Emozioni e senso di appartenenza: questa Italia ha risvegliato gli italiani con il bronzo a Eurobasket 2025

BASKET, EUROPEI F - L'Italbasket è tornata su un podio internazionale dopo un ventennio abbondante di delusioni e sconfitte, andando ben oltre la semplice la medaglia di bronzo. Questa squadra ha conquistato un pubblico ormai anestetizzato riscoprendo il DNA dello sport di squadra: compattezza del gruppo, unità d'intenti, capacità di suscitare emozioni e senso di identificazione.

La festa dell'Italia al termine della finale per il bronzo vinta contro la Francia, Eurobasket 2025

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Il bronzo di Eurobasket 2025 ha rimesso l'Italia sulla mappa del basket internazionale dopo 30 anni in campo femminile. Dopo 21 in generale, con le immagini ormai sbiadite dell'argento olimpico maschile di Atene 2004 come ultimo exploit del nostro movimento. Ormai così lontano da aver acquisito tratti leggendari, da "racconto attorno al fuoco" della vecchia generazione. Quella che, nell'immaginario collettivo, "giocava ancora a basket, per davvero". Non soffrivamo un'astinenza così lunga da tempi ormai dispersi in almanacchi polverosi. 25 anni senza medaglie tra il 1946 e il 1971. Ma è un'epoca talmente lontana che qualsiasi confronto con l'ultimo ventennio sarebbe totalmente fuori luogo.
Le nostre ragazze, fuori dai Mondiali dal 1994, dalle Olimpiadi dal 1996, e con il sesto posto a Eurobasket 2009 come miglior risultato dell'ultimo trentennio, hanno concretizzato l'impensabile della vigilia. Perché sì, sapevamo che la prima fase a Bologna avrebbe aiutato e che la squadra non era male, prima del crack al ginocchio di Matilde Villa. Ma ci si aspettava, obiettivamente, un'uscita di scena decorosa ai quarti di finale, con lotta poi per il piazzamento e la qualificazione al pre-Mondiale. Non la vittoria in OT sulla Turchia. Non l'impresa sfiorata con le campionesse in carica del Belgio. E nemmeno il +15 rifilato alla Francia, presentatasi ai blocchi di partenza con l'oro nel mirino, nella finale per il bronzo.
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L'Italbasket di Capobianco posa con la medaglia di bronzo vinta nell'Europeo in Grecia, Italia-Francia, Europei Donne

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Le Azzurre ci hanno fatto vivere due settimane di emozioni intense. Come non succedeva da quella mitica Italia-Lituania (maschile) di Atene 2004. Hanno riacceso, dal nulla, interesse e trasporto per il basket femminile, disperso se non sconosciuto nel nostro Paese di calcio e motori, rianimatosi da poco per il tennis. Il risultato sportivo, in sé, è storico per i motivi già citati. Ma, in realtà, non è stato la vera molla scattante. Le nostre ragazze ci hanno conquistato con altro. Riaccendendo quelle emozioni alla base del processo di identificazione. Hanno, in sostanza, ricreato e ricostruito quel senso di appartenenza che sanno trasmettere soltanto i grandi sport di squadra. Come fatto, la scorsa estate, dall'Italvolley femminile a Parigi 2024.
Perché, diciamoci la verità. L'Italia non ci ha calamitato per la bellezza del suo gioco. L'Italia non è il Belgio. Anzi, lo starting-five del Belgio, con giocatrici di qualità, cresciute assieme, e ormai abituate a stare assieme - e vincere - da anni. L'Italia ci ha attirato per i suoi intangibles. Per tutto ciò che ha saputo esprimere a livello di compattezza di gruppo, base imprescindibile di ogni sport di squadra. È questo che ci ha fagocitato, che ci ha emozionato, che ci ha permesso di immedesimarci e identificarci in loro.
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L'esultanza del quintetto dell'Italia dopo un canestro di Cecilia Zandalasini, Italia-Francia, Europei Donne

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L'aspetto prettamente emotivo, che nello sport - e nel basket - femminile ha peso e valenza molto diversa dalla controparte maschile, ci ha fatto sentire parte di quella squadra. La base di tutto? La forza difensiva su cui l'Italia ha coniato la sua medaglia di bronzo. Lì, in quella metacampo dove si vive soltanto di sofferenza e collaborazione, immagine per eccellenza del gruppo-squadra. Ma anche fondamento di base della cultura sportiva italiana, retaggio atavico del passato ma sempre applicabile al basket (e allo sport) moderno. Amiamo le squadre che lottano, che sudano, che sputano sangue, che dimostrano unità d'intenti. È insito nel nostro DNA. Ed è stato il mattone di base del filamento di questa Italbasket rosa.
Siamo sempre al fianco delle squadre che combattono e soffrono. Così come siamo al fianco delle squadre in grado di farci emozionare durante la partita. Non basta soltanto aver scritto "Italia" sul petto. Ma bisogna essere in grado di coinvolgere pubblico, appassionati e tifosi. L'Italia l'ha fatto, vincendo partite contro pronostico, pescando jolly dalla panchina in ogni gara, trasformando ogni match in un'altalena emozionale.
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Cecilia Zandalasini carica le Azzurre durante la semifinale di Eurobasket 2025 tra Italia e Belgio

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Certo, è facile sgranare gli occhi di fronte a Cecilia Zandalasini. Lo farebbe anche un neofita, alla prima partita vista in vita sua. Ma questa Italia è andata oltre. Ci ha coinvolto con quelle vampate in cui, a turno, tutte sono state protagoniste a sorpresa in uno o più momenti cruciali. Pensiamo a Stefania Trimboli (10) contro la Serbia. A Francesca Pasa (15 in 14') contro la Slovenia. Alla monumentale Lorela Cubaj (16) dell'overtime contro la Turchia. Alla scintilla accesa da Martina Fassina (11) nella rimonta sfiorata col Belgio dopo quattro partite trascorse a congelare in panchina. Alle fiammate di Sara Madera e Costanza Verona (11) contro la Francia.
E non solo. L'Italia ci ha fatto vivere ogni partita in costante fibrillazione atriale. Le prime tre gare di Bologna hanno seguito la stessa, stranissima, costante. Un primo tempo champagne, una sofferenza atroce per le rimonte subite dopo l'intervallo lungo, una nuova esplosione di gioia nei break finali, che ci hanno reso ancor più vivi e partecipi delle vittorie. La rimonta e l'overtime con la Turchia, deciso da quei post-up d'altri tempi di Cubaj, sono andati oltre. Toccando un livello che pensavamo massimo, sbagliando. Perché sarebbe poi arrivato quel pazzesco 17-0 contro il Belgio, spentosi soltanto sul ferro scheggiato da Verona all'ultimo secondo. Fino alla distruzione sistematica della Francia nella finale per il terzo posto, con quel 13-2 degli 8 minuti finali impensabile anche per qualsiasi sceneggiatore hollywoodiano.
Il bronzo è un risultato e un premio epico. Ma minuscolo di fronte al riconoscimento più grande. Essere tornati finalmente ad avere un'Italia coinvolgente, emozionante, che resterà indelebile nei ricordi di questa generazione.

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