Finals Preview, Denver Nuggets-Miami Heat: Jokic-Butler e Malone-Spoelstra, il duello a distanza tra campo e panchina
Pubblicato 31/05/2023 alle 23:31 GMT+2
NBA - Nella notte tra giovedì e venerdì scattano le Finals 2023 tra Denver Nuggets e Miami Heat. Interessanti sono i duelli a distanza: tra le due stelle, Nikola Jokic e Jimmy Butler, entrati nella Lega non proprio dalla porta principale ma personaggi molto diversi, e tra i due coach, Mike Malone e Erik Spoelstra, il primo debuttante alle finali, il secondo al sesto appuntamento col titolo.
Nikola Jokic contro Jimmy Butler in un recente Nuggets-Heat
Credit Foto Getty Images
Denver Nuggets contro Miami Heat, non le Finals NBA 2023 che in tanti avevano previsto. O meglio, i Nuggets hanno scacciato i dubbi ma erano comunque la testa di serie numero 1 a Ovest e di certo una contender; certo non lo erano gli Heat, entrati nel tabellone dei playoff dopo aver perso anche la gara d'esordio al Play-In con Atlanta, ma poi sono stati un rullo compressore, abbattendo nell'ordine Milwaukee, New York e per ultima Boston, cui non è bastata la rimonta da 0-3 a 3-3.
E' solo la seconda finale di sempre tra una #1 e una #8: l'altro precedente è del 1999, quando i San Antonio Spurs di Tim Duncan, David Robinson e coach Gregg Popovich, primi ad Ovest, superarono 4-1 i New York Knicks di Jeff Van Gundy e dei vari Latrell Sprewell, Allan Houston e Larry Johnson. Il pronostico sembra chiuso a favore di Denver ma i Nuggets sono alla prima finale della propria storia mentre Miami conosce la situazione e l'arrivare da assoluta underdog non può che gasarla ulteriormente.
Le stelle: Nikola Jokic e Jimmy Butler
Quando si pensa a delle star NBA, si pensa a LeBron, a Curry, a Durant, a Tatum, a Lillard, a Giannis, a Doncic. Poi, dopo, arrivano Nikola Jokic e Jimmy Butler, due straordinari giocatori che non sempre hanno avuto i riflettori che meritavano. Ovviamente il Joker è esploso nelle ultime stagioni con prestazioni fragorose, triple doppie in serie e due premi di MVP (ha sfiorato il terzo quest'anno), Jimmy è diventato il simbolo della Heat Culture, quel giocatore leader, maschio alfa, capace di trascinare un gruppo non di incredibile talento a traguardi non previsti grazie a fame, tenacia e voglia di andare sempre oltre i propri limiti.
Jokic e Butler hanno anche in comune il fatto di non essere entrati in NBA dalla porta principale: Jimmy, 34 anni a settembre, è stato scelto con la 30 assoluta del Draft 2011 dai Chicago Bulls dopo 3 anni a Marquette University (quella di Dwyane Wade), mentre il Joker addirittura più in basso, alla 41 del Draft 2014 dai Denver Nuggets, con cui poi ha firmato un anno dopo, dal 2015, una volta terminata l'esperienza in patria col Mega Vizura (club controllato dal potente agente Misko Raznatovic che ancora oggi lo rappresenta).
Entrambi smaniano per vincere il loro primo titolo e per chiudere un percorso iniziato da lontano. Da Sombor, un paesino in Serbia dove ancora oggi la famiglia Jokic gestisce un maneggio e alleva cavalli da competizione, per quanto riguarda Nikola; invece dal Texas per Butler, lui che da adolescente è stato cacciato di casa dalla madre biologica, ha fatto anche il senzatetto, ha dormito per settimane presso svariati amici, e poi è stato accolto dalla famiglia Leslie, che lo ha adottato e gli ha permesso di andare al college. Una storia da film Disney!
Anche fuori dal campo sono abbastanza diversi: Jokic è tutto "casa e bottega", sta con la famiglia e i fratelli, e quando torna in Serbia si dedica alla sua grande passione, i cavalli appunto (visto nelle scorse estati anche in Italia per gare e maneggi). Butler invece è molto più "vivo": le passioni per i viaggi e per la moda, adora il caffè e ha fondato un marchio "Big Face Coffee" (lo vende a 20 dollari a tazza, ndr), ha amici famosi come l'attore Mark Wahlberg, la cantante Selena Gomez e la tennista Coco Gauff, e di recente si è pure mormorato di una love story con Shakira.
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Jimmy Butler: "Non siamo ancora soddisfatti, vogliamo il titolo"
Video credit: Eurosport
Gli allenatori: Mike Malone e Erik Spoelstra
Visto dove hanno portato le rispettive squadre, Mike Malone e Erik Spoelstra si possono considerare i migliori coach di questa stagione, ma sono certamente anche tra i primi nell'immaginario attuale degli ambienti NBA. Malone si presenta a questa finale da debuttante assoluto pur se all'ottava stagione ai Nuggets, le ultime cinque ai playoff, e sembra aver spazzato via anche gli ultimi dubbi che lo circondavano. Spoelstra invece arriva alla sesta finale, quarto di sempre dopo tre "santoni" come Phil Jackson, Red Auerbach e Pat Riley, il suo capo, e ha vinto 2 titoli delle precedenti 5, tutte guidando lo squadrone con LeBron, Wade e Bosh, senza dimenticare che comanda gli Heat dal 2008.
Palmarès differente e anche percorso di carriera differente. Malone è figlio d'arte, di quel Brendan che ha allenato tra il 1967 e il 2016, e ha vinto due titoli coi Pistons nel 1989 e 1990 al fianco di Chuck Daly: ha iniziato a fare il coach nel 1994, dal 2001 al 2013 ha fatto l'assistente in NBA, poi l'esordio da capo a Sacramento, l'esonero all'inizio della seconda stagione, e dal 2015 è in Colorado. La sua particolarità è che nel suo staff ci sono altri due figli d'arte: David Adelman, figlio di Rick che ha guidato i Kings a inizio anni 2000, e Ryan Saunders, figlio di quel Flip che ha allenato tra le altre Detroit e Minnesota, e che è scomparso nel 2015 a causa del cancro.
Erik Spoelstra invece ha un background molto vario. Suo padre Jon, di origini irlandesi-olandesi, è stato dirigente NBA, mentre la madre Elisa è delle Filippine, e da lei derivano i tratti asiatici di Erik. E' cresciuto a Portland, ha fatto lì l'università, si è laureato, ha lavorato in un magazzino Nike, e poi ha avviato la sua carriera in Germania come allenatore-giocatore tra il 1993 e il 1995 al TuS Herten. Tornato negli USA, accetta di lavorare per i Miami Heat come video-cordinator (addetto ai filmati delle partite): da lì è partita la scalata, è diventato assistente, scout, addetto allo sviluppo dei giocatori, tra cui Dwyane Wade, ha vinto il titolo 2006 da vice di Pat Riley, e dal 2008 ne ha preso il posto come ideale successore. Il resto è storia anche se non tutto è stato facile: fondamentale proprio la presenza di Riley, sempre a difenderlo e a proteggerlo. E ha avuto ragione. Il legame con gli Heat va anche oltre il campo: infatti Spoelstra è sposato dal 2016 con Nikki Sapp, ex ballerina proprio degli Heat.
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Butler: "Non so se sono la persona giusta da provocare..."
Video credit: Eurosport
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