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David Moss, dal campo alla panchina: quando il leader ti allena

Giulia Cicchinè

Aggiornato 19/03/2024 alle 13:52 GMT+1

BASKET, SERIE A - Vedere David Moss non in divisa da giocatore fa un certo effetto, eppure come dice lui, non ha mai lasciato il campo. Oggi lavora per far migliorare quelli che fino a qualche mese fa erano suoi compagni di squadra, è Player Development Coach a Brescia e vuole continuare a fare questo, al fianco di Alessandro Magro. David Moss si racconta in esclusiva a Basket Zone.

David Moss a Basket Zone: "Sì, Brescia può vincere lo Scudetto"

David Moss è stato uno dei giocatori più forti mai transitati nel campionato italiano. Talmente forte da essere più volte campione d’Italia nel corso della sua carriera con Siena e Milano e di togliersi lo sfizio di vincere una Coppa Italia nel suo ultimo anno da giocatore, e da capitano, a Brescia. Oggi David Moss “veste” ancora la maglia della Germani ma lo fa con un altro ruolo, quello di Player Development Coach, aiutando i suoi ormai ex compagni di squadra, a crescere e migliorare.
“Il ruolo di Player Development Coach è quello di prendere giovani, veterani e non e lavorare sulle loro skills: se uno è già bravo con la mano destra, noi lavoriamo sulla sinistra. Cresciamo durante la stagione anche se uno pensa di essere già completo. L’ho imparato sulla mia pelle, non dimentichiamoci le basi. Se non si fa il lavoro giusto nei fondamentali, non si va avanti. Ah, devo dire che oggi le giornate di lavoro sono più lunghe di quando giocavo.”

Com’è nata questa possibilità?

“Negli ultimi 5 anni della mia carriera, nel contratto c’è sempre stato scritto che c’era un ruolo per me in quella società alla fine del mio percorso da giocatore. La decisione alla fine è sempre stata mia. Mi hanno chiesto in che ruolo avrei voluto aiutare di più la squadra, anche come ambassador ma io volevo essere d’aiuto in campo quindi ho scelto così. Ne ho parlato anche con Coach Magro, lui era aperto alla possibilità di avermi accanto a lui, e mi sono detto che comunque mi piaceva lavorare con questi giocatori che conosco già, quindi eccomi”.

Da giocatore, compagno di squadra, a allenatore. Quanto è stato difficile cambiare ruolo?

“Magari per i giocatori è stato strano, per me meno. Adesso metto anche gli occhiali, così si capisce che ho cambiato ruolo. Mi ha aiutato tanto essere capitano negli ultimi 10 anni della mia carriera, non solo stato l’esempio ma ho anche dovuto imparare ad alzare la voce nel momento del bisogno. Mi ha anche aiutato molto anche mio figlio. Lui mi ha insegnato ad avere pazienza”.

L’exploit di Brescia in Coppa Italia nel 2023: com’è stato vincere quella competizione?

“Nel 2023 abbiamo avuto tantissimi infortuni, per quasi 5 mesi abbiamo avuto un roster in continuo aggiornamento. Alle Final Eight eravamo senza Cobbins e Caupain ma in questi casi bisogna trovare altre motivazioni per fare qualcosa. Abbiamo avuto fede nel nostro lavoro, abbiamo creduto nella squadra perché già avevamo vissuto alti e bassi all’inizio di stagione. Non avevamo niente da perdere. Quest’anno invece abbiamo perso una grande opportunità e spero che questo porti ancora motivazione a questa Brescia”.

Moss giocava a Milano, dall’Eurolega è sceso però in A2 e la sua strada si è incrociata con Brescia. Com’è successo?

“Questa è una storia di cui non parlo volentieri. Dopo Milano, nel 2016, io pensavo di essere un giocatore da Eurolega, ho dimostrato di esserlo. venire a Brescia, in A2, era un grande salto. Milano, con tutto rispetto, mi ha tratto molto male, mi avevano dato la loro parola che mi avrebbero tenuto. Sono passati dei mesi, siamo arrivati a luglio e non avevo ricevuto nessuna chiamata da Milano e ho rifiutato offerte da squadre di Eurolega. E cos’è successo? Milano ha buttato via Banchi, hanno mandato via dirigenti, hanno preso Repesa e mi hanno detto che col cambio del coach ne avremmo parlato. E la risposta di Repesa, a settembre era che David Moss non era più a roster. Ho aspettato fino a dicembre, perché magari le squadre di Eurolega hanno bisogno di innesti a stagione in corso. Mi ha chiamato solo il Khimki Mosca e mi hanno chiesto di vedermi per controllare la mia forma… su FaceTime. Non mi hanno più richiamato. Arriviamo a febbraio e ovviamente non avrei trovato una squadra da Eurolega, mi viene proposta Brescia in A2 ma rifiuto. A Marzo ho capito che avrei dovuto giocare e quindi accetto Brescia, e abbiamo vinto il campionato”.

Perché Brescia è speciale?

“Tanti giocatori americani non pensano di rimanere in un posto per più di due anni, io ho sempre voluto un po’ di stabilità. Un anno capisci chi sei, il secondo anno sai chi sei e dove si può andare di squadra, il terzo ti rilassi. Devi stare perché andare via, anche a cercare i soldi da altre parti, è difficilissimo. Perché Siena ha funzionato? Perché il nucleo è sempre stato quello. Perché Milano ha sbagliato quando c’ero io? Primo anno incredibile con lo scudetto, poi hanno cambiato 5 giocatori e lì devi ricominciare e il lavoro fatto l’anno prima è quasi buttato. Qui a Brescia c’è un clima speciale creato da Alessandro Magro”.
David Moss si racconta in esclusiva a Basket Zone. L’intervista completa su Discovery Plus e in formato podcast in tutte le principali piattaforme.
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