Olimpiadi Atletica Antonio La Torre: "Sospetti USA? Il complesso di superiorità fa male, si facciano delle domande"
DaOAsport
Pubblicato 07/08/2021 alle 12:54 GMT+2
TOKYO 2020 - Il sipario non è ancora calato sulle Olimpiadi di Tokyo e il bilancio per l'atletica leggera italiana è storico: cinque medaglie d'oro, ottenute per di più in specialità assolutamente impronosticabili come i 100 metri piani e la staffetta 4×100 uomini, descrivono un rendimento a dir poco magico per la compagine tricolore. Il direttore tecnico risponde così alle accuse...
Il sipario non è ancora calato sulle Olimpiadi di Tokyo e il bilancio per l’atletica leggera italiana è storico: cinque medaglie d’oro, ottenute per di più in specialità assolutamente impronosticabili come i 100 metri piani e la staffetta 4×100 uomini, descrivono un rendimento a dir poco magico per la compagine tricolore.
Da questo punto di vista, il direttore tecnico Antonio La Torre ha fatto il punto della situazione a Casa Italia a Tokyo: "Io ho cercato soprattutto di ricordarmi che l’Olimpiade non finiva domenica (1° agosto, le vittorie di Tamberi nell’alto e Jacobs nei 100 m, ndr) e credo che sia il risultato durissimo fatto in questi due anni e mezzo a compattare questo ambiente a togliergli la cultura degli alibi. Come abbiamo detto con Federica Pellegrini citando Madonna: "Italians do it better", le sue parole (fonte: Gazzetta dello Sport).
Un’Italia che deve valutare queste prestazioni per continuare a lavorare e far sì che il tutto possa durare nel tempo: “Dobbiamo rompere i cliché e dovremo cambiare molte cose. Squadra che vince si cambia… Perché si deve continuare a lavorare sulla mentalità, sull’approfondimento e provare a fare cose nuove perché gli altri, come noi abbiamo rincorso loro, ci aspettano. Qui abbiamo fatto squadra. Non avete sentito atleti che hanno cercato scuse”, le considerazioni del Direttore Tecnico (fonte: Gazzetta dello Sport).
E poi la replica su alcune allusioni fatte da Oltreoceano rispetto agli inaspettati riscontri azzurri: “Fossi al posto del direttore tecnico americano, qualche domanda me la farei. A prescindere da questa polemica gratuita c’è parecchio lavoro da fare. I più forti velocisti del mondo che non si qualificano con la staffetta, non vincono i 100-200-400. È sempre colpa degli altri? Chi ha scritto certe cose (riferimento al Washington Post, ndr) non era neanche informato sulle gare di Marcell (Jacobs ndr) sui 60. Qualche volta il complesso di superiorità può far male” (fonte: Gazzetta dello Sport).
E sul campione olimpico la precisazione: “Se Jacobs rimane Jacobs, quello che avete visto qui, può arrivare a Parigi continuando a essere il velocista da battere” (fonte: Gazzetta dello Sport).
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