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Giomi autocritico: "Peggior mondiale di sempre per l'Italia"

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Aggiornato 30/08/2015 alle 16:04 GMT+2

Il presidente della Fidal traccia un impietoso bilancio della spedizione azzurra ai Mondiali di Pechino del 2015: "Il peggiore di sempre". Frecciate agli atleti azzurri ("È mancato lo spirito giusto) e apertura velata ad Alex Schwazer ("Rifletteremo sulle composizione delle squadre di marcia per Rio 2016")

Libania Grenot 2014

Credit Foto LaPresse

"Un'analisi più approfondita sarà da fare a freddo, ma lo dicono i numeri: è il peggior Mondiale della nostra storia". Così il presidente Fidal (Federazione Italiana di Atletica Leggera) Alfio Giomi, tracciando un impietoso bilancio della spedizione azzurra ai Mondiali di Pechino. "Un Mondiale profondamente deludente non solo per i risultati che sono emersi, ma per l'atteggiamento mentale che in troppi hanno avuto", ha spiegato. "E' stato un Mondiale senza alcuni dei nostri numeri uno, fermati dagli infortuni, e in cui, a parte poche eccezioni, è mancato quello spirito, quel volersi battere al meglio delle proprie possibilità, che avevo richiesto alla squadra. Molti sono rimasti purtroppo lontani dalle loro effettive capacità e dai loro valori stagionali".

"Clamoroso passo indietro"

"La responsabilità è solo mia, del presidente - ha aggiunto Giomi - me l'assumo fino in fondo. La frustrazione di questi giorni è stata grande. Non voglio finire il quadriennio con rimpianti. I conti li faremo all'Olimpiade e nonostante il momento voglio cercare di essere ottimista. Non dobbiamo arrenderci. E' indiscutibile il fatto che questi risultati ci debbano far riflettere perché sono un passo indietro clamoroso rispetto a quanto di buono si era visto fin qui in questa stagione. Penso ad esempio all'atteggiamento della squadra all'Europeo per Nazioni di Cheboksary di metà giugno. Gli interrogativi ora sono molti, ma le risposte potranno essere diverse: non si può mettere tutto sullo stesso piano".

Competitivi solo agli Europei

"Le nostre migliori carte - ha proseguito il presidente della Federatletica - qui erano rappresentate da maratoneti (quarto Pertile e ottavo Meucci, ndr), marciatrici (quinta Palmisano e out per squalifica Rigaudo e Giorgi a pochi chilometri dall'arrivo mentre erano tra le prime otto, ndr) e altisti (Tamberi in finale, Fassinotti fermato dall'infortunio in riscaldamento, ndr). Penso che anche le due staffette femminili si siano battute con determinazione, in particolare l'innesto di una 19enne come la Folorunso nella 4x400 privata all'ultimo della Grenot. E per Rio speriamo di poter schierare anche la 4x100 maschile". "Pechino - ha spiegato ancora il numero uno dell'atletica italiana - ha rappresentato una tappa verso Rio dove contiamo di portare una squadra molto ristretta fondata sugli atleti che hanno dimostrato di poter essere competitivi a livello internazionale. A livello europeo possiamo essere competitivi, ma un Mondiale o l'Olimpiade sono un'altra cosa. E in troppi c'è la convinzione che per partecipare a queste rassegne basti fare il minimo sotto casa. Purtroppo almeno due terzi di quella squadra qui non è potuta esserci per scelta o per problemi fisici. Stiamo facendo un bel lavoro con i giovani come dimostrato nelle recenti manifestazione internazionali. Ci sono tanti ragazzi promettenti da far crescere e per loro - ha sottolineato - gli Europei di Amsterdam del prossimo anno saranno un'ottima occasione".
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Pertile - Meucci - Pechino 2015

Credit Foto LaPresse

Come uscire dalla crisi

"Cosa fare per invertire la tendenza? Ci siamo già attivati - ha assicurato - per potenziare il settore tecnico con la ricerca di altri allenatori italiani e stranieri. Sarà importante chiarire sempre di più le idee con gli atleti e le loro società. In tal senso abbiamo già in programma da tempo un incontro di programmazione a fine ottobre. Insieme al Coni sarà inoltre importante approfondire la ricerca su aspetti medici e biomeccanici. Senza dimenticare il confronto con le altre Nazioni, penso ad esempio al Canada che a Pechino ha dimostrato di aver fatto un grande lavoro. Così come il nuoto azzurro che riesce a fare tutto. In tal senso ho intenzione di incontrare al più presto il presidente Barelli".

Sulla fuga di tecnici italiani

Una battuta sui tecnici italiani che allenano atleti stranieri saliti sul podio a Pechino: "Sandro Damilano è il miglior tecnico mondiale della marcia, come Gigliotti nella maratona. Gianni Ghidini lavora già da tempo con un bel gruppo di nostri mezzofondisti under 23. Bisogna far crescere atleti e tecnici insieme", ha osservato Giomi. "Non è accettabile che gli atleti si allenino a casa loro: l'idea che tu possa allenarti a casa è perdente, perché ci si isola. Su questo bisogna fare un percorso insieme anche alle società".

Apertura per Schwazer?

Inevitabile una domanda sul caso Schwazer: "Non abbiamo cambiato il nostro atteggiamento rispetto alla questione. Resta l'intenzione di definire le squadre di marcia entro l'autunno, ma visti i risultati di Pechino al momento è difficile immaginare squadre al completo su 20km e 50km maschili. Dobbiamo riflettere". L'ultima possibilità di medaglia è legata a Gianmarco Tamberi nella finale dell'alto: "Il risultato di Tamberi - ha concluso Giomi - qualunque esso sia, non cambierà nulla nel giudizio complessivo di questa trasferta". (l'azzurro ha chiuso al settimo posto la finale di salto in alto, ndr).
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