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Da Sassari a Cremona: Meo Sacchetti, Travis Diener e le prime volte in Coppa Italia

Daniele Fantini

Pubblicato 18/02/2019 alle 12:09 GMT+1

Hanno regalato alla Dinamo Sassari il primo titolo della storia con la Coppa Italia 2014, si sono ripetuti ora con la Vanoli Cremona: Meo Sacchetti e Travis Diener sono la coppia più sorprendente della pallacanestro italiana moderna.

Aldo Vanoli, Romeo Sacchetti, Travis Diener, Vanoli Cremona, Coppa Italia 2018-19 (LaPresse)

Credit Foto LaPresse

Io e Meo siamo cresciuti insieme, in ogni aspetto della vita, anche fuori dal campo. È perfetto per me e per il mio modo di giocare - Travis Diener.
9 febbraio 2014, Forum di Assago. Travis Diener ha appena affondato Siena con una partita all-around da 17 punti, 7 rimbalzi e 4 assist. Il giorno prima, ne aveva sparati 26 contro Reggio Emilia. Si coccola il premio di MVP della Coppa Italia, primo trofeo della storia della Dinamo Sassari, primo della carriera di Meo Sacchetti da head coach in Serie A. Cinque anni dopo, Meo e Travis si ritrovano a festeggiare nuovamente insieme, un’altra Coppa Italia, un’altra prima volta, quella della Vanoli Cremona.
Se potesse, Meo si porterebbe Travis Diener pure al parco giochi, aspettandolo anche per tre anni, come successo in quello iato in cui le sue squadre, da Sassari a Brindisi, non hanno più giocato la pallacanestro che avrebbe voluto. Perché Travis, anche a 37 anni e con quasi 1.200 giorni di stop per risistemare una schiena a pezzi, conserva ancora quella dote unica nel suo genere di prevedere esattamente cosa potrebbe succedere tre passaggi dopo quello che sta per fare. Lo ha fatto distruggendo Bologna con 26 punti in semifinale, e ha dato l’ultimo ritocco pennellando due assist consecutivi per due giochi da tre punti nella volata finale con Brindisi, spegnendo l’ultima fiammella di una Happy Casa che avrebbe meritato ben più del solo onore delle armi.
Travis e Meo hanno cominciato a vincere assieme e continuano a farlo a distanza d’anni, con un’altra prima volta storica per l’albo d’oro e forse anche romanticamente ultima se Travis, a fine stagione, dovesse salutare di nuovo, ma in maniera definitiva. E allo stesso modo in cui quella Coppa Italia aveva poi aperto un ciclo storico per Sassari, questa vittoria potrebbe ridisegnare il destino di Cremona. Come quella Dinamo, questa Vanoli è una squadra unica, con un fuoco speciale nell’anima, disegnata da un Meo Sacchetti che, in questo momento, è probabilmente il miglior interprete del basket in Italia, per quella sua capacità di evolversi con la stessa velocità (pazzesca) della pallacanestro stessa.
Oltre all’asse coach-playmaker, fulcro di ogni squadra, quella Sassari e questa Cremona hanno tanti punti in comune: dagli esterni atletici, al lungo verticale e saltatore, al 4 perimetrale, fino allo zoccolo italiano guidato da Ruzzier e Ricci, trasformati in giocatori veri e decisivi. Ma, in questa Vanoli, il vecchio Meo ha saputo aggiungere qualcosa in più, specialmente nella metacampo difensiva (e la finale di Coppa Italia è stato lo specchio perfetto) e negli intangibles del gruppo, costruendo una chimica e un sistema perfettamente funzionale per le caratteristiche di ogni singolo interprete che va ben oltre la run’n’gun estrema dell’apice sassarese. Chapeau.
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