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Venezia e Trento: programmazione, italiani inseriti e due coach radicati nell'ambiente

Marco Barzizza

Aggiornato 07/06/2017 alle 22:21 GMT+2

Segreti, nemmeno troppo nascosti, delle due società che da sabato 10 si giocheranno lo scudetto. La forza sta nei coach e nel tutelare le proprie scelte, di mercato e gestione.

Trento Venezia

Credit Foto LaPresse

Venezia e Trento, le facce inattese e “nuove” della finale scudetto. A inizio stagione e nel corso della stessa le due squadre che da sabato 10 si contenderanno il titolo italiano non erano tra le principali candidate a succedere a Milano, considerata sostanzialmente imbattibile in campo italiano seguita da Avellino, che con investimenti estivi e in corso d’opera (vedi Logan) pareva la prima reale antagonista dell’Olimpia.
Invece, come nelle migliori favole a lieto fine, l’ultimo capitolo del campionato 2016/17 lo scriveranno la seconda classificata della regular season (Venezia) e la Cenerentola Trento, arrivata al ballo di fine anno spinta da una forza interiore tipica degli “underdog” (sfavoriti), e da una serie di semifinale contro la favoritissima Milano già di per sé memorabile. Venezia e Trento, di nuovo a confronto come 11 anni fa, quando in palio c’era la promozione in B d’Eccellenza e sulla panchina della ex Bitumcalor già Maurizio Buscaglia, unico punto in comune tra quella e questa finale.
Reyer e Aquila sono la faccia positiva della pallacanestro italiana, quella che, con merito e fortuna – ma anche tante sfortune come gli infortuni gravi di Baldi Rossi e Marble che hanno lasciato la Dolomiti Energia senza due giocatori importanti -, ha costruito e raggiunto un obiettivo che, se per una era “programmato”, per l’altra è stata un sogno fin dall’arrivo ai playoff, dopo un girone d’andata da 6 vittorie in 15 partite giocate.
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Maurizio Buscaglia, Trento

Credit Foto LaPresse

Venezia e De Raffaele

Costruita la squadra già a metà luglio grazie a una società solida che può permettersi investimenti ma che non strafà, la Reyer ha messo insieme un gruppo di giocatori che mixa gioventù a esperienza internazionale, richiamando in corso d’opera due potenziali crack come Stone e Batista. Il tutto affidato alla guida tecnica di chi vive il mondo veneziano dal 2011, Walter De Raffaele: per cinque anni da vice a studiare e fare esperienza diventando tutt’uno con canali e gondole, ora alla vigilia di un momento che potrebbe consacrarlo nell’albo dei campioni d’Italia. Perché si, la sua Venezia è favorita.

Trento e Buscaglia

La storia di Buscaglia e della Dolomiti Energia è ancora più incredibile. Dopo la prima avventura di 4 anni tra 2003 e 2007 e due parentesi (di un anno ciascuno), tra Mestre e Perugia, la scalata del coach barese ha portato sé e la squadra, dal 2010 ad oggi, a salire dalla terza serie alla prima, passando per la semifinale di Eurocup dell’anno passato fino a quella scudetto quest’anno. Un tutt’uno anch’esso con l’ambiente e la società, che in quanto a programmazione va annoverata sicuramente tra i migliori club italiani. Dopo una prima parte di stagione, come detto, da media classifica, con gli innesti di Sutton e successivamente di Shields, l’Aquila ha preso il volo e, risultati alla mano, è stata la miglior squadra del campionato nel girone di ritorno; chiudendo al 4° posto, regolando 3-0 la Dinamo Sassari nei quarti di finale e sorprendendo l’Olimpia Milano 4-1 in semi.
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Stefano Tonut Reyer Venezia

Credit Foto LaPresse

Ora arriva il bello, per l’una e per l’altra: per la favorita che ha lavorato al fine di raggiungere questo obiettivo e per la sorpresa, ormai punto fermo della pallacanestro italiana. Società che hanno tenuto fede alle scelte fatte in sede di costruzione e che lavorano bene sui settori giovanili, avendo in due italiani come Tonut e Flaccadori non dei gregari bensì elementi chiave del roster. Dimostrazione di come la lungimiranza e la voglia di non mollare i propri talenti, anche quando fisiologicamente o per infortuni sembrano stentare, a volte paghi.
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