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Marco Belinelli: il primo (e unico) azzurro a vincere in NBA

Daniele Fantini

Pubblicato 25/03/2019 alle 13:09 GMT+1

In occasione del 33° compleanno di Marco Belinelli, riviviamo le tappe principali della sua avventura NBA: dagli inizi difficili con Golden State e Toronto, alla maturazione a New Orleans fino all’esplosione a San Antonio, con la vittoria dell’anello e del Three Point Contest. Ma Beli non si è fermato lì, diventando il ritratto perfetto dello specialista NBA, desiderato da ogni squadra.

Marco Belinelli of the San Antonio Spurs poses for a portrait with the Larry O'Brien Trophy after defeating the Miami Heat in Game Five of the 2014 NBA Finals on June 15, 2014 at AT&T Center in San Antonio, Texas

Credit Foto Getty Images

È uno dei migliori tiratori che abbia mai visto. La cosa incredibile è che può tirare sia in movimento che da fermo con la stessa percentuale [Chris Paul]
Il pioniere fu Vincenzo Esposito, il primo italiano a giocare in NBA. Ma servirono poi altri 18 anni per vedere il primo (e finora unico) italiano vincere nella Lega migliore del mondo.
La storia di Marco Belinelli è un lungo mix di emozioni contrastanti con un finale fiabesco: sbarcato in NBA nel 2007 con una scelta abbastanza alta (la #18), l'azzurro deve soffrire per quattro anni prima di riuscire a ottenere il rispetto di fronte a campioni che non regalano niente a nessuno. Troppo difficile il rapporto con lo staff dei Golden State Warriors, presto precipitato il sogno di una combo tutta italiana con Andrea Bargnani ai Toronto Raptors, Belinelli "diventa uomo" ai New Orleans Hornets in una stagione (2010-11) puramente interlocutoria, cominciata in amministrazione controllata e senza alcuna pretesa dopo il veto posto alla trade di Chris Paul con i Los Angeles Lakers. Eppure, con Chris Paul, Trevor Ariza, David West ed Emeka Okafor, quella squadra ha un potenziale discreto, e uno slot da riempire proprio nel ruolo di guardia titolare: serve un tiratore scelto, capace di essere sempre pronto sugli scarichi di Chris Paul. E quello di Marco Belinelli è il ritratto perfetto.
Al fianco di CP3, Belinelli esplode: chiude a 10.5 punti di media con il 41.4% dall'arco, percentuale che lo colloca tra i venti migliori tiratori della Lega e che fa drizzare le orecchie prima ai Chicago Bulls, ancora competitivi negli ultimi momenti di Derrick Rose, e poi ai San Antonio Spurs di Gregg Popovich, la miglior investitura possibile nel panorama NBA.
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Marco Belinelli, è l'unico italiano ad aver vinto un titolo NBA con San Antonio Spurs nel 2014

Credit Foto LaPresse

San Antonio Spurs: il doppio trionfo

Quegli Spurs sono avviati sul viale del tramonto ma hanno ancora un'ultima cartuccia da sparare prima di assistere alla dolorosa dissoluzione del trio Parker-Ginobili-Duncan: serve un giocatore esperto, di sistema, di grande intelligenza tattica e cestistica, maestro delle spaziature, letale dall'arco. Ed eccolo qui, ancora una volta, spuntare il profilo perfetto di Marco Belinelli. Nel ruolo di sesto uomo di lusso (ma anche 25 gare di titolare), il Beli segna 11.4 punti di media con un impressionante 43.0% dall'arco, numeri buoni per eleggerlo quinto miglior tiratore della NBA e per trascinarlo alla vittoria del Three Point Contest all'All Star Game. Macchina perfetta, con ogni ingranaggio al posto giusto, gli Spurs vincono l'ultimo anello dell'era Popovich sotterrando 4-1 i Miami Heat di LeBron James, Dwyane Wade e Chris Bosh, e vendicando la sconfitta dell'anno precedente in gara-7.
Alla fine ho vinto. È bello aver fatto qualcosa di importante anche per l'Italia [Marco Belinelli]
Il trofeo di miglior tiratore da tre punti in una mano, l'anello di campione NBA nell'altra, un doppio trionfo storico arrivato nel giro di quattro mesi e seguito dall'investitura di Barack Obama, tifosissimo dei Bulls, durante la tradizionale visita alla Casa Bianca: "Ci manchi a Chicago".

L'eredità: il perfetto giocatore moderno

Sono il primo italiano ad aver vinto, ma non ci ho mai dato peso. Voglio fare di più, diventare un giocatore migliore, non fermarmi qui [Marco Belinelli]
La consacrazione ricevuta con i San Antonio Spurs lega Belinelli a doppio filo con la franchigia del Texas: Marco esplora le possibilità che ora gli si aprono davanti, numerose, accumulando esperienze tra Sacramento, Charlotte, Atlanta e Philadelphia, per poi tornare all'ovile, dal vecchio Maestro Popovich, ultima bandiera di quei San Antonio Spurs "franchigia-modello" degli anni 2000. Nel mezzo, Belinelli si trasforma ancora, affinando i fondamentali, le letture e tutto quel bagaglio già molto ricco di intangibles che lo rendono il perfetto prototipo del giocatore moderno: un tiratore specialista, capace di allargare il campo leggendo e occupando gli spazi come pochi nel suo ruolo, sempre pronto ed efficace sugli scarichi ma anche in grado di costruirsi un tiro uscendo dai blocchi, con tempi di esecuzione rapidissimi e in situazioni di equilibrio precario.
L'anno scorso, a Philadelphia, Brett Brown lo vuole come pedina mancante nello scacchiere dei playoff: il Beli risponde in maniera splendida, regalandosi 28 partite a 13.6 punti di media con il 49.5% dal campo, mai così efficace in carriera e mai tanto rimpianto dopo la scelta di ritornare in Texas.
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