17 febbraio perchè lo sport, è risaputo, è una fabbrica inesauribile di storie leggendarie. Prima di render conto del verdetto del ring urge fare un piccolo passo indietro: gli atleti della nazionale statunitense – tra i migliori interpreti al mondo di lotta libera -, lungi dall’essere ostracizzati dal popolo iraniano, sono acclamati come superstar per le strade di Kermanshah. “Da noi siamo considerati dei disadattati, qui ci trattano come eroi”, ha dichiarato in maniera piuttosto eloquente il carismatico Jordan Burroughs (medaglia d’oro alle Olimpiadi di Londra 2012). Con buona pace delle profonde frizioni tra Washington e Teheran sulle annose questioni missilistiche; la Coppa del Mondo ha raccontato una storia di tutt’altro tenore, fatta di sana competizione e reciproco rispetto.
Lo sport è una delle poche istituzioni che trascende razza, religione, cultura e politica. Secondo me rendere l’America nuovamente grande ha a che fare con il modo in cui tratti le persone attorno a te. Ovviamente ti trovi a pensare ‘Cosa succederebbe se volessero vendicarsi?’ Ecco un aereo con 25 americani a bordo che atterra a Teheran, un posto davvero minaccioso in cui trovarsi. Il Presidente Trump non è obbligato a presenziare. Prende le sue decisioni dal suo ufficio mentre noi saremo in un’arena con 13 mila tifosi iraniani all’interno. Ma devi provare a essere il più diplomatico e rispettoso possibile a prescindere da quello in cui credi o dalle decisioni del tuo governo. Devi provare a mostrare che sono le persone a contare, prima di tutto. (Jordan Burroughs)
E poi c’è il risultato sportivo, scaturito da un’autentica battaglia tra i lottatori iraniani e i rivali stelle e strisce. Dopo scioccante 4-0 iniziale a favore dell’Iran Team USA, trascinato da Jordan Burroughs, David Taylor e dal campione olimpico in carica Kyle Snyder, si riporta a ridosso degli avversari. Si arriva così all’ultimo e decisivo match: la posta in palio non potrebbe essere più alta e in un clima da do or die è il beniamino di casa Komeil Ghasemi (argento a Rio) a schienare per quattro volte l'americano Nick Gwiazdowski regalando la medaglia d'oro all'Iran e mandando un intero Paese in visibilio. Mentre Donald Trump prepara un nuovo testo per convincere i giudici a sbloccare il suo decreto anti-immigrazione, l'oasi felice di Kermanshah ha indicato una via alternativa alla risoluzione della crisi tra i due Paesi.
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