India, finale nazionale dei 5.000 metri: nessuno vuole vincere per evitare l'antidoping

La finale dei 5.000 metri ai campionati nazionali indiani di atletica apre un nuovo pesante capitolo sui sospetti di doping. A circa 200 metri dal traguardo, i due atleti di testa rallentano in maniera chiara permettendo a un gruppetto di diretti inseguitori di recuperare. Si forma così un sestetto di corridori che procedono con estenuante lentezza fino al traguardo, disposti su due ordinate file da tre. Nessuno sembra intenzionato ad accelerare o scattare per vincere. Anzi, la sensazione è che tutti corrano per perdere. Così da evitare il test antidoping obbligatorio per il campione, o per i primi tre classificati.

Il gruppetto taglia il traguardo con 6 atleti compresi in un margine di 25 centesimi di secondo. Vince - si fa per dire - Murli Gavit in 14'08"49. Ma non c'è la minima reazione. La minima espressione gioiosa.

La situazione, surreale, ricalca quella già vista lo scorso 28 settembre in occasione della finale dei 100 metri corsa a Dehli, quando si era presentato ai blocchi di partenza un solo atleta. Tutti gli avversari si erano ritirati per paura di doversi sottoporre ai test.

"È stato un finale strano - ha ammesso un funzionario della Federazione indiana di atletica leggera -, ma è difficile dirne il motivo. In ogni caso hanno finito la gara. Non si sono ritirati a metà". In realtà, dieci atleti si erano ritirati ancor prima del via.