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Un'Olimpia Milano malata: il fallimento in Coppa Italia è lo specchio della stagione

Daniele Fantini

Pubblicato 19/02/2024 alle 15:04 GMT+1

BASKET, COPPA ITALIA - Malessere, nervosismo diffuso, squadra mal costruita e assemblata. Il mix di negatività che sta avvolgendo l'EA7 Emporio Armani Milano dall'inizio della stagione è esploso in tutta la sua forza nella finale di Coppa Italia persa contro Napoli. E ora, anche la vittoria dello scudetto potrebbe non bastare per evitare un'annata fallimentare.

Shields chiama, Pullen risponde: finale stellare tra Milano e Napoli

«Abbiamo fallito». Il mea culpa di Ettore Messina chiude una delle analisi più dure, crude e lucide dell'anno. Perché fallimentare è il termine più corretto per descrivere una stagione in cui, scollinata ormai la metà di febbraio, Milano si ritrova ad aver perso i primi due titoli, soltanto terza in campionato (ma era nona dopo le prime dieci gare) e lontana dalla soglia del play-in in Eurolega. Non si tratta di pessimismo, né di negatività diffusa. Ma di una dolorosa verità.
Al quinto anno in biancorosso, Messina sta vivendo e gestendo la sua stagione peggiore. In un calo continuo, sinistro e preoccupante, dopo le Final Four del 2021 di Colonia. Lì, dove la squadra aveva toccato il suo apice, andando a un tiro dall'eliminare il Barcellona e qualificarsi alla finale. Sono soltanto due i reduci di quel gruppo. Kyle Hines, ormai alla sua probabile last-dance. E Shavon Shields, l'unico giocatore su cui la Milano di Messina è riuscita a investire in un'ottica di lungo periodo, trasformandolo in una star di Eurolega e pilastro della squadra. Ma, a questo punto, la domanda sorge spontanea. Ponderando il peso di due scudetti vinti contro l'unica rivale plausibile del campionato, che cosa ha costruito l'Olimpia di Messina dal 2021 a oggi?
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Coach Ettore Messina pensieroso durante la finale di Coppa Italia 2024 tra EA7 Emporio Armani Milano e GeVi Napoli

Credit Foto Ciamillo-Castoria

La squadra gioca male? È senza identità? Sì. No. Boh. Forse. Probabilmente non esiste una risposta precisa. E, se non la trova nemmeno Messina ("C'è qualcosa di sconnesso, sarebbe bello capire cosa"), che vive a contatto con il gruppo giorno e notte, è difficile/impossibile delegare il compito a noi osservatori esterni. Quello che trapela, sin dalle prime partite, è un sentore di dubbio, incertezza e nervosismo diffusi. Un mix di fattori con carica negativa, ora in calo grazie agli accenni di consolidamento del gruppo delle ultime settimane, ma sempre pronto a emergere nei momenti di maggior difficoltà. Quindi deriva una seconda domanda, forse più incisiva.
La squadra gioca con malessere? Sì. La risposta, qui, è una sola. Un malessere esteso, figlio di situazioni diverse. Dell'enorme pressione, imposta da pubblico e allenatore. Della paura, anzi, del terrore di sbagliare. Della necessità, derivante da un mix di sistema e infortuni, di giocare fuori-ruolo. Della frustrazione del gruppo italiano e dei cosiddetti "comprimari" per il minutaggio scarso (o inesistente, in Europa). Della difficoltà di adattamento nell'affrontare due competizioni lontane anni luce come campionato ed Eurolega. Che impongono, per regolamento e necessità, la creazione e la gestione di due squadre in una. E qui nasce un'ulteriore domanda.
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Un time-out di coach Ettore Messina durante la finale di Coppa Italia 2024 tra EA7 Emporio Armani Milano e GeVi Napoli

Credit Foto Getty Images

La squadra è costruita male? Messina sta sbagliando nel doppio ruolo di coach e POBO? La questione è complessa. E richiede una doppia considerazione. Probabilmente sì, la squadra è stata costruita male in partenza. Considerando l'assenza di Nikola Mirotic, aggiunto soltanto a mercato chiuso, con ingolfamento del front-court e necessità di ridisegnare gerarchie e sistema di gioco. E la conferma in regia di Kevin Pangos, poi accantonato dopo una manciata di partite nella figura - molto lontana dal vero - di capro espiatorio. Ed è ancora mal assemblata. Visto che l'aggiunta di Shabazz Napier non si è rivelata salvifica come nella passata stagione e che i problemi di atletismo nel front-court e di brillantezza sul perimetro sono ancora palesi.
Sul Messina POBO il discorso è più ampio. Archiviata la stagione della Final Four e consolidata squadra e società, c'è stato un passaggio netto e improvviso dalla costruzione alla gestione. Milano non sta più lavorando per investire, sviluppare, valorizzare e costruire. Ma per provare a vincere subito o a restare sempre molto competitiva. Aggiungendo giocatori già fatti, pronti, esperti, vissuti. E inserendoli in un sistema molto stringente, tra i più limitanti nel panorama europeo. Dove la fatica e i problemi di ambientamento e adattamento sono evidenti. Con annessa e derivante necessità di ampi cambiamenti al termine di ogni stagione, e un lungo elenco di giocatori cestinati perché poco performanti rispetto alle attese.
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L'huddle dei giocatori dell'EA7 Emporio Armani Milano attorno a coach Ettore Messina prima della semifinale di Coppa Italia 2024 contro l'Umana Reyer Venezia

Credit Foto Ciamillo-Castoria

Ora, perse Supercoppa e Coppa Italia, e con una rimonta difficilissima verso i playoff di Eurolega all'orizzonte, a Milano resta solo un modo per salvare il salvabile. Vincere lo scudetto a giugno, magari evitando di incrociare la Virtus in semifinale (cosa che avverrebbe con la classifica attuale). Ma, anche qui, uno scudetto contro l'unica vera rivale - che peraltro ha già vinto la Supercoppa e sta performando meglio sia in campionato che soprattutto in Eurolega - vale l'investimento, quasi a fondo perduto, di uno dei budget più consistenti del panorama europeo? Giorgio Armani e Pantaleo Dell'Orco hanno già dato il benestare della società, con conferma del coach fino al 2026. L'ambiente che mastica pallacanestro, invece, ha idee diverse.
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Highlights: Olimpia Milano-Napoli 72-77

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