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Picchiano il compagno di squadra rifugiato: i giocatori del Deinster si tingono i volti di nero

Stefano Fonsato

Aggiornato 20/04/2016 alle 10:03 GMT+2

La solidarietà della società dilettantistca tedesca dell'Sv Deinster, che dopo il drammatico episodio riguardante il sudanese Emad Babiker, picchiato e insultato per motivi razziali, ha ritoccato con photoshop la foto di gruppo stagionale, diventata virale su facebook. Il ragazzo: "In Germania sono felice come mai prima d'ora. Vado a scuola, faccio il muratore e scherzo coi vecchi del paese".

Deinster SV

Credit Foto Twitter

Respect. Questa parola la si legge ovunque, dai cartelloni pubblicitari a bordo campo alle patch sulle maniche delle magliette da gioco, e riassume - nella sua sintesi più estrema - la campagna antirazzismo lanciata anni fa da Uefa e Fifa. Ma in una squadretta di provincia della Bassa Sassonia, in Germania (siamo a Deinste, 2100 anime a 45 chilometri da Amburgo) si è andati oltre la parola, dimostrando con un gesto concreto, cosa significa veramente essere solidali e uniti nei confronti di un compagno di squadra maltrattato. Nella fattispecie, il sudanese Emad Babiker, rifugiato sudanese, muratore di mestiere e calciatore del Deinster SV a tempo perso, preso a insulti e picchiato fuori dalla discoteca in cui si era recato coi compagni di squadra per festeggiare una vittoria in trasferta. La reazione della società? Ritoccare la foto stagionale, scattata a settembre, tingendo di scuro i volti di tutti i suoi componenti e pubblicarla su facebook, in cui è diventata virale.

Tutti neri in foto: solidali con Emad

Ha fatto il giro della Germania e di mezza Europa, la storia, che ha fatto commuovere e riflettere. Emad non è l'unico rifugiato sudanese ad aver subito, quella sera del sabato di Pasqua, le vessazioni omofobe del gruppetto di balordi, che la Polizia ha inoltre certificato pesantemente ubriachi. C'è anche il compagno di squadra Amar Alnoor. Ad aver la peggio, però, è stato il primo, che ha risposto con gentilezza e con voce rotta da tristezza, commozione e gratitudine verso i proprio compagni, a decine di interviste. Tra le quali, quelle della Bbc, a cui ha confidato:
Voglio ringraziare i miei compagni per questo straordinario gesto: sono fortunato ad averli come amici. Io vengo dal Darfur, il posto più povero e tribolato al mondo e qui in Germania mi sento felice come mai prima d'ora: a Deinster vado a scuola, lavoro come muratore, esco con gli amici e ho socializzato con gli anziani del paese, che si sono sempre dimostrati molto gentili con me. Penso sempre alla mia terra e, soprattutto alla mia famiglia ma là non voglio tornare, tanto più che non ho più tracce dei miei cari da quando siamo scappati: mio padre è morto, mentre mia madre, mio fratello e le mie due sorelle, non so dove siano.

Vi ricordate di Omolade al Treviso?

Una vicenda simile, in Italia, si era vissuta ai tempi dell'attaccante nigeriano del Treviso Akeem Omolade, finito anch'egli, ora, per giocare tra i campi di provincia della Promozione siciliana. Allora era il giugno 2001 e, dopo i continui cori razzisti di una frangia della stessa tifoseria veneta, i suoi compagni di squadra si erano presentati - in occasione della partita col Genoa allo stadio "Omobono Tenni" - con i volti dipinti di nero. Fisicamente, non con photoshop.

Respect

Tornando alla vicenda tedesca di pochi giorni fa, le parole che hanno accompagnato la foto "ritoccata" su facebook sono state eloquenti. E confermate da mister Sönke Kreibich: "Il nostro amico e compagno Emad sabato è stato picchiato e insultato per motivi razziali. Questo è molto triste! La violenza nei confronti dei rifugiati è patetica!". Oltre 21mila like per una squadra che milita nelle ultime categorie del calcio locale. E una cassa di risonanza internazionale nonostante non ci siano campioni o interessi economici di mezzo. Questo sì che è "Respect".
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