Lacrime di settembre

Pazzo questo settembre, mese consacrato allo sport di squadra.

E si è chiuso nel migliore dei modi, fucilate a chi gli ha voluto male, cartucce a chi ha provato a infangare il suo nome. Ancora Bettini, iridato due volte in dodici mesi. Lacrime sul podio vestito con i colori dell'arcobaleno, maglia consegnata al grillo da colui che gli vuole male.

Il grillo salta di gioia sul podio di Stoccarda. Un altro Grillo, salta e picchia forte con altre cinque compagne. È la pallavolo femminile a regalare la soddisfazione numero due. Dodici ragazze d'oro, una di questa fa grillito di soprannome. Diventa italiana per amore e si trasforma in faro per l'europeo più bello, forse perché è il primo. Tay Aguero e quelle del volley. Più forti di tutte le altre. Indiscutibilmente il successo con la esse maiuscola. Lacrime a Lussemburgo, di gioia ovviamente.

Ma è stato un mese sofferto. Si è aspettato il 30, l'ultimo giorno per togliersi delle soddisfazioni.

Piange il rugby, piange Troncon. Addio alla nazionale, addio ai quarti di finale, traguardo che sembrava alla portata. L'ovale esce dai pali, l'Italia esce dal mondiale.

Piange il basket nell'europeo delle stelle. Le stelline prossime e future dell'Nba aiutano sino a un certo punto. Un cammino tortuoso iniziato male e finito peggio. Il carattere di Gigli è la cartolina dalla Spagna, una cartolina triste che ci ha chiuso le porte di un sogno olimpico che non si potrà mai avverare.

Il destino è amaro anche per la pallavolo maschile. Cadono in malo modo gli azzurri. Non riescono a difendere il titolo. La generazione di fenomeni ormai fa un altro lavoro, un altro mestiere. I figliocci piangono per l'occasione persa.