Tamberi e l'obiettivo per Parigi 2024: "Sogno i due ori consecutivi. Prima del salto mi sento estremamente solo"
Pubblicato 06/10/2023 alle 10:43 GMT+2
ATLETICA - L'atleta azzurro si racconta a 360 gradi in un'intervista al Corriere della Sera. Dalle emozioni della finale Mondiale ai sacrifici della preparazione fisica. L'obiettivo per Parigi 2024 è chiaro, sarebbe il primo atleta nella storia a vincere due ori consecutivi nel salto in alto.
Genio e sregolatezza, Gianmarco Tamberi è l'uomo del momento. Dopo l'oro Olimpico a Tokyo 2020, il 31enne ha conquistato il titolo Mondiale del salto in alto a Budapest, lo scorso 22 agosto. L'atleta azzurro si è raccontato in una lunga intervista al Corriere della Sera, cominciando proprio dalla serata che lo ha eletto campione iridato. A pochi minuti dalla finale, Tamberi suonò una batteria: "È uno strumento divertente e rilassante. Ho seguito un corso quando ero piccolo per 4-5 anni. Poi, per tanto tempo, ho messo da parte le bacchette ma quando l’ho vista mi è venuto spontaneo avvicinarmi".
Dietro un titolo Olimpico e Mondiale c'è anche però tanta razionalità: "La parte razionale è quella che mi contraddistingue nella metodicità dell’allenamento, nel tenere tutto sotto controllo in modo quasi maniacale: l’aspetto tecnico, la dieta, i salti. Allo stesso tempo penso sia proprio la sregolatezza a permettermi di fare quel qualcosa in più. I miei risultati arrivano dal mix di entrambi gli aspetti."
La preparazione di un salto: "All’inizio, quando mi metto sul mio segno, guardo l’asticella e ripercorro mentalmente quello che devo fare. Quindi, stacco e inizio a battere le mani chiedendo al pubblico di seguirmi così da ricevere energie e un flusso di adrenalina che fa venire i brividi. A quel punto faccio un passo e piombo nella seconda fase di concentrazione: negli occhi ho la mia scia e l’asticella".
L'Half-shave non è più essenziale per Gimbo: "Per anni è stato un rito: l’ultima cosa che facevo prima di andare al campo per la mia battaglia era tagliarne una parte e la prima, al rientro in hotel, era toglierla tutta. Ora non sento più la necessità di presentarmi sempre così davanti all’asticella."
Sulla solitudine che può provare un atleta, come nelle fasi precedenti a un salto: "Mi sento estremamente solo per le pressioni e le aspettative che ho su me stesso. Sentimenti che a volte possono schiacciarti. I familiari, gli amici, il gruppo di lavoro, l’allenatore sono colonne solide".
L'obiettivo per le Olimpiadi di Parigi 2024: "Il back-to-back, cosa mai riuscita a nessuno nella mia disciplina: vincere due ori olimpici consecutivi"
Tra le fatiche maggiori nella preparazione fisica c'è sicuramente la dieta: "Il sacrificio più grande, non è facile sostenere quelle privazioni per tanti mesi. Ti cambia l’umore. Ho un mental coach che mi segue da anni e ho fatto un percorso con una psicologa nutrizionista, sono supporti importanti quando si fa qualcosa così al limite. Sono alto 1,92 e al Mondiale pesavo meno di 74 kg, ero decisamente sottopeso."
Avere un padre allenatore non è stato semplice per Tamberi: "Era un allenamento continuo: al campo e a casa. Nel 2015 sono andato a vivere da solo perché volevo uscire da quella bolla in cui c’era un solo pensiero e mi sentivo sempre giudicato".
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